Teoria

La lunga marcia del trotskismo in Italia: Pietro Tresso (Blasco), comunista rivoluzionario

5 Gennaio 2011

La pubblicazione, nel mese di marzo 2008, del romanzo "Il vento contro" di Stefano Tassinari sulla tragica vicenda umana di Pietro Tresso (Blasco), ci permette di soffermarci, seppur per accenni, sulla biografa politica di questo grande dirigente del marxismo rivoluzionario


Dalla fondazione del PCd’I all’espulsione per trotskismo

Pietro Tresso nasce a Magrè di Schio (Vicenza) il 3 gennaio 1893, il padre operaio tessile presso il Lanificio Rossi. Già all'età di nove anni il giovane Pietro a causa delle ristrettezze economiche familiari è costretto ad interrompere gli studi per dedicarsi al mestiere di apprendista in una sartoria.
Attraverso questa esperienza Pietro Tresso entra in contatto con il movimento operaio dell’alto vicentino, acquisendo una propria coscienza politica classista. A sedici anni contribuisce a fondare il Circolo giovanile socialista nel piccolo paese del vicentino e nel 1911 prende parte alle manifestazioni contro la guerra imperialista in Libia.
Fin dall’inizio della propria militanza si interessa alla situazione sociale delle campagne, così nel 1914 dopo aver partecipato, su richiesta della Federazione Socialista vicentina, ad un corso presso l’Umanitaria di Milano, è inviato a Gravina di Puglia a dirigere il sindacato dei braccianti agricoli. In Puglia collabora al giornale socialista La Conquista di Bari, inoltre partecipa alla lotta antimilitarista contro la guerra. Nel 1915, allo scoppio della prima guerra mondiale, viene richiamato alle armi, finendo in un battaglione di punizione. Nel 1917, assieme ad altri soldati, è accusato di aver distribuito i deliberati della Conferenza Internazionale di Zimmerwald; fortunatamente al processo di Pradamano verrà assolto per insufficienza di prove.
Nel 1919 ritorna a Schio (VI) dove milita nella frazione massimalista del Partito socialista, maggioritaria a Vicenza. In questa città partecipa alla redazione del giornale “El Visentin”, è attivo nel sindacato e, inoltre, dall'ottobre 1920 è eletto consigliere sia del Comune di Magrè che della Provincia di Vicenza. Sul finire del 1920, il giornale El Visentin informa della nascita della frazione comunista a Vicenza, mentre a Schio la sezione socialista aderisce a maggioranza alla frazione comunista.
Nel gennaio del 1921 Pietro Tresso è eletto delegato al Congresso di Livorno e partecipa al primo congresso di fondazione del PCd’I; ritornato a Vicenza lascia la direzione del giornale El Visentin per assumere la direzione del periodico locale La Lotta Comunista. Nello stesso periodo continua la sua battaglia all’interno della CGdL, animando la sinistra sindacale di classe, secondo i deliberati dei primi congressi dell'Internazionale Comunista.
Nel marzo 1921, contro la violenza fascista, sostenuta dal padronato, che dilagava nella provincia, Pietro Tresso sostiene la necessità dell’autodifesa dei lavoratori.
Dopo essere stato costretto ad abbandonare la provincia di Vicenza, si reca a Milano dove partecipa alla redazione del giornale “Il sindacato rosso”.
Nel 1922 dopo aver subito un’aggressione fascista, viene inviato a Berlino con l’incarico di organizzare la solidarietà ai compagni costretti a fuggire dall’Italia fascista; al contempo collabora alla rivista dell’Internazionale Sindacale Rossa.
A Berlino Pietro Tresso incontra Barbara Siedenfeld, che diventerà la compagna di tutta una vita.
Nel settembre 1922 partecipa sia al IV Congresso dell’Internazionale Comunista che al II Congresso dell’Internazionale Sindacale Rossa. Nei suoi interventi sostiene la tattica del fronte unico e il ruolo dirigente del partito nel processo rivoluzionario. In questo periodo, Pietro Tresso inizia una stretta collaborazione con Antonio Gramsci.
Nel novembre 1923 rientra a Milano per dirigere, tra il 1924 e il 1925, il lavoro sindacale del PCd'I, ma subisce due arresti da parte della polizia.
Il Terzo Congresso del PCd’I si tiene nel gennaio 1926 a Lione (Francia). In questo importante congresso le Tesi politiche presentate dalla frazione diretta da Antonio Gramsci ottengono la maggioranza dei delegati, la frazione di Bordiga, contraria ai deliberati del III e IV Congresso dell’Internazionale Comunista (1921-1922), viene messa in minoranza.
