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Lotta INNSE: il presidio irrompe in città

Cronaca di un'altra giornata di resistenza

8 Agosto 2009

L'offerta di acquisto non schioda il prefetto. I cinque non mollano. E il presidio fa irruzione in centro città protestando davanti alla Prefettura e bloccando il traffico.
Occorre rafforzare ed estendere la solidarietà. Serve un impegno a fondo da parte di tutto il movimento operaio

alcuni compagni del PCL con lo striscione della lotta INNSE davanti alla prefettura

Notte, di ritorno dal presidio. E' ormai alle spalle un'altra giornata di resistenza, senza sostanziali novità.
Al mattino i quotidiani confermano le impressioni maturate nella serata di ieri: l'offerta d'acquisto arrivata ieri non schioda le posizioni di chi vuole la pelle degli operai della INNSE. A Roma e a Milano le autorità di governo ostentano disinteresse per l'ipotesi che si è affacciata il giorno prima di un compratore interessato a rilevare gli impianti e i lavoratori per rilanciarla e mantenere l'occupazione.

La mattinata trascorre perciò nell'attesa di capire se si determina qualche novità, ma senza crederci molto, mentre davanti ai cancelli arrivano nuovi compagni, fra cui alcune delegazioni della FIOM da fuori regione. Se anche il giorno prima ha alimentato qualche speranza, adesso nessuno si fa illusioni che la soluzione sia a portata di mano; la volontà di resistenza è forte, il morale resta alto.
Poco dopo mezzogiorno il segretario della FIOM Gianni Rinaldini torna a visitare i "gruisti". Quando esce conferma che sono determinati ad andare avanti. Ma ammette anche che la vertenza è in una situazione di stallo. Poi chiede di poter consultarsi separatamente con gli operai dell'INNSE.
Terminato l'incontro, e rilasciate le dichiarazioni di prammatica agli inviati dei giornali e delle televisioni che stazionano in via Rubattino, se ne va.
Su proposta degli operai della INNSE, viene deciso che una parte del presidio andrà in prefettura; si pretende dal prefetto la sospensione dello smantellamento delle macchine e il ritiro dell'apparato militare che dal 2 agosto presidia l'officina; si vuole che capisca che gli operai non mollano.
All'arrivo in Corso Monforte c'è un momento di tensione col cordone di poliziotti schierati che vorrebbero respingere più indietro i 50-60 compagni e compagne che si sono improvvisamente materializzati davanti a loro. Non se ne parla proprio. Dopo un po' di contatti e spintoni, viene concordato che una delegazione salirà in prefettura la segretaria FIOM di Milano Maria Sciancati, mentre il resto dei compagni attenderà sul marciapiede dal lato opposto, senza interrompere il traffico.
Ma il prefetto non c'è e la delegazione può parlare solo col suo capo di gabinetto. Quando gli viene fatto osservare il disinteresse per la situazione estrema di precarietà e pericolo dei cinque lavoratori che, abbarbicati da quattro giorni a dodici metri di altezza, aspettano una parola dal prefetto, non trova di meglio da dire che non ce li ha mandati su lui.
Di fronte all'ennesima manifestazione di insensibilità, la delegazione se ne torna fuori. Appena infornati del risultato, viene subito improvvisato un sit in che interrompe il traffico. Ma il blocco di Corso Monforte non procura particolare disagio. Così, dopo una ventina di minuti, sorprendendo di nuovo i poliziotti e i vigili urbani, si improvvisa un corteo che si muove senza preavviso, bloccando alcuni incroci piuttosto trafficati (malgrado la città semivuota) a Piazza Tricolore e a Viale Piceno, in una sorta di "guerriglia urbana pacifica" che tuttavia manda in tilt il traffico e fa impazzire i vigili e la polizia.

Così quando verso le 18:00 decidiamo di ritornare in Via Rubattino, ci viene "gentilmente" messo a disposizione un autobus dell'ATM, pur che togliamo il disturbo... Sappiate che ritorneremo presto, e senza annunciarci...
Devo dire che nel corso di queste azioni improvvisate ho notato più reazioni di attenzione e di condivisione per la lotta operaia che reazioni irritate per il momentaneo disagio.
Al ritorno al presidio siamo accolti dalla notizia che ai cinque è stata tagliata la corrente elettrica; si delineano delle difficoltà per garantire le ricariche dei cellulari: insomma, avanti il tentativo di isolare i compagni che resistono all'interno dal presidio e dalle famiglie all'esterno, per indebolire la loro tenuta.
Più tardi comunque il problema dei cellulari sembra superato.
Fin qui la cronaca di una giornata che si chiude con molti interrogativi.
Il morale è alto, i segni che la solidarietà spontanea si estende sono confortanti. Ma la possibilità di tenuta dei cinque non è infinita, siamo solo alla prima settimana di agosto: in questa luce non può certo dirsi positivo il bilancio di ciò che stanno facendo le forze organizzate, sindacali e politiche, rispetto a quello che potrebbero e dovrebbero mettere in campo, se solo lo volessero, se solo fossero conseguenti con ciò che pure a parole sembrano aver compreso, ossia che la partita che si sta giocando alla INNSE è ormai una partita politica che riguarda ciò che accadrà in autunno, ciò che sta già accadendo: l'annuncio di nuove crisi aziendali, di licenziamenti di massa, di chiusure di reparti di intere aziende, e la possibilità di rispondere in modo efficace a tutto ciò...

Oggi qui sono arrivati nuovi compagni del PCL e altre presenze sono annunciate per i prossimi giorni. Alcuni di loro oggi avuto l'onore di reggere lo striscione della INNSE durante l'azione di "guerriglia urbana" in città e ne sono giustamente fieri. Il PCL continuerà a fare la sua parte. Ci auguriamo che una spinta analoga porti molti altri compagni e compagne davanti ai cancelli nei prossimi giorni, determinati a fare quanto è necessario affinché la resistenza operaia non venga piegata, la fabbrica non venga smantellata, i posti di lavoro vengano salvaguardati e la INNSE possa diventare una fonte di ispirazione per tutti i lavoratori che si trovano e si troveranno alle prese con problemi analoghi, un esempio vincente che la lotta paga per tutto il movimento operaio.
(t.b., 7 agosto 2009)

alla conferenza stampa

Tiziano Bagarolo

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FONTE

  • tiziano.bagarolo@tele2.it