Dalle sezioni del PCL

Lettera aperta alle realtà di lotta calabresi

27 Agosto 2006

Care/i Compagne/i,

In merito alla riunione tenutasi mercoledì 28 giugno presso i locali dell’Associzione La Kasbah in relazione alla necessità di riprendere azioni di lotta per la chiusura del Cpt di Lamezia Terme, e in merito all’esito dell’importante manifestazione tenutasi il 7 luglio presso il Cpt lamentino, crediamo sia doveroso proporre dei punti di riflessione a tutti i compagni, appartenenti per la maggior parte, ad organizzazioni e gruppi delle sinistra politica, antagonista e sindacale, che in questi anni, nella nostra città, così come su tutto il territorio calabrese e meridionale hanno spesso saputo dare vita a tutto un percorso di contestazione e di lotta che ci ha visti soggetti cuore dell’opposizione politica e sociale alle logiche liberiste e padronali imposte pesantemente dai processi della globalizzazione capitalistica e dal governo reazionario delle destre che, permetteteci di dirlo, ha perso consenso, da un versante di classe, anche grazie a questo percorso di lotta.

Un periodo intenso che, in alcune occasioni si è dimostrato proficuo in termini di coinvolgimento di settori della società civile e cittadini, ma che ha avuto una battuta di arresto a causa della parentesi elettorale delle recenti elezioni politiche.
Tutti noi ci siamo impegnati attivamente per cercare di capitalizzare la nostra azione facendo un primo passo necessario, mandare a casa il governo Berlusconi. Ma nel fare questo le diverse sensibilità presenti sono arrivate ad intraprendere dei percorsi differenti.
Molti hanno scelto di sostenere elettoralmente settori della sinistra radicale considerando il controverso ingresso nel futuro governo di centrosinistra come un necessario passaggio intermedio, per provare a spostare a sinistra le strategie programmatiche dell’Unione, attraverso la difesa a spada tratta di alcuni punti irrinunciabili, dal No senza se e senza alla guerra in Irak così come di tutte le missioni militari, alla cancellazione delle leggi di precarizzazione del mondo del lavoro, dal No alla grandi opere (Ponte sullo stretto, TAV su tutti) alla chiusura immediata dei Cpt.
Altri sostenendo la cacciata del governo Berlusconi comunque come un passaggio sacrosanto, in virtù di queste lotte e di queste ragioni, hanno considerato irrinunciabile una collocazione d’opposizione ad un governo che già in passato veniva configurandosi come futura alternanza borghese, come nuovo governo espressione dei poteri forti e di nuove e più ampie cricche padronali.

Oggi, a pochi mesi dall’insediamento del nuovo governo, siamo di nuovo in piazza per ridare forza alle nostre ragioni. Ma questo ci impone delle riflessioni di prospettiva.

Venendo nel merito dell’argomento posto in discussione il 28 giugno, consideriamo l’iniziativa di lotta del 7 luglio presso il Cpt di Lamezia molto positivamente, oltre che dal nostro presidio, anche nella visita all’interno della struttura di alcuni parlamentari tra cui L’On. Francesco Caruso.
Consideriamo la presenza della delegazione parlamentare una iniziativa coraggiosa perché puntava a rafforzare la volontà di mantenere alta l’attenzione sulla necessità della chiusura immediata di questi lager di stato, dove esseri umani pur non avendo compiuto alcun reato sono costretti alla detenzione in strutture fatiscenti dove la dignità umana viene calpestata continuamente.
Nonostante questo sappiamo però che egemone, anche in questa nuova maggioranza di governo, è la volontà di mantenere aperti i Cpt (anche se del miglioramento delle condizioni di permanenza se ne può parlare (sic!)), di mantenere cioè una concezione razzista della sociètà che considera comunque necessarie queste “strutture di accoglienza” perché necessario è regolare i flussi e tenere separati i buoni dai cattivi, tra chi viene nel nostro paese per lavorare e i potenziali terroristi.
In virtù di questo sarebbe necessario riflettere su come porre in prospettiva una battaglia che sappiamo sarà dura, ma rispetto a cui non intendiamo indietreggiare nemmeno di una virgola rispetto alle nostre parole d’ordine.

È necessario perciò, partendo da giornata del 7 luglio, rilanciare il ruolo dell’opposizione allargando questa lotta non solo in vista della chiusura della struttura lametina, ma sforzarci di generalizzare questa lotta in tutte queste strutture presenti in Italia, lanciando una campagna a carattere nazionale per la chiusura immediata e integrando questo percorso all’interno di una piattaforma di lotta che la unifichi alle lotte per la cancellazione di tutte le leggi di precarietà sul mondo del lavoro, contro la prossima finanziaria annunciata di lacrime e sangue, contro le grandi opere “comunque necessarie”, contro il rifinanziamento delle missioni militari in Afghanistan, contro il vergognoso invio di truppe militari sul territorio libanese così come di tutte le zone di guerra.

In questa direzione si deve collocare il nostro rapporto con i parlamentari “critici”che fino a ieri, pur essendo parte della maggioranza di governo, sembrano intenzionati con noi a portate avanti la chiusura dei centri.
Ma per fare questo dovremmo incalzare questi compagni (soffermandoci anche sull’esito del voto (ahinoi!!!) positivo al rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, ma soprattutto sull’atteggiamento tenuto in questi giorni verso la nuova missione di guerra in Libano. Salutata positivamente da tanta parte del popolo “pacifista” perché sotto le bandiere dell’Onu e dei caschi blu, ma che prevede pursempre l’invio di 7.000 nuove truppe tra cui ben 3.000 soldati inviati dal nostro paese) che oggi più di ieri, non si può essere soggetti di alimento del conflitto sociale e allo stesso tempo essere parte di un governo borghese seppur “turandosi il naso”. Dobbiamo convincerli che se queste storture che noi tanto contestiamo rimarranno aperte (e rimarranno aperte) bisogna che rompano con questo governo, ma non solo per non essere più - anche se indirettamente - responsabili di tenere il sacco agli avversari dei lavoratori e delle lavoratrici in questo paese e che nonostante i no annunciati o presunti di qualcuno, continuano ad avere mano libera sui loro scopi, ma soprattutto perché solo così si potrà creare un versante anche istituzionale di opposizione che continui a dare più forza e più credibilità alle nostre aspirazioni e alle lotte che inevitabilmente si svilupperanno nei prossimi mesi.

mc PCL Cosenza

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