Pietro Tresso, Alfonso Leonetti, Paolo Ravazzoli, Gaetana Teresa Recchia si schierano con Gramsci ed entrano negli organismi dirigenti del PCd’I. Pietro Tresso viene nominato membro candidato al Comitato centrale del PCd’I. Nella geografia interna alla maggioranza si colloca a sinistra rispetto alle posizioni sostenute da Togliatti, Greco e Tasca sia sull'analisi del fascismo che sulla natura della rivoluzione italiana.
In quel periodo, con il nome di Blasco, viene incaricato di dirigere l'ufficio tecnico-organizzativo di Roma con il compito di occuparsi dei collegamenti, dei corrieri, del lavoro illegale e della rete clandestina del PCd'I. Dopo che la polizia è riuscita ad individuare il Centro interno, a fine 1926, Pietro Tresso viene eletto nel Comitato centrale e nell'Ufficio Politico con il compito di occuparsi a Parigi dell’Ufficio per l'immigrazione.
L'Internazionale Comunista, dopo la morte di Lenin avvenuta il 21 gennaio 1924, inizia un periodo opportunista di svolte e controsvolte, che ne segneranno i congressi (dal V congresso del 1924 al VII congresso del 1935) fino allo scioglimento nel giugno 1943 per decisione di Stalin.
Negli anni 1928-1929 l’Internazionale avvia la svolta del “terzo periodo”: una svolta le cui tappe saranno segnate dal IX Plenum dell’Esecutivo Internazionale del febbraio 1928, dal VI Congresso del 1928 e infine dal X Plenum dell’Esecutivo Internazionale del luglio 1929.
Il terzo periodo si caratterizza per un metodo di analisi meccanicistico e per una politica burocratica estremista, avventurista e settaria. La teoria del “socialfascismo” -la socialdemocrazia come ala sinistra del fascismo- accompagnerà per una fase la teoria stalinista del “socialismo in un solo paese” e la concezione menscevica della “rivoluzione a tappe”.
Il PCd'I per un certo periodo, fino al X Plenum, esprime una timida resistenza da posizioni buchariniane alla svolta, almeno fino a quando Togliatti non si piegherà completamente al volere di Stalin. Nelle discussioni all'interno degli organismi del PCd'I, l'articolazione politico-organizzativa della svolta è rappresentata dal “Progetto Gallo” redatto da Luigi Longo. A questo progetto quella che sarà la minoranza del PCd'I contrappone il “Progetto Blasco” elaborato da Pietro Tresso.
Nelle riunioni degli organismi dirigenti del PCd'I, svoltisi tra il 28 agosto 1929 e il marzo 1930, Pietro Tresso (Blasco), Alfonso Leonetti (Feroci), Paolo Ravazzoli (Lino), Teresa Recchia, Gigante si troveranno in minoranza nell’Ufficio Politico e nel Comitato centrale. Sarà infine il Comitato centrale del marzo 1930 a disporre misure disciplinari contro la minoranza, misure votate dalla stessa minoranza per evitare di essere espulsa dal partito. Pietro Tresso verrà estromesso dall'Ufficio politico, ma mantenuto nel Comitato centrale del PCd'I. Lo stesso Comitato Centrale del marzo 1930 su proposta di Togliatti decide l'espulsione di Amedeo Bordiga, il quale aveva preso le difese di Leone Trotsky, pur differenziandosi su tutta una serie di questioni di natura teorica dal rivoluzionario sovietico.
Come aveva previsto la minoranza, l'avventurismo del Progetto Gallo si dimostrerà ad appena un mese dalla sua messa in atto, facilitando gli arresti della polizia fascista.
Dopo il Comitato centrale del marzo 1930 Tresso, Leonetti e Ravazzoli cercheranno di comunicare attraverso Alfred Rosmer con Trotsky, dirigente dell'Opposizione di Sinistra Internazionale (OSI), ed iniziano una collaborazione segreta con il giornale trotskista francese La Veritè.
Il Comitato centrale del PCd’I del 9 giugno del 1930, dopo un duro confronto, espelle Tresso, Leonetti e Ravazzoli dal partito per trotskismo.
La riposta di Tresso, unico dei tre a fare ancora parte del Comitato centrale dopo le sanzioni disciplinari del marzo 1930 è conseguente: “Ho detto che avrei lottato per le mie posizioni nel Comitato centrale se il Partito me lo permetteva, fuori dal Comitato centrale se il partito vuole così. Ora aggiungo che sono disposto a lottare per esse fuori dal Partito”. Il gruppo oltre ai tre comprende anche Maria Teresa Recchia e Mario Bavassano.


