Dalle sezioni del PCL

1989: LIBERTA' O NUOVA OPPRESSIONE?

30 Novembre 2009

La caduta del muro di Berlino è sicuramente uno dei più importanti eventi storici del Novecento.
Tale avvenimento ha dato inizio ad una nuova situazione internazionale venendo a mancare la divisione in blocchi che aveva caratterizzato l’intero dopoguerra. Tuttavia bisogna mettere in evidenza come su tale evento si sia scatenata la più cinica e violenta strumentalizzazione politica, osannando principi di “democrazia” e di “libertà” che si sarebbero affermati al posto di un ormai defunto “sistema socialista”, in realtà mai concretizzatosi. Mi sembra lecito precisare, infatti, che il crollo dei regimi dell’Est non è stato tanto il risultato dell’insofferenza popolare, quanto del normale processo evolutivo di quei regimi dittatoriali, stalinisti e non socialisti o comunisti, che nulla avevano a che vedere con l’ideale che dicevano di professare e che hanno restaurato essi stessi un sistema capitalista. Basterebbe citare l’esempio del presidente russo Putin, all’epoca burocrate del Kgb e oggi a guida di un sistema liberale. Il binomio “democrazia”-“libertà”, tanto venerato ormai in tutto il mondo, rappresenta in realtà una democrazia puramente liberale e una libertà, per così dire, “di mercato” in cui la concorrenza porta allo sfruttamento del lavoro e all’oppressione, anche militare, dei popoli più poveri. Questa “democrazia” e questa “libertà” non sono autentiche: il regime “democratico” nel quale viviamo, infatti, nasce con la Rivoluzione francese che vide l’ascesa al potere della classe borghese, già all’epoca minoranza sociale privilegiata ma che veniva considerata come “demos”. Di conseguenza il potere borghese è diventato sinonimo di potere “democratico”, ma non è così. Una democrazia più autentica, per fare un esempio, fu quella che nacque nell’Atene di V secolo e che, come testimonia anche “La guerra del Peloponneso” di Tucidide riconosceva strenuamente il potere della maggioranza della polis, anche perché, come si dice anche oggi, in democrazia “la maggioranza vince”.
Nella società attuale, invece, accade l’esatto contrario; vi è solo una minoranza, il 10%-20% della società, che detiene il potere, mentre la maggioranza ne è estraniata.
Questo stato di cose influisce in maniera inevitabile anche sul concetto di libertà: essa è vera e utile al popolo se e solo se è abbinata ad un potere del popolo stesso, una democrazia appunto; ma se questo non detiene le redini della società, allora la libertà viene ridotta a mera formalità, ad una libertà di discussione fine a se stessa proprio perché le decisioni popolari non hanno influenza sul sistema socio-politico-economico. Per quanto riguarda, poi, l’elezione dei governi, come dimostrato ampiamente dai fatti è chiaramente un imbroglio, un contentino dato al popolo per farlo credere di essere sovrano nel momento in cui vota persone scelte dalla classe dominante in propria rappresentanza. In conclusione, una vera democrazia e una vera libertà sono in contrasto sia con il dominio di una minoranza sociale, caratterizzante i regimi liberali, sia con il dominio di una casta burocratica, caratterizzante i regimi dittatoriali, totalitari: e per la loro realizzazione è fondamentale cambiare le regole della società.

Francesco Paolini-PCL Chieti

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FONTE

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