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LE RAGIONI DEL COMUNISMO: IL LAVORO NON HA "COLORE".

30 Aprile 2010

Il primo Maggio tutti a Rosarno !

Cento anni fa decine di migliaia di meridionali emigravano per terre assai
lontane dove venivano sfruttati senza pietà, discriminati, bollati tutti come
mafiosi e criminali. Cinquanta anni fa avvaniva una nuova diaspora di
meridionali che partivano con le valigie di cartone per strappare in Europa e
nel Nord Italia un salario di fame, pascendo i profitti di Agnelli e dei suoi
compari, contraendo sul lavoro malattie spesso letali e talvolta morendo in
fabbrica o in miniera.



Oggi da diversi Paesi del mondo, resi ancora più poveri dai capitalisti (anche
italiani) e sconvolti dalle guerre imperialiste, partono milioni di disperati
che cercano di sopravvivere. Anche loro, come i migranti italiani, subiscono
umiliazioni, vengono sfruttati da pescecani che li costringono al lavoro nero,
al sottosalario, alle angherie del caporalato mafioso. Una grave crisi
economica alimenta altresì una spaventosa guerra tra poveri che vede il mondo
del lavoro lacerato da lotte tra "settentrionali" e "meridionali", lavoratori
"italiani" contro "extracomunitari", "rumeni" contro "neri", lavoratori stabili
contro lavoratori precari.



In questa lotta intestina, la Lega è favorita dalla politica della sinistra
liberale che, asservita alla logica del mercato, disorienta i lavoratori e li
disarma lasciando che il sistema capitalistico, responsabile di questo massacro
sociale, coaguli un consenso di massa alla xenofobia e al razzismo. La crisi
economica che stiamo vivendo non sarà facilmente risolta, come in questi giorni
dimostra il disastro della Grecia.



Qui, settori importanti del movimento dei lavoratori comprendono che solo
mandando a casa i capitalisti si potrà impedire la catastrofe e iniziare, su
basi nuove, la ricostruzione della vita civile. Anche in Italia la strada è
questa e non quella di Di Pietro o di Vendola che puntano a subentrare come
guida di un nuovo blocco della sinistra confindustriale o quella di Ferrero e
Diliberto che mantengono il PRC-PdCI come un satellite periferico di quello
stesso schieramento.



Fermare il razzismo è possibile solo se un grande movimento di lotta darà
prospettive di lavoro per tutti, meridionali e settentrionali, stabili e
precari, bianchi e neri, sottraendo le risorse a chi accumula e sfrutta,
nazionalizzandole e ponendole sotto un controllo democratico e di massa.

Vanno dunque colpite non solo le pedine e la manovalanza che ha innescato i
drammatici fatti di Rosarno, la cui popolazione è vittima di un grave crollo
economico, va anche colpito il razzismo di Bossi e rovesciato il sistema
economico che ha colpito e colpisce i migranti italiani ed extracomuniari. Il
lavoro non ha "colore".



Un' alternativa socialista in Italia e un nuovo ordine internazionale basato
sugli interessi e il potere dei lavoratori è l'unica prospettiva per uscire
dalla catastrofe capitalista. Le lotte per un lavoro stabile e sicuro per
tutti, che devono svilupparsi in Italia, potranno essere vinte solo se verranno
sconfitte le basi materiali del razzismo e se saranno orientate su questa
prospettiva complessiva. Il PCL è il solo partito che oggi in Italia persegue
questa strada sulla quale non vuole rimanere solo.

PCL Reggio Calabria

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