Pietro Tresso e l’origine del trotskismo in Italia

Il 6 aprile 1930 la sezione francese della Opposizione di Sinistra Internazionale (OSI) aveva convocato a Parigi una Conferenza Preliminare Internazionale con l’obiettivo di centralizzare l’attività internazionale ed elaborare una piattaforma comune.
Nello stesso periodo gli oppositori italiani entrano in contatto con l’OSI: Alfred Rosmer li aveva messi in contatto con Pierre Naville, appena eletto dalla Conferenza Internazionale alla direzione del Segretariato Internazionale dell’OSI.
Pietro Tresso riceve l’incarico di redigere un rapporto da inviare a Trotsky che dal 1929 è in esilio a Prinkipo (Turchia). Il documento viene trasmesso il 5 maggio 1930 ed informa Trotsky sul dibattito avvenuto all'interno degli organismi del PCd'I, sugli effetti della crisi capitalistica in Italia, sul fascismo, sulla socialdemocrazia, sulle prospettive della rivoluzione italiana, ma soprattutto sulla volontà del gruppo di aderire all’OSI come Nuova Opposizione Italiana (NOI). La risposta di Trotsky non si fa attendere, essa apre all'integrazione della sinistra italiana nell'Opposizione internazionale. In quegli anni L’OSI si considera una frazione dell’Internazionale comunista intenta a lottare per il ripristino del leninismo contro la burocrazia staliniana e la destra di Bucharin.
In quel periodo tutti i membri della NOI sono immigrati in Francia, dove collaborano con La Veritè, giornale della sezione trotskista francese; inoltre scrivono sul bollettino della CGdL, Battaglie sindacali, e sul Bollettino dell’Opposizione Comunista Italiana, di cui usciranno 16 numeri dal 10 aprile 1931 al 15 giugno 1933.
In Francia subito dopo la Conferenza Preliminare dell’OSI nell’aprile del 1930 viene fondata la sezione francese, la Ligue Communiste. Nella Ligue Communiste si scontrano due fazioni, una diretta da Pierre Naville e l’altra da Raymond Molinier, quest’ultima sostenuta da Trotsky. Le due tendenze hanno sviluppato una diversa impostazione sul terreno della politica sindacale. I membri del Comitato Direttivo della NOI, Tresso, Leonetti, Ravazzoli, Bavassano, aderiscono alla Ligue Communiste, come gruppo di lingua italiana. Nel dibattito interno alla Ligue Pietro Tresso sostiene la frazione di Molinier, mentre Leonetti, Ravazzoli e Bavassano quella di Naville.
Agli inizi del 1931 la frazione di Raymond Molinier e Pierre Frank conquista la maggioranza nella Ligue Communiste e nel gennaio 1931 Tresso e Bavassano vengono eletti nella Commissione Esecutiva. La NOI, una volta che la frazione di Naville ha perso la maggioranza, chiede una completa autonomia come sezione italiana nell’ambito della OSI, richiesta a cui si oppone Pietro Tresso, riconoscendo una certa autonomia soltanto ai compagni destinati al gruppo di lavoro italiano. Nell’ottobre del 1931 Pietro Tresso viene riconfermato membro della Commissione Esecutiva dalla Conferenza Nazionale della Ligue Communiste. Pietro Tresso pur continuando a fare parte della NOI da quel momento si dedicherà al movimento rivoluzionario francese ricoprendo incarichi per circa dodici anni negli organismi dirigenti della sezione francese.
Nello stesso periodo all’interno della Frazione bordighista “Prometeo”, si differenzia una frazione trotskista diretta da Nicola Di Bartolomeo (Fosco) che nel 1931, dopo essere stata espulsa dal gruppo bordighista, entra a far parte della NOI. Questa, dopo l’incontro nel novembre 1932 con Trotsky a Copenhagen, si costituisce come sezione nazionale.
Alla Preconferenza Internazionale dell’OSI tenutasi a Parigi il 4-8 febbraio 1932 per preparare la Conferenza Internazionale prevista per il luglio 1933, la NOI viene riconosciuta come sezione nazionale, mentre Tresso viene eletto membro del Segretariato Internazionale. La Preconferenza discute degli avvenimenti tedeschi e per contrastare la marea fascista lancia la parola d’ordine di un fronte unico delle organizzazioni proletarie, in contrapposizione al settarismo della teoria staliniana del socialfascismo.
