Dalle sezioni del PCL
SUL BENE COMUNE
9 Dicembre 2008
Anzitutto l'espressione "bene comune" sta ad indicare un fine che nell'attuale società è difficilmente perseguibile, per non dire impossibile.
Nel capitalismo, infatti, tutto il potere sociale ed economico nonchè, quindi, politico è nelle mani di una ristretta minoranza sociale, la borghesia. Essa è padrona dei mezzi di produzione e dei relativi rapporti che costituiscono la struttura di tale sistema. Per "struttura" intendiamo il fondamento di una società, ovvero ciò che, ad esempio, permette al capitalismo di essere tale.
Ora, la struttura della società capitalistica consiste nella proprietà privata dei mezzi di produzione; ossia la borghesia, che rappresenta il 10 o massimo massimo il 20% della società, detiene tutto il controllo socio-economico a discapito, ovviamente, del restante 90 minimo minimo 80% della società, chiameremo proletariato o classe lavoratrice. Ovvero la forza lavoro, la società stessa, di cui la classe dominante si serve per aumentare il proprio profitto. Un sistema del genere, naturalmente, genera ingiustizie e disuguaglianze ed è un sistema profondamente disumano: ciò vuol dire che l'utopia non è l'abolizione del capitalismo, ma il suo tanto osannato "miglioramento". La crisi attuale, la più grave dopo quella del '29, non è dovuta, come hanno detto alcuni, ad una "mala gestione" del liberismo; il liberismo funziona così da sempre, è la sua natura. E' la logica conseguenza di un sistema fondato sulla legge del profitto, per òla quale tu lavori per me e non per te stesso; se lavori per te stesso è solo in ultima istanza. Di conseguenza, anche se, a lungo andare, nel sistema liberale si sono soddisfatti alcuni bisogni umani, ciò è solo perchè tale soddisfazione è funzionale all'aumento del profitto: ossia, se io aumento il salario al mio lavoratore, egli sarà disposto, per riceverlo, a lavorare anche di più. Il problema di tutto ciò è che così non solo la borghesia ci guadagna in termini di denaro, ma anche finisce di assoