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PRIMO COMMENTO SUI RISULTATI ELETTORALI

Il risultato in Italia delle elezioni europee richiede un primo breve commento, in attesa di una lettura più approfondita e articolata.

11 Giugno 2009

Dal punto di vista generale, il risultato elettorale registra il fallimento dell’operazione plebiscitaria cercata da Berlusconi. L’acclamazione popolare del Cavaliere – quale possibile leva di un suo affondo istituzionale – non c’è stata. Il rapporto di forza complessivo tra centrodestra e centrosinistra non conosce modifiche sostanziali rispetto alle precedenti elezioni politiche. Il successo della Lega Nord e dell’Italia dei Valori, sui rispettivi versanti, accresce le contraddizioni politiche interne al bipolarismo, e annuncia nuovi elementi di instabilità e contrattazione politica nel campo stesso della coalizione di governo. Lo stesso referendum truffa ipermaggioritario del 21 Giugno viene ulteriormente depotenziato da questo voto.



Il PD conosce l’annunciata e pesante flessione rispetto al voto delle elezioni politiche, aggravata dalla perdita di numerose posizioni di governo sul terreno delle amministrazioni locali. Ma l’insuccesso di Berlusconi compensa politicamente questo dato. E frena un’immediata e ulteriore precipitazione delle contraddizioni interne al PD (tutte presenti e irrisolte).



Le sinistre (PRC-PDCI e Sinistra e Libertà) beneficiano in parte, nel loro insieme e sul terreno elettorale, della crisi del PD, seppure in misura minore del dipietrismo. Ma conoscono politicamente una sconfitta pesante. In particolare il mancato raggiungimento del quorum penalizza il blocco PRC-PDCI, sia sotto il profilo “finanziario”, sia sotto il profilo politico: dove sono destinate ad acuirsi, in un quadro terremotato, tutte le contraddizioni di linea e di prospettiva presenti al suo interno (“partito sociale”, “unificazione dei comunisti”…). Mentre Sinistra e Libertà non ha alcuna seria possibilità di tradurre politicamente il proprio risultato elettorale (in sé non disprezzabile): né in termini di forza organizzata unitaria (“costituente della sinistra”), né in termini di reale negoziazione col PD. Complessivamente, l’estromissione compiuta dei due vecchi tronconi del PRC da ogni sede istituzionale, completa la parabola della loro crisi. Pur non sancendo affatto, di per sé, la scomparsa della presenza politica del PRC, ingombrante e mistificante.



Il PCL riporta un dato sicuramente modesto, ma positivo. Modesto perché non siamo ancora in grado di capitalizzare direttamente la crisi politica profonda delle sinistre italiane, sul terreno della costruzione di una direzione politica alternativa del movimento operaio. Ma assolutamente positivo: perché, in una situazione politica molto difficile (e molto più complicata di un anno fa), riusciamo a consolidare e rafforzare la nostra presenza.



Complessivamente registriamo la stessa percentuale di voto delle ultime elezioni politiche, pur essendo assenti nel Sud e nelle isole (cioè in un terzo dell’elettorato). Nelle tre circoscrizioni in cui eravamo presenti (Centro, Nord Ovest, Nord Est) passiamo dallo 0,6 % allo 0,8 %, con un incremento di voti assoluti (da 150000 voti a 165000) nonostante la crescita dell’astensionismo. In cinque situazioni regionali (Toscana, Emilia, Marche, Liguria, Umbria) e in ventisei realtà provinciali (Pavia, Lodi, Mantova, Ancona, Ascoli, Fermo, Vercelli, Arezzo, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Perugia, Terni, Cesena-Forlì, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Gorizia, Rieti, Genova, La Spezia, Savona) raggiungiamo o superiamo l’1 % dei voti. In generale, pur a fronte della concorrenza del simbolo del PRC e della pressione del “voto utile” per il PRC, il PCL esce rafforzato dal voto: peraltro, il contesto politico del voto e dei suoi risultati consolida politicamente il PCL e la sua riconoscibilità pubblica, ben al di là del puro dato elettorale.



L’investimento della campagna elettorale e del suo risultato nello sviluppo del PCL è il nostro primo banco di prova. Abbiamo registrato e registriamo un nuovo flusso di domande di contatto e di adesione al partito, lungo l’intero territorio nazionale. Per questo rilanciamo da subito la nostra campagna di tesseramento , rivolgendola alla conquista di questa nuova leva di interlocuzioni e relazioni emersa negli ultimi mesi.

Questa campagna di tesseramento ha carattere politico, e si appoggia due assi tra loro intrecciati.



a) Il primo è la valorizzazione del PCL, della sua costruzione e radicamento, quale unica risposta reale alla crisi di direzione del movimento operaio e della sinistra. Solo la coerenza dei principi e di un programma anticapitalista può forgiare una sinistra capace di futuro; al di fuori dei principi e della coerenza, c’è spazio solo per successi effimeri, destinati alla lunga ad evaporare e a dissolversi. La parabola storica del bertinottismo e del PRC è al riguardo emblematica. Per questo lo sviluppo del PCL e del suo programma non è solo la risposta alle esigenze dei lavoratori, ma anche l’unica via d’uscita dalla crisi della sinistra italiana.



b) Il secondo è lo sviluppo di una nostra proposta unitaria al mondo delle sinistre e al loro popolo. L’intera situazione politica e lo stesso dato elettorale alimentano un naturale sentimento unitario in molti lavoratori, militanti, elettori di sinistra. Dobbiamo dare a questo sentimento la nostra traduzione politica, alternativa e contrapposta a quelle fraudolente dei gruppi dirigenti riformisti. Ferrero prova a rilanciare una “federazione” delle sinistre, aperta a Sinistra Critica, come cartello politico elettorale. Diliberto ripropone l’”unificazione di partito dei comunisti”, attorno ad un’impostazione politico-culturale neoberlingueriana. Vendola promuove la cosiddetta “costituente della sinistra”, dalle improbabili fortune e direttamente subalterna al PD. Noi contrapponiamo a queste ingegnerie burocratiche del riformismo, una proposta di unità d’azione sul terreno della lotta di classe, riprendendo l’impostazione della “lettera aperta alle sinistre” formulata prima della campagna elettorale. Non ci interessano alchimie elettoralistiche e confusioni di programma. Ci interessa lo sviluppo del movimento reale delle masse sul terreno dell’unificazione e radicalizzazione delle lotte. Per questo rilanciamo la proposta del “Parlamento delle sinistre”, quale strumento di fronte unico d’azione contro il governo e la Confindustria, e quale sede di confronto pubblico tra le sinistre sul terreno dell’azione di massa, della risposta alla crisi capitalista, della costruzione di un’alternativa.



Su tutti questi temi di analisi e proposte, si svilupperà a breve una riflessione ed elaborazione, innanzitutto, dei nostri organismi dirigenti. Ma è essenziale da subito focalizzare un dato di fondo: la partecipazione, pur disomogenea, alla campagna elettorale per il Parlamento Europeo, lo stesso risultato riportato, la crisi profonda del PRC, rilanciano uno spazio potenziale di raccolta di nuove forze attorno al PCL, nell’interesse generale del movimento operaio italiano. Ci impegneremo in questa direzione con tutte le nostre energie.


Esecutivo nazionale PCL 09/06/09

info@pclavoratori.it

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