Gli avvenimenti tedeschi, la caduta del Partito comunista tedesco senza combattere, porteranno il 22 marzo 1933 Trotsky a ritenere non più riformabile il Partito comunista tedesco. La vittoria di Hitler in Germania rende ormai evidente il fallimento della politica stalinista del terzo periodo. Constatata l’assenza di voci critiche nell’Internazionale ormai completamente stalinizzata, il 15 luglio 1933 Trotsky si pronuncia per la costruzione di nuovi partiti comunisti e per la fondazione della IV Internazionale: una svolta profonda nella storia dell’Opposizione di sinistra. La proposta di Trotsky viene approvata dal Plenum dell’OSI riunitosi il 19 agosto 1933.
Il 27-28 agosto 1933 Pietro Tresso partecipa in quanto membro del Segretariato Internazionale alla Conferenza Internazionale dell'OSI. La risoluzione sulla necessità e sui principi della nuova internazionale, scritta da Trotsky, verrà sottoscritta oltre che dall’OSI da altre tre organizzazioni non facenti parte dell’OSI.
Per sottolineare la nuova fase il Plenum del 13 settembre 1933 dell’OSI decide il cambio del nome in Lega Comunista Internazionalista (LCI).
Intanto la crisi della NOI si acuisce: dal 15 giugno 1933, il Bollettino dell’Opposizione Comunista Italiana (PCI) cessa le pubblicazioni, e infine al Plenum del 19 agosto 1933 Bavassano, Recchia e Ravazzoli si esprimono contro la formazione di una nuova internazionale. Tresso e Leonetti dall’altra parte si battono per la fondazione della IV Internazionale. Nel marzo 1934 esce l’organo della sezione italiana della Lega Comunista Internazionalista (Bolscevico-Leninista), La Verità.
In Francia la mobilitazione operaia contro la reazione fascista determina un forte afflusso di avanguardie operaie nel Partito socialista francese (SFIO), con conseguente nascita di correnti di sinistra. Nel contempo si registra una crescita della spinta all’unità d’azione nella base operaia dei partiti socialdemocratici e stalinisti. Trotsky individua in quest’ambito un importante terreno di intervento e nel febbraio del 1934 inizia ad elaborare la tattica entrista. La Ligue Communiste era una piccola organizzazione, l’obiettivo era di raggruppare la sinistra classista e costruire un'organizzazione leninista più forte. Nella Ligue Communiste si sviluppa un forte dibattito sulla tattica entrista, Tresso e Naville pur non esprimendo una opposizione di principio ritengono l’ingresso affrettato.
Il 14 agosto 1934 il PCF e la SFIO firmano un patto di unità d’azione. Il 25 agosto 1934 si svolge la terza Conferenza Nazionale della Ligue Communiste che a maggioranza approva la decisione dell’ingresso nella SFIO, la quale accetta l’ingresso dei bolscevico-leninisti come tendenza pubblica e la possibilità di disporre del loro giornale La Veritè. Il 4 settembre il Segretariato Internazionale approva tale decisione, approvata il 15-16 ottobre 1934 anche dal Plenum della LCI.
Nella nuova fase apertasi con l'ingresso nella SFIO, la Ligue Communiste assume il nome di Groupe Bolchevique-Leniniste della SFIO (GBL), ma Naville e Tresso rifiutano di conformarsi alle decisioni adottate e fondano il Groupe Communiste Internationaliste (GCI), che dopo poco tempo entrerà anch’esso nella SFIO.
Intanto la III Internazionale di Stalin adotta la politica di Fronte popolare, la politica di alleanza con la borghesia democratica, che nel luglio del 1935 il VII Congresso mondiale estende a tutti i partiti stalinisti. Una politica che comporta la subordinazione della classe operaia alla borghesia.
Nel Febbraio 1935 Tresso entra nel Partito Socialista Italiano (unificato) dove costituisce il Gruppo Bolscevico-Leninista del PSI e pubblica i Quaderni di critica proletaria. Nel contempo collabora con il giornale di Naville, La Lutte de Classes. Nicola Di Bartolomeo, alla guida di una piccola organizzazione che pubblica il giornale La Nostra Parola, entra lo stesso anno nel PSI.
Pietro Tresso e Nicola Di Bartolomeo l’anno seguente verranno espulsi dal PSI a seguito di pressioni staliniste. La maggior parte dei militanti del gruppo La Nostra Parola si reca in Spagna per partecipare alla rivoluzione.
Nel settembre 1935 a seguito della riunificazione delle due fazioni trotskiste della SFIO, Pietro Tresso viene eletto al Comitato centrale del GBL francese, il 31 maggio il GBL della SFIO e la Jeunesses Socialistes Revolutionnaires si unificano per dar vita al Parti Ouvrier Revolutionnarie (POR), che infine si unifica con il PCI di Molinier per formare il Parti Ovrier Internationaliste (POI), sezione francese della Lega Comunista internazionalista. Pietro Tresso alla conferenza costitutiva viene eletto nel Comitato centrale del POI.
Il 3 settembre 1938 Pietro Tresso, assieme ad altri delegati di dodici sezioni nazionali, partecipa al congresso di fondazione della Quarta Internazionale che si svolge a Perigny, nei dintorni di Parigi, dove viene eletto membro del Comitato Esecutivo della Quarta Internazionale.
Dopo il patto Stalin-Hitler e l’inizio della seconda guerra mondiale il Segretariato Internazionale della Quarta Internazionale viene trasferito a New York. Il 19-26 maggio 1940 si riunisce la Conferenza di emergenza dell’Internazionale, il 14 giugno le truppe naziste entrano a Parigi.
Il 20 agosto 1940 Trotsky viene colpito a morte da un sicario di Stalin.
Pietro Tresso dopo circa un anno (1940-1941) di lavoro clandestino a Parigi, per sfuggire alla cattura dei nazisti, fugge a Marsiglia dove entra a far parte della direzione del POI per la zona sud della Francia e come responsabile dei contatti internazionali.
Il 2 giugno 1942, a Marsiglia nel corso di una retata viene arrestato con altri trotskisti e sottoposto a processo il 30 settembre 1942 dalla sezione speciale del tribunale della XV divisione militare di Marsiglia, emanazione del governo di Vichy. Inflittagli la condanna a dodici anni di lavori forzati, dopo diversi trasferimenti viene assegnato al carcere di Puy-en-Velay (Haute-Loire) dove si trova detenuto assieme ad altri partigiani, trotskisti e stalinisti. Nel carcere i rapporti con gli stalinisti sono pessimi. Nella notte tra l’1 e 2 ottobre 1943 a seguito di un’azione di partigiani stalinisti, viene portato fuori dal carcere assieme ad altri quattro trotskisti e a diversi partigiani del PCF. Pietro Tresso e gli altri quattro trotskisti vengono condotti prigionieri nel campo Wodli, nella località di Raffy nell’Haute-Loire, controllato dagli stalinisti.
Dei cinque trotskisti soltanto Albert Demaziere riesce a fuggire e a salvarsi la vita, mentre Pietro Tresso, Maurice Sieglmann (Pierre Salini), Abraham Sadek e Jean Reboul vengono assassinati, probabilmente tra il 26 e il 27 ottobre 1943, da una banda stalinista del campo Wodli agli ordini del comandante italo-belga Giovanni Sosso ("capitano Jean"), capo della resistenza francese ed emissario dei servizi segreti di Stalin. I resti di Tresso, malgrado le ricerche e l’impegno della moglie e compagna Barbara Siedenfeld, non verranno mai ritrovati.
L'assassinio di Pietro Tresso (Blasco) si inquadra nell'ambito dello sterminio dei trotskisti realizzato per volontà di Stalin in molti paesi prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Jean Sosso ha eseguito un ordine la cui catena di comando partiva da Stalin, passava per Togliatti e la direzione del PCI, per arrivare a Thorez e la direzione del PCF che faceva eseguire l’ordine.



Bibliografia

Paolo Casciola Giorgio Sermasi, Vita di Blasco, Odeonlibri Isos 1985
Pierre Broué Raymond Vacheron, Assassini nel Maquis, Prospettiva edizioni 1996
Ilaria De Biondo, Pietro Tresso militante del movimento operaio internazionale,Tesi di laurea
AAVV, Bollettino dell'Opposizione Comunista Italiana (1931-1933), Massari editore 2004
Stefano Tassinari, Il vento contro, Tropea 2008
Eros Francescangeli, L'incudine e il martello, Morlacchi Editore 2005
Giancarlo De Reis, La svolta del Comintern e il comunismo italiano, Controcorrente 1978
Ferdinando Ormea, Le origini dello stalinismo nel PCI, Feltrinelli 1978
Filo rosso - Pietro Tresso (Blasco) 1893-1943, “Marxismo rivoluzionario”, n° 2 ottobre-dicembre 2003

Antonino Marceca

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FONTE