Dalle sezioni del PCL

FINANZIARIA E PRECARIETA’ DIETRO AL BLUFF DEL “SUPERAMENTO DELLA LEGGE 30”

12 Ottobre 2006

La manifestazione organizzata in questi giorni, per spingere il governo di centrosinistra a dare finalmente delle risposte concrete alla decennale questione della stabilizzazione dei LSU-LPU oggi a carico degli enti locali, le forti critiche di settori sindacali e politici alle novità che la prossima Finanziaria introdurrà in merito alle sorti dei lavoratori precari, le manifestazioni nazionali indette dalla CGIL e dai Sindacati di Base per il prossimo quattro novembre a Roma; dimostrano in maniera inequivocabile il vero volto di questa Finanziaria che si annuncia di lacrime e sangue per i meno abbienti, di immani sacrifici per il modo del lavoro e di sperpero di danaro pubblico perpetrato attraverso il promesso taglio del cuneo fiscale in favore delle grandi imprese.
La partita, infatti, non sta solo in una diversificata redistribuzione delle aliquote IRPEF (qualcosa di peggiorativo per le tasche di migliaia di lavoratori contribuenti a reddito medio - basso), ma anche negli ingenti tagli operati su scuola, sanità ed enti locali (significative le accese proteste di molti sindaci, diversi dei quali, esponenti di spicco dei partiti dell’Unione). Si perché la contraddizione stridente si consuma sotto i nostri occhi.
Come possono trovare risposte e speranze le migliaia di lavoratori precari pubblici e privati in un governo che, oggi e nelle passate esperienze, ha sostenuto e continua a sostenere la precarietà quale condizione normale di contrattualizzazione (il varo del pacchetto Treu figlio, di precedenti esperienze di centro-sinistra, ha aperto la strada alla precarietà nel mondo del lavoro).
Come si possono dare risposte ai tanti LSU-LPU, chiedendo agli enti locali di promuovere progetti di stabilizzazione se poi si assiste al taglio imperterrito delle risorse derivanti dai trasferimenti statali e si costringe gli enti stessi ad inasprire il prelievo locale ( vedi ICI ed IRPEF) e a ridurre i servizi erogati ai cittadini. In questo contesto è inimmaginabile ipotizzare iniziative locali volte alla stabilizzazione dei precari. Infatti malgrado le norme di “favore” che vorrebbero introdursi per la stabilizzazione dei precari a favore dei piccoli comuni (inferiori ai 5.000 abitanti) esse non vengono accompagnate da deroghe ai limiti di spesa e di personale che la finanziaria stessa impone agli enti locali.

Ma venendo alle presunte novità sul precariato introdotte dalla manovra finanziaria, segnaliamo:
il riconoscimento economico della maternità, per brevi periodi e casi specifici, senza alcuna disciplina per la gravidanza a rischio; nessuna forma di indennizzo per malattia in seguito ad infortunio, se non nei casi di malattia per periodi complessivi di 20 giorni nell’arco di un anno e per un valore irrisorio tra i 9 e i 18 euro giornalieri; nessuna possibilità di sospensione dal lavoro per congedi parentali.
Infine un innalzamento dei contributi previdenziali per i lavoratori iscritti alla gestione separata dell’Inps, senza però prevedere vincolo alcuno rispetto all’entità del compenso erogato al lavoratore, che resta a completa discrezione del padrone. Il tutto sottintende un discorso elementare: Se io datore di lavoro devo pagare più contributi posso stabilire di erogarti uno stipendio inferiore. Questa è la realtà dei fatti, questa è l’impostazione della Finanziaria 2007.
Quindi il fatto che questo venga considerato una enorme conquista perchè renderebbe meno conveniente per i datori di lavoro assumere lavoratori a tempo determinato favorendo le assunzioni a tempo indeterminato, rappresenta l’ennesima presa per i fondelli poiché la convenienza di avere un lavoratore precario non sta solo nel fatto di avere un costo del lavoro più ridotto rispetto ai dipendenti a tempo indeterminato, ma soprattutto per la sua estrema ricattabilità, cioè nel fatto di poterlo spedire a casa in tempi e modi decisi esclusivamente dalla parte datoriale.

Ormai che questo sistema di disciplina del mondo del lavoro costituisce la forma ordinaria di assunzione restando l’assunzione a tempo indeterminato una eccezione, viene capovolta completamente la dignità, il valore del lavoro e le sue regole ed demolisce completamente le garanzie faticosamente conquistate dal movimento dei lavoratori in passato. Eppure il governo dell’Unione continua a sbandierare il proprio programma sottolineando di voler “mettere al centro della Finanziaria la famiglia” cristallizzando però con il suo operare le realtà familiari. Senza certezze infatti un giovane, intanto divenuto meno giovane, passa da un lavoro ad un altro senza alcuna certezza sul proprio futuro, non viene messo in condizione di disporre di mezzi per programmare la propria vita, creare una famiglia e resta così perennemente ancorato al nucleo familiare originario.

Il vero problema sta dunque nella natura di questo governo così come di tutti quelli che fino ad oggi si sono succeduti e che si sono contraddistinti quali portatori di interessi e obiettivi diversi rispetto alle esigenza di risollevare le sorti dei cittadini, dei bisognosi, delle fasce più deboli della società, profondamente asserviti agli interessi dei padroni e delle lobbies di potere presenti nel nostro paese.
In particolare si è tanto parlato di lotta al lavoro nero, una vera e propria piaga soprattutto nel meridione che merita di essere affrontata. Ma come si può parlare di lotta al lavoro nero se il governo ed il parlamento promuovono forme di precariato che altri hanno definito “lavoro nero di stato”. Basti pensare ai LSU-LPU che svolgono il proprio compito nelle pubbliche amministrazioni, prestando un lavoro uguale a quello dei pubblici dipendenti, erogando servizi essenziali a costo zero, senza essere (da oltre un decennio) soggetti alla benché minima certezza occupazionale, remunerativa e previdenziale.

Da oggi, è necessario cominciare ad aggregare tutte le forze politiche, sociali e sindacali che in questi anni hanno fatto della lotta alla precarietà un vessillo del proprio agire politico e che, nonostante la completa subordinazione delle direzioni maggioritarie della sinistra radicale al volere di questo governo, che li utilizza come agenti ammortizzatori del conflitto sociale e puntello di una prospettiva liberale e anti-popolare, siano desiderose di rompere gli indugi, ricostruendo di fatti il cuore dell’opposizione politica e sociale nel nostro paese.
Un’opposizione necessaria per continuare la lotta per la cancellazione della Legge 30, e di tutte quelle leggi che hanno introdotto il lavoro precario nel nostro paese, e ridare fiato ad una prospettiva politica che riporti al centro del dibattito la necessità di rilanciare verso la reale stabilizzazione di tutti i lavoratori precari, verso la rivendicazione di forti aumenti salariali e soprattutto per fare capire la nostra totale contrarietà a provvedimenti come questa Finanziaria fatti per sanare disavanzo delle cassa statali sulle spalle dei lavoratori, per regalare nuovi soldi alle lobbies padronali e finanziarie, per sovvenzionare nuove guerre e seminare morti su popolazioni inermi. Noi non solo dovremo opporci con lo strenuo delle nostre forze, ma muoverci verso una vera alternativa di classe, cercando di svelare ai milioni di lavoratori italiani la vera natura di questo governo. Allo stesso tempo cercando di strappare il monopolio dell’opposizione ad una destra populista e demagogica che utilizzerebbe il dissenso generato dalle nefandezze politiche operate da questo governo sulle spalle dei lavoratori, per ritornare a governare il paese. Questo noi non lo possiamo permettere.

Francesco De Simone - mcPCL Calabria

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