Dalle sezioni del PCL
L'unico polo indispensabile in Italia è il Partito Comunista Italiano
La forza delle idee al di là dei numeri
9 Giugno 2009
A prescindere dall'esame del risultato elettorale alle Europee, il patrimonio di idee di questo partito può e deve diventare polo aggregante a sinistra.
Il mio primo voto, 28 anni fa, fu per il PCI. Ero reduce da un comizio neanche tanto partecipato a Piazza San Giovanni, Roma: molte bandiere, qualche slogan, pugni chiusi neanche tanto convinti. Ricordo che l'aria che si respirava allora, le parole dei leader (giuro che non mi ricordo chi fosse) erano troppo tiepide per entusiasmare qualche migliaio di persone già abbastanza deluse. Ritengo oggi che proprio a quei tempi, la crisi di un certo pensiero, prima ancora dei problemi di un apparato partitico, era già in corso. Ero un ragazzino che ragionava di politica, leggeva molti giornali, parlava con tutti: dai vecchi partigiani a San Lorenzo, ai nostalgici del Duce, passando per i miei parenti che salvarono dalle leggi razziali, dall'interno della questura del '40, molti concittadini che avevano solo il difetto di appartenere alla "razza ebraica", italiani come loro, amici, conoscenti. Mi raccontavano come, da un giorno all'altro, l'orrore della follia umana li poteva privare di gente conosciuta da anni solo perché una dittatura mostruosa voleva dimostrare la sua fedeltà ad un'idea altrettanto mostruosa e ad un'alleanza di morte. Sembra leggenda, qualcuno nega ancora certe verità, forse abbiamo davvero dimenticato quegli orrori. Alle Fosse Ardeatine, del resto, portano le classi in gita, istruttiva, per poi dimenticare che qui a Roma abbiamo un sindaco fascista oggi, 2009, e chissà per quanto ancora. Il nostro problema è iniziato dal momento in cui si è deciso di far dimenticare ai ragazzi degli anni '80 l'importanza dell'ideologia in quanto si pensava fosse quella la ragione degli scontri che avevano contraddistinto il '77. Troppa violenza. Era bene dimenticare, era ora di riappacificarsi, tutti uniti sotto il rassicurante ombrello costituzionale. Certo, è bello e facile essere sinceramente democratici. E non sapete quanto io sia innamorato di questa Carta, così moderna, attuale, rassicurante. Peccato che fare il democratico mentre qualcuno ti punta il fucile addosso è molto difficile.
Fare il democratico quando i soldati franchisti ti vengono a cercare perché sei comunista oppure omosessuale, è altrettanto difficile. E' anche difficile pensare ancora alla democrazia mentre assediano un presidente eletto dal popolo e riempiono uno stadio di gente da massacrare, oppure mentre ti portano via i figli davanti a casa, colpevoli solo di pensarla in un certo modo... Cronache dal mondo, dalla Storia, dalla nostra memoria... E non abbiamo ancora imparato un bel nulla. Oggi, la Storia è tornata nella forma peggiore, riproponendo dittatura, perversione, forse pericolo mortale. La Destra si sente forte quando è maggioranza, è già successo in Italia, mi pare, e non tollera più dissonanze ideologiche... e allora fare i democratici con il cancro covato sotto la nostra democrazia in tutti questi anni, fra le stragi impunite, i segreti di Stato, le avanzate contro gli opposti estremismi, l'ordine con il K davanti, tra le studentesse trucidate per la strada, le pareti delle scuole macchiate dai manganelli della polizia, ora è diventato di nuovo difficile, forse impossibile.
Svegliatevi, la Storia è tornata, la dittatura è già qui, ed ha il voto di troppi Italiani, storditi, intorpiditi, forse convinti davvero... Che volto avrà, stavolta? Quali metodi adotterà per stroncare la rivolta popolare? Chi, stavolta, sarà ricordato dalla Storia quale vittima di questo regime? Non illudetevi, non esiste una dittatura morbida. Ci sono militari per strada, ronde private nei quartieri, quattro uomini al di sopra della legge, e già ora la nostra Carta è calpestata, violata, negata.
Il partito che votai ha cambiato nome quattro volte, e in questi anni la mia vita è peggiorata continuamente, i diritti della gente, dei lavoratori sono stati "riformati" fino ad annullarsi. Il Capitale è signore e padrone in ogni attimo della nostra vita, comanda, organizza, dispone, ora dall'alto dell'Assemblea Europea, sempre più irraggiungibile... Se la Storia è tornata con le sue minacce, se le nuove generazioni non ricordano le parole che i vecchi partigiani mi dicevano a San Lorenzo, noi abbiamo il dovere di ripeterle prima che sia troppo tardi.
I numeri non contano, le percentuali di questa falsa democrazia, neanche. Votare quando un candidato ha tre televisioni, quattro giornali e un apparato di potere sterminato, e un altro neanche riesce a presentarsi in ogni circoscrizione non è democrazia, non è libertà, non è Costituzione.
Prima che sia troppo tardi, voglio poter votare ancora PCI, vedere milioni di persone dietro una bandiera rossa di rabbia e di vergogna per aver permesso al fascismo di risorgere sotto i nostri occhi.
Credo che spetti al gruppo dirigente di questo partito chiamare a raccolta ogni singolo comunista di questo Paese che comprenda questo allarme, che capisca che è ora, subito, il momento di alzarsi e marciare tutti dietro quella bandiera.
I numeri non dicono la verità, non possiamo essere così pochi a condividere ricordi come i miei, conoscenze come le mie, paure come quelle che provo io, a 45 anni, di fronte a questo regime. E' ora di vedere quanti siamo in realtà, pronti a marciare dietro quella bandiera. Ma ditelo, nelle periferie, nelle scuole, nelle piazze, su Internet, ovunque si possa parlare. Prima che sia troppo tardi anche stavolta.