Teoria

Sviluppi del Saggio del Plusvalore

L' invarianza de Il capitale di Marx

6 Giugno 2009

Di fronte al cianciare Riformista (PD, PRC, PCd’I, sindacati) che l’ Italia sia il Paese più corrotto dal punto di vista borghese rispetto ad altri Paesi Capitalisti, diremo, dal punto di vista marxista, che il Governo italiano attuale, avente come fulcro la scesa in campo politico di un imprenditore quale Berlusconi, onde amministrare nel modo più coerente gli interessi della borghesia italiana nel suo complesso, verrà preso come modello dagli altri paesi detti democratici o capitalisticamente più o meno avanzati, non solo come modello di corruzione borghese dilagante, ma essenzialmente come lo spietato e impunito libertinaggio di contrarre il valore della forza lavoro (salari) e, per contro, di estendere la massa di lavoro non pagato, ossia di dare piena libertà ai capitalisti di estendere il plusvalore a livelli vampireschi. Cioè il modello politico più conseguente della dittatura sociale del Capitale.
Questo non vuol dire che gli altri paesi capitalisti siano dei novellini nelle strategie di estorsione di plusvalore sul salariato. Ma che in tale compito il governo italiano è al momento, dopo la caduta di Bush in USA, il più efficiente rispetto agli altri, a parte la Cina. Nei paesi governati con tinte riformiste, i politici socialdemocratici saranno spodestati dal trono politico per far posto diretto a capitalisti che scendono in campo e alle loro destre sociali coalizzate.
Sansonetti, ex direttore di Liberazione, nella puntata di Ballarò del 16/10/2007 definì la ripartizione della ricchezza nazionale socialmente prodotta come il passaggio, dal 60% a favore del salario e del 40% a favore di profitto e rendita, al 60% a favore di profitto + rendita e del 40% a favore del salario.
Esplichiamo quindi dal punto di vista di Marx ne Il capitale Libro I il saggio del plusvalore come
p = p / v e quindi come
1. p = 40 / 60 = 66 2/3 %
2. p = 60 / 40 = 150%

quindi all’interno delle stesse 8 ore giornaliere, lo sviluppo è il seguente
p = pluslavoro / lavoro necessario

1. p = 3 ore 12 min. / 4 ore 48 min. = 66 2/3%
(p = 3 h 1/5 / 4 h 4/5 = 66 2/3 %)

2. p = 4 ore 48 min. / 3 ore 12 min. = 150%.

Chiameremo c il capitale costante, ovvero i costi fissi (macchinari, impianti)
v il capitale variabile o salario, p il plusvalore e saggio di plusvalore.

Posto che il capitale costante totale sia pari a
€ 1.000.000 e che ne sia prevista la durata di 10 anni, c trasferisce sul prodotto € 100.000 all’anno (€ 1.000.000 : 10), trasferisce cioè, ogni anno, 1/10 del suo valore totale sul prodotto

c (annuo) = € 100.000 / € 1.000.000 = 1/10 = 10%.

Ma nel caso in cui la durata prevista dei macchinari passi a 5 anni, come lo è attualmente, il capitale costante trasferirà, ogni anno, sul prodotto 1/5, ovvero il 20% del proprio valore totale

c (annuo) = € 1.000.000 / 5 = € 200.000
(trasferimento annuo su M) € 200.000 / € 1.000.000 = 1/5 = 20%.

Il valore di c annuo è quindi raddoppiato; la produttività del lavoro dev’essere raddoppiata e il capitale ha quindi bisogno di uno smercio doppio. Su 8 ore giornaliere, il tempo di produzione si sarà dimezzato e il tempo di lavoro necessario passerà a 4 ore. Per contro il plusvalore avrà le altre 4 ore pulite per annetterle al fatturato Aziendale. Quindi il saggio del pluslavoro sarà come

p = 4 ore / 4 ore = 100%

passando dal 66 2/3% sopra menzionato, al 100%.
Ma essendo costante, come spina nel fianco, il peso annuo del 20% del capitale costante ed essendo la perdita di mercato internazionale dei paesi capitalisticamente avanzati pari al 20%, il capitalista deve contrarre di 1/5 il salario aumentando del 20% la produttività, cioè la forza produttiva del lavoro onde distribuire il volume di c su un quantitativo maggiore di merci e quindi cercare di contenere o ridurre i prezzi.
Le 4 ore di lavoro necessario, si ridurranno di 1/5 e dunque 48 minuti di lavoro vengono annessi ai domini del plusvalore ed estorti al salario.

p = 4 ore 48 min. / 3 ore 12 min. = 150%
p = 4 h 4/5 / 3 h 1/5 = 150%

Anziché ripartire le 8 ore al 50% tra salario e fatturato aziendale, cioè anziché un tasso del plusvalore del 100% = 4 ore / 4 ore.

L’attuale crisi di sovrapproduzione si aggira tra il 20% e il 30% delle perdite di mercato. Essa la si scarica sui lavoratori comprimendo la massa salariale e il salario onde ridurre, tramite saldi e offerte, il prezzo delle merci del 20% o del 30%. Tramite sotterranee trattenute o restituzioni di 1/5 o di 1/3 del proprio salario diretto cui il lavoratore è sottoposto dal suo padrone. Dunque il tempo di lavoro necessario medio, quindi il valore medio della forza lavoro, sarebbe portato ad una contrazione pari al 25%. Il lavoro necessario si riduce di ¼ , da 4 a 3 ore. Per converso l’ora in più prodotta dagli operai se la aggiudica il pluslavoro.

p = 5 ore / 3 ore = 166 2/3%.

La perdita di 1/3 di mercato contempla una contrazione salariale pari al 33 1/3%. Il plusvalore si prolunga di 1 ora e 20 minuti, altrettanto si accorcia il tempo necessario alla riproduzione del salario. Da p = 4 ore / 4 ore = 100%, passiamo a

p = 5 ore 1/3 / 2 ore 2/3 = 200%
p = 5 ore 20’ / 2 ore 40’ = 200%

Il macchinario, utilizzato capitalisticamente, è un mezzo per spremere all’operaio più lavoro del necessario e comprimere, abbassare il suo salario. Questo più lavoro, oltre quello inerente alla riproduzione del salario, Marx lo chiamò pluslavoro ovvero plusvalore.
Agli operai diciamo che a partire dagli anni ‘90, all’interno delle 8 ore “legali”, hanno cominciato a lavorare 4 ore per proprio salario e 4 ore per il ricavato aziendale. Fino a giungere all’incremento dei punti del saggio di sfruttamento che sopra sono stati indicati.
Nell’esposizione non si è tenuto conto del prolungamento delle ore di straordinario come forma di incremento assoluta del saggio di sfruttamento che può essere utilizzata in dati momenti di questa crisi di sovrapproduzione, qualora il capitalista non intervenga sul capitale costante, cioè qualora non effettui investimenti aggiuntivi in tecnologia di produzione (costi fissi, capitale fisso), bensì nel caso vengano effettuate delle variazioni della sola metrica produttiva che richiedano al lavoratore l’esecuzione di un complesso di operazioni in 1/5 o 1/3 di tempo in meno, cioè che, tramite riadattamenti di coordinate gestionali sullo stesso macchinario, impongano all’operaio di applicare sull’oggetto di lavoro delle operazioni in 48” o in 40” anziché in 60” .

Francesco Lupinacci

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FONTE

  • frankx@email.it