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La crisi del capitalismo e la risposta del movimento operaio

Resoconto del convegno tenuto dal CRQI a Roma il 7 settembre 2010

13 Settembre 2010


Svolgo in primis alcune considerazioni preliminari, specifiche sul convegno: Giorgio Cremaschi era
assente, a discutere di questioni sindacali a Brescia (la disdetta del ccnl dei metalmeccanici da parte di
Federmeccanica è stata resa nota da Sergio Bellavita, membro della Segreteria nazionale della FIOM e per
l’occasione sostituto di Cremaschi, durante il convegno stesso). Assente pure Luciano Vasapollo per un
difficile intervento chirurgico al cuore. La RdC non ha comunque fatto pervenire una delegazione.
Gli interventi di Savas e Altamira sono stati tradotti simultaneamente dal compagno Grisolia.
La platea non comprendeva più di sessanta compagni, militanti per lo più del PCL.
In rappresentanza di Utopia rossa, associazione marxista libertaria legata all'editore Massari, è venuto il
compagno Stefano Santarelli, già quadro della LSR. Il blog dell’associazione è il seguente:
http://www.utopiarossa.blogspot.com; Santarelli invece ne cura uno proprio (forse di maggior interesse):
http://stefanosantarelli.
blogspot.com.
Sintesi dell’intervento del compagno MichaelMatsas
Savas, segretario dell’EEK
Dopo gli aiuti internazionali il debito greco non accenna comunque a diminuire. Stime autorevoli
calcolano che nel 2013 non sarà inferiore al 170% del PIL. I principali creditori del debito greco sono le
banche tedesche e francesi. Dalla famigerata Commissione europea, al diretto servizio delle banche, la
Grecia è stata di fatto trasformata in un protettorato, in cui 1/3 della popolazione greca è sotto la soglia
di povertà e più di 1/3 di giovani è senza lavoro. Già a fine anno la disoccupazione raggiungerà il 20%.
Ad aggravare la crisi la manovra di rigore del primo ministro greco George Papandreou, attuale
presidente dell’Internazionale Socialista, il quale ha da poco firmato con la Sev (la Confindustria greca)
un accordo che cancella di fatto il ccnl.
Pur tuttavia in sette mesi vi sono stati sette scioperi generali di 24h, tra cui lo sciopero del 5 maggio
scorso, definito “sciopero generale insurrezionale”, che ha spaventato sia la burocrazia sindacale che la
sinistra ufficiale. A tal proposito si noti che già nel dicembre del 2008 l’aspra contestazione del pacchetto
anticrisi da parte della gioventù senza lavoro è stata definita dal KKE una “rivolta di provocatori”. Savas,
che pure in gioventù è stato militante del KKE per cinque anni, ha invece vissuto quel periodo come un
“secondo ’68” (il primo l’ha vissuto a Parigi da esiliato). La politica del KKE, la cui “tattica divisiva” certo
non giova all’unità del movimento proletario, è stata definita “reazionaria”.
Le rivendicazioni fondamentali dell’EEK sono le seguenti: cancellazione del debito (“non si pagano gli
usurai internazionali”) e non contrattazione come pure parte della extrême gauche propone;
nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio del sistema bancario; costituzione di un
“congresso operaio nazionale” per delegati che unifichi e radicalizzi le lotte isolate.
L’EEK oggi guida un movimento in Tessalonica contro la privatizzazione delle autostrade.
Sintesi dell’intervento del compagno Jorge Altamira, segretario del PO
La prima considerazione svolta dal compagno riguarda il “carattere rivoluzionario” dell’attuale crisi,
tenuto in debito conto che gli stati capitalistici non sanno risolvere la crisi. Il rinnovato ricorso alla
speculazione, definita come un “profitto facile che permette alle banche una risalita”, da parte di
finanzieri, i quali scommettono sul default degli stati!, non rappresenta che il “prologo di una nuova
crisi”, di cui tratto essenziale è l’incertezza di vivere (sintomo peraltro già nel dettaglio diagnosticato da
Engels) sia nel proletariato che nella borghesia (aspetto ripreso nella relazione di Ferrando). Il
“capitalismo agonizzante” (espressione trockiana) ha trovato una propria via d’uscita nell’89:
1.600.000.000 persone sono rientrate nel mercato capitalistico e la crisi economica si è così potuta
manifestare soltanto venti anni più tardi.
Sul Venezuela. Chávez conduce una politica assistenzialista e reprime al contempo la classe operaia: in
nome della povertà estrema si combatte la classe operaia. Oltre tutto già venti compagni, tra militanti
rivoluzionari e quadri sindacali di avanguardia, sono stati uccisi da sicarios padronali.
In Argentina, dopo l’Argentinazo, sono in forte ascesa le frazioni di classe nei sindacati. Kirchner ad oggi
non reprime le manifestazioni perché la fase insurrezionale, apertasi proprio nel 2001, aveva fatto cadere
il precedente governo.
Sintesi dell’intervento del compagno Marco Ferrando, segretario del PCL
Una analisi più completa possibile dell’attuale scena politica deve tenere in debito conto che ad una
massima offensiva della borghesia (“grande fronte unico della borghesia contro il lavoro”) corrisponde
una massima crisi nel mondo della borghesia stessa. Siamo nel bel mezzo di una crisi borghese a tutto
tondo. La gestione CGIL alla crisi consiste nel “collocare le lotte del movimento operaio su un binario
morto” attraverso scioperi a singhiozzo. La sinistra riformista “usa la crisi per riciclarsi nel mondo
borghese”. La classe operaia, “soggetto risolutore della crisi”, se non fonda la propria iniziativa politica in
autonomia programmatica dai partiti liberalborghesi
è destinata a retrocedere notevolmente.
Qual è il fondamento di un programma proletario? il carattere oggettivo di una situazione storica cui la
coscienza proletaria va elevata; il legame costante tra le rivendicazioni immediate e la prospettiva
rivoluzionaria tra le quali non vi è contraddizione (“le riforme sono un sottoprodotto della rivoluzione”,
per dirla con Lenin, e “le classi dominanti cedono qualcosa quando temono di perdere tutto”, per dirla
con Trockij). Oltre tutto, la fase è difensiva ma potenzialmente offensiva, rivoluzionaria poiché le classi
dominanti hanno solamente da togliere. Occorre dunque non una sinistra che “lustri le proprie chance di
ricollocazione nel centrosinistra”, ma un partito proletario che consolidi una “massa critica d’urto” e
“inneschi la miccia di una potenziale esplosione rivoluzionaria”. La crisi già di per sé “accumula le fascine
di una svolta rivoluzionaria”.
Sul breve intervento di Sergio Bellavita. Il 29 settembre è stata indetta una manifestazione europea da
parte del CES: in tutta Europa, gli unici due sindacati che non hanno aderito sono CISL e UIL; e la CGIL
farà una propria iniziativa a piazza Farnese.

Enrico Giosuè Biraghi

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