Rassegna stampa

SINDACATI DI BASE «Un primo passo in un mese di lotte» Cortei a Roma e Milano

(da il Manifesto)

6 Giugno 2010

«Lo abbiamo detto e ripetuto: questa giornata è solo l'inizio. La strada è lunga e bisogna percorrerla tutta, non ci sono scorciatoie». Ed è una strada fatta di scioperi di categoria (trasporto pubblico locale l'11 di questo mese, il pubblico impiego il 14, gli handler aeroportuali domani, la scuola in giorni diversi a seconda delle regioni, ecc), mobilitazioni grandi e piccole (Lsu, Lpu, cassintegrati, in mobilità). Poi si tireranno le somme. Le diverse migliaia di persone che sfilano sono «solo una delegazione», in tanti sono rimasti nelle sedi locali «per organizzare le iniziative dei prossimi giorni».
I promotori di questa manifestazione nazionale contro la manovra economica del governo - Unione sindacale di base e Cobas - non si erano insomma mossi per portare già ora «grandi numeri». Sanno benissimo di trovarsi davanti un governo (e una Confindustria) sordo e deciso ad andare avanti nella distruzione dei diritti del lavoro: «il Parlamento - spiega Paolo Leonardi, dell'esecutivo Usb - sta discutendo tre gravissimi provvedimenti: il collegato-lavoro, la modifica della legge sul diritto allo sciopero, la modifica dello Statuto dei lavoratori, per rendere ancora più flessibile il lavoro». E sanno ancor meglio di vivere in un corpo sociale deluso dal sindacalismo «classico» (Cgil, Cisl e Uil, per intenderci) e dall'opposizione politica, ma ancora esitante a mettersi in moto per far valere in prima persona le proprie ragioni. «Per noi si è aperta una prateria, ma dobbiamo guadagnarci la credibilità indispensabile per far muovere la gente anche al di là del nostro insediamento storico». Quindi «bisogna promuovere un conflitto intelligente contro un avversario prepotente, dosando le energie in modo da durare nel tempo e far crescere la consapevolezza in tante persone».
Il corteo romano - un altro c'è stato in contemporanea a Milano - si è mosso da piazza della Repubblica per poi snodarsi in un percorso inconsueto che, di fatto, ha circondato a lungo il ministero dell'economia, diretto da Giulio Tremonti. Il titolare era in Corea per il G20, ma certo non mancheranno di riferirgli gli slogan gridati e gli argomenti declinati al microfono dal grande camion che apriva il serpentone. «Nel '93 ci imposero i sacrifici con la concertazione e l'inflazione programmata sulle buste paga; allora il debito pubblico era al 103%, ora è arrivato al 118%». Altri misteri poco gloriosi, elencati da Piero Bernocchi, coordinatore Cobas: «per le auto blu si spendono 11 miliardi l'anno», «per le pensioni d'oro (tra i manifestanti circola un nutrito elenco con nomi e compensi, ndr) altri 9»; infine «hanno comprato oltre cento cacciabombardieri spendendo 18 miliardi». Spese che ovviamente non sono state neppure sfiorate dai tagli, mentre si bloccano gli stipendi nel pubblico impiego per 4 anni (-7% di salario, se l'inflazione resta com'è ora), si alza l'età pensionabile per le donne, si taglia i fondi agli enti locali, che dovranno perciò alzare le tasse e ridurre i servizi sociali essenziali; si licenziano i precari, ecc. «Già ora non arriviamo alla quarta settimana, dopo questa manovra nemmeno alla terza»; e dire che «avevano promesso di non mettere le mani in tasca agli italiani».
Il corteo dei «blocchi sociali metropolitani» è confluito da Porta Pia, portando il punto di vista di chi lotta per avere un tetto sulla testa e un reddito per sopravvivere. Davanti al portone del ministero si accendono i fumogeni e si fa un po' di rumore con i petardi; poi si riprende fino a piazza Barberini.
Indicativo il rapporto che la politica intrattiene con questo mondo: presenti volti noti e meno della sinistra «extraparlamentare» (Sel, Pdci, Pcl, verdi, Sinistra critica e ovviamente la Federazione della sinistra, con Paolo Ferrero diretto interessato, in quanto «impiegato pubblico» tornato al lavoro alla Regione Piemonte). Completamente assenti, invece, quelli dell'«opposizione parlamentare». Cui dal palco rivolgono la semplice domanda: «per contrastare questo massacro sociale noi facciamo quel che possiamo e certo non è mai abbastanza; ma voi, col vostro 40% di parlamento, che cosa ci state a fare?»

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FONTE

  • luca.prini@libero.it