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DA COMUNISTI, CONTRO LA GUERRA
18 Settembre 2009
Ben venga la richiesta del ritiro delle truppe dall’Afghanistan da parte di quelle sinistre che, in passato, in cambio di ministri, avevano votato per la guerra ( sino a criminalizzare gli oppositori o i critici).
Ma ora occorre passare dalle parole ai fatti:
1) Rompere ovunque con un PD allineato sulla guerra e complice del governo, e con le sue giunte.
2) Cestinare la recente apertura del PRC ad un ipotesi di “governo costituzionale” esteso persino all’UDC, partito di guerra.
3) Respingere ( e non avallare) la proposta D'Alema di una cosiddetta “Conferenza di pace” tra potenze coloniali e fondamentalisti religiosi, a favore del pieno diritto di autodeterminazione e resistenza del popolo afghano.
Non sarà un accordo tra i generali bombardieri e i signori feudali a dare la terra ai contadini, un lavoro ai disoccupati, i diritti alle donne. Ma solo la prospettiva di un governo operaio e contadino, che passi per la sconfitta delle truppe d’invasione e un’ autentica sollevazione sociale delle masse oppresse dell’Afghanistan contro ogni oppressione (capitalistica, feudale, tribale). Fuori da questa prospettiva vi è solo o la continuità della occupazione militare imperialista, o la subordinazione a un nuovo regime teocratico, o l’accettazione di una “soluzione diplomatica” coloniale, magari appoggiata congiuntamente da imperialisti e teocratici. In nessun caso la pace delle masse.
La lotta di resistenza per la cacciata delle truppe d’occupazione è per noi inseparabile dalla lotta per questa autonoma prospettiva di liberazione sociale e democratica.








