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Appello in difesa del diritto democratico del Partito Comunista dei Lavoratori per la partecipazione alle elezioni regionali
20 Gennaio 2010
Alla cortese attenzione
delle segreterie
dei partiti e movimenti politici
presenti nel parlamento nazionale o
nei consigli regionali
Milano 4/1/2010
Come certamente sapete il nostro partito, nato da una scissione con il Partito della Rifondazione Comunista al momento del suo ingresso nel secondo governo Prodi, è stato presente sia alle elezioni politiche del 2008 che a quelle europee dello scorso giugno.
I nostri risultati sono stati molto modesti, ma non insignificanti, attestandosi, con riferimento ai risultati, in crescita rispetto alle politiche, delle europee, intorno ai 250.000 voti. In particolare abbiamo superato l'1% in Piemonte,Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche. E' nostra ferma intenzione presentarci alla prossima tornata elettorale per il rinnovo dei presidenti e dei consigli regionali in maniera totalmente autonoma.
Purtroppo, le attuali leggi penalizzano le formazioni non rappresentate nei consigli per quel che concerne l’autenticazione delle firme dei sottoscrittori della lista.
A questo si aggiunge, nell'occasione delle elezioni regionali, la richiesta per la presentazione, di un numero di firme straordinariamente elevato
Oggi ci troviamo infatti di fronte ad una situazione di palese abnormità Per fare una serie di esempi (riferiti al numero di firme valide minimo): Lombardia 17.000; Piemonte 9.750; Toscana 10.750; Veneto 10.750; Emilia Romagna 10.500; Puglia 9.250. L’enormità di tali cifre si può ben considerare tenendo conto che per presentarsi alle elezioni politiche in regioni come Toscana, Emilia Romagna e Puglia sono sufficienti 4.000 sottoscrittori per la Camera e 3.000 per il Senato. In generale, su scala nazionale, il numero complessivo delle firme richieste è circa il doppio di quello previsto per le elezioni della Camera dei Deputati e più del doppio di quello richiesto per le elezioni amministrative (per le province da 500.000 a un milione di abitanti si passa da 750 a 1750 firme minime). A ciò si aggiunge il vincolo del numero delle province per permettere la presentazione (la metà o la metà piu' una ) indipendentemente dal numero di abitanti delle stesse; cosi che paradossalmente può essere esclusa dalla partecipazione elettorale una forza politica che ha raccolto le firme di sostegno in province che hanno la maggioranza assoluta della popolazione di una regione (ad. es. le cinque province più popolose della Lombardia) ed accettata un'altra che ha raccolto firme in province che rappresentano una netta minoranza della popolazione (ad es le 6 province meno popolate della Lombardia). Questo a prescindere dall'evidente sproporzione delle firme da raccogliere tra province di diversa popolazione. Infatti, sempre per fare un esempio, una cosa è raccogliere da 2000 a 2500 firme nella provincia di Roma che ha 4 milioni di abitanti. un altro è raccoglierne da 750 a 1000 in provincia di Rieti, che di abitanti ne ha solo 200.000.
Le nostre difficoltà sono, peraltro, aumentate dal fatto che non apparteniamo a nessuno dei due grandi schieramenti politici nazionali, dai quali vogliamo presentarci elettoralmente come forza politica distinta ed alternativa.
Quale che sia il giudizio che si può avere sui singoli aspetti che abbiamo sopra criticato ci pare evidente che la lesione alla logica e al diritto di piccole forze politiche ( perlomeno quelle che, come la nostra, non hanno alcuno spazio di controllo clientelare) di avere la possibilità, se non (stante le attuali leggi) di rappresentanza, perlomeno di presentazione per verificare il proprio sostegno elettorale.
L'esistenza di questo problema è così evidente che molte leggi e proposte di legge regionali lo hanno affrontato.
Diverse di esse hanno però solo abolito la necessità di raccogliere le firme per chi ha già una rappresentanza in consiglio regionale e, a volte, anche in assenza di questa, se si ha presenza nel parlamento nazionale.
Qui, quindi, al danno si aggiunge la beffa. Il carico di raccogliere un numero spropositato di firme resta solo sui partiti nuovi o più deboli, che hanno quindi gravi difficoltà a presentarsi.
Al contrario di ciò una riduzione si è avuta (però solo per le firme nei singoli collegi provinciali e non per quelle necessarie per il candidato presidente) nelle Marche. Mentre in altre in due regioni, Piemonte e Liguria, sono stati presentati progetti di legge che prevedono la stessa –drastica e logica- riduzione delle firme necessarie, indicandole in almeno 350 nelle province sotto i 500mila abitanti e 500 in quelle sopra tale cifra; ma ad oggi non sono stati posti all’Odg dei rispettivi Consigli.
Siamo quindi a chiedervi, in virtù di una pura garanzia democratica, senza che questa comporti da parte vostra alcuna condivisione del nostro programma e certamente nessuna modifica o attenuazione dello stesso da parte nostra, la disponibilità ad aiutare le necessarie autentiche per la lista “Partito Comunista dei Lavoratori” e quant'altro sia per voi possibile per permettere al PCL, che ha dimostrato anche sul piano elettorale, come ricordato, di non essere, per quanto piccolo, solo una sigla di poter verificare il proprio attuale sostegno tra gli elettori.
Appunto perché riteniamo questa nostra richiesta esclusivamente una forma di “cortesia e garanzia democratica”,senza valenza politica, rivolgiamo questo stesso appello tutti i Partiti e Movimenti politici rappresentati in parlamento e/o nei consigli regionali.
Certi di una vostra risposta, vi ringraziamo anticipatamente per l’attenzione prestataci.
Cordiali saluti
p. il PCL
Marco Ferrando
Portavoce Nazionale








