Rassegna stampa

L'UNICA BATTAGLIA CHE SI PERDE E' QUELLA CHE NON SI COMBATTE

Di fronte all'ennesimo squallido ricatto padronale della FIAT di Marchionne, il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) deve dire alla propria classe, ed in particolare a tutti gli operai della fabbrica di Pomigliano, alcune cose chiare:

7 Luglio 2010

L'UNICA BATTAGLIA CHE SI PERDE E' QUELLA CHE NON SI COMBATTE

Di fronte all'ennesimo squallido ricatto padronale della FIAT di Marchionne, appoggiato dai vertici pseudo-sindacali e traditori di CISL, UIL e UGL, sulla questione di Pomigliano d'Arco (chiusura dello stabilimento e licenziamenti di massa oppure aumento del tasso di sfruttamento degli operai ed abbattimento drastico dei diritti minimi dei lavoratori), il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) deve dire alla propria classe, ed in particolare a tutti gli operai della fabbrica di Pomigliano, alcune cose chiare:

a) L'accordo, oltre ad essere ricattatorio (e dunque illegittimo), è per i lavoratori un inganno: aumenterà lo sfruttamento ed i ritmi lavorativi oltre il sopportabile, riducendo conseguentemente tutti i diritti fondamentali di dignità, sicurezza ed integrità psico-fisica dei lavoratori, a completo vantaggio dei profitti dei padroni FIAT.
Ciò, tuttavia, non impedirà alla stessa FIAT, dopo aver sfruttato al massimo gli operai di Pomigliano, di trovare comunque il modo di chiudere lo stabilimento per andare a sfruttare di più e meglio altri lavoratori da qualche altra parte.
Questa è la regola costante del capitale e del profitto, come volevano Sacconi e Marcegaglia.

b) L'unico modo per tentare di arginare questa disastrosa deriva è la lotta dei lavoratori mediante lo sciopero prolungato e l'occupazione della fabbrica, la creazione di comitati o consigli operai di lotta ed il coordinamento territoriale con altri comitati di lavoratori che si trovano in situazioni simili.
Questi organi di diretta rappresentanza operaia devono porre “praticamente” la questione del controllo e della proprietà dei mezzi di produzione, cioè della fabbrica, degli impianti, dei macchinari produttivi, come unico modo per risolvere la vertenza a favore dei lavoratori: alle presunte ed illegittime “ragioni” del capitale e dei capitalisti, fondate sull'interesse privato di pochi al profitto ed allo sfruttamento del lavoro, i lavoratori uniti devono rivendicare, con l'occupazione, la loro legittima “proprietà collettiva” sulla fabbrica, cioè sugli strumenti di produzione che soltanto i lavoratori sono in grado di utilizzare ed attivare collettivamente nel processo produttivo.
Gli operai devono dire a chiare lettere che la fabbrica è di chi lavora e la fa funzionare e che nessuna arroganza capitalistica (parassitaria e minoritaria) può disporre a proprio piacimento, e contro gli interessi dei lavoratori, dei mezzi produttivi che costituiscono il frutto, il risultato e lo strumento del lavoro operaio.

c)Solo appoggiando in questi termini e con questo indirizzo la lotta della FIOM e dei sindacati autonomi di classe, è possibile strappare qualche risultato concreto a difesa del lavoro e dei diritti dei lavoratori; su questa linea il PCL sarà sempre al fianco dei lavoratori per la difesa dei comuni interessi di classe.

Diversamente, c'è solo la sconfitta e la ritirata preventiva su tutto il fronte.

Deve essere chiaro, tanto più oggi, vista la crisi irreversibile del capitalismo, che nessuna conquista parziale può allontanare la necessità di una prospettiva generale incentrata sul governo dei lavoratori che abolisca progressivamente i rapporti, il modo di produzione e lo sfruttamento capitalistico, riorganizzando la società su basi socialiste, ossia sulla base della proprietà collettiva di tutti i lavoratori su fabbriche, grandi industrie e banche, in modo da consentire una razionale pianificazione democratica dell'economia ed una equa distribuzione delle risorse e delle ricchezze tra tutti i cittadini.

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI – PCL

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nucleo SEVEL pcl abruzzo

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FONTE

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