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INNSE, cronaca di una giornata al presidio

Impossibili i contatti fra il presidio e gli operai asseragliati nei capannoni. Qualche momento di tensione. Necessario rafforzare la solidarietà

7 Agosto 2009

Quarto giorno dopo lo sgombero. Si prepara un colpo di mano della polizia?
Il veto odioso ai contatti con i cinque che resistono sul carro ponte. Momenti di tensione. Allargare la solidarietà. Il PCL: la battaglia della INNSE è la battaglia di tutto il movimento operaio.

Cronaca della giornata al presidio


Un'altra giornata di attesa al presidio davanti all'INNSE di Lambrate.
Comincia come si era chiusa la giornata precedente: quattro operai e un sindacalista della FIOM abbarbicati sopra un carro ponte, a dodici metri di altezza, per impedire che vada avanti lo smatellamento dell'officina; fuori, un'impressionante schieramento di polizia e carabinieri ad erigere una barricata di mezzi e manganelli per tenere a distanza il presidio in solidarietà alla lotta operaia.
Per il momento, per ragioni di sicurezza, le operazioni di smontaggio dei macchinari iniziate lunedì - dopo lo sgombero manu militari degli operai che presidiavano la INNSE avvenuto con un blitz all'alba di domenica 2 agosto - sono sospese.
Ma c'è una novità: si ha notizia di un'ispezione interna del questore e il capo dei reparti schierati in forze di fronte agli ingresso e tutto attorno al perimetro dell'officina fa sapere con toni perentori che nessuno potrà entrare per parlare con i cinque all'interno: per il passaggio dei viveri si incaricherà la polizia. Ordini superiori.
Segnali preoccupanti: stanno forse pensando a un atto di forza per tirar giù i cinque dal carro ponte; sarebbe un'operazione di un estremo rischio per i lavoratori e anche per chi volesse cercare di forzare la situazione. In ogni caso è in atto un tentativo di indebolire la resistenza dei cinque provando a isolarli dai compagni all'esterno. Ci sono momenti di tensione, ma non c'è modo subito di replicare.
Nel tardo pomeriggio, mentre il "padrone rottamaio" Genta tiene una conferenza stampa in un prestigioso hotel milanese (in cui non dice nulla di nuovo), il presidio si anima. I presenti si raccolgono in sit in a ridosso dello schieramento delle forze dell'ordine, per denunciare il veto che impedisce ai cinque ogni contatto con l'esterno, un diritto riconosciuto anche ai detenuti. Giorgio Cremaschi riferisce che la FIOM nazionale ha chiesto al Prefetto di rimuovere il veto e la possibilità per una delegazione del presidio di incontrare ogni sei ore i cinque asseragliati all'interno. Ovviamente ribadisce la richiesta del ritiro delle forze dell'ordine, la sospensione dello smantellamento dei macchinari e l'avvio di una trattativa vera per la difesa dei posti di lavoro e dell'impianto produttivo.
Fa capire che se non sarà rimosso entro l'indomani il veto odioso a incontrare i cinque all'interno la FIOM è pronta ad azioni più energiche e meno simboliche. Un settore dei presenti reagisce irritato per l'attendismo e propone un'azione immediata (per la quale, va detto in tutta onestà, non ci sono proprio le condizioni). Un fronteggiamento con i poliziotti in tenuta antisommossa che presidiano l'ingresso della fabbrica va avanti con qualche spintone ma senza altre conseguenze per una decina di minuti.
Più tardi la tensione si esprime anche con accesi toni polemici di alcuni operai della INNSE verso Cremaschi che riferisce al presidio del colloquio telefonico avuto con gli asseragliati. Per fortuna il loro morale è buono e chiedono di continuare e allargare la solidarietà.
Questo è in effetti, per il momento il punto decisivo: rafforzare il presidio. La responsabilità di muoversi in tal senso è innanzi tutto della FIOM e dei sindacati nazionali. Ma poi ogni organizzazione politica e sindacale, ogni centro sociale dovrebebro impegnarsi nel presidio; e anche ogni singolo dovrebbe pensare di spendere qualche giorno dei prossimi qui a Lambrate, davanti alla INNSE.
Domani sarà un momento importante. Rimuovere il veto vigliacco a incontrare i compagni di lotta in prima linea su un carro ponte nei capannoni vuoti è una priorità perché la resistenza e la lotta possa continuare ed avere possibilità di vittoria.
Tutti coloro che possono dovrebbero convergere domani 6 agosto in tarda mattinata a Milano, periferia est, non lontano dalla stazione di Lambrate, via Rubattino 81.
Il PCL farà la sua parte. Come ieri e oggi, sarà presente al presidio anche il portavoce nazionale del partito Marco Ferrando.
A tutti i compagni e le compagne che leggono queste righe mi sento di dire: la lotta è qui, la lotta è ora.
(t.b., 5 agosto 2009)

Tiziano Bagarolo

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FONTE

  • tiziano.bagarolo@tele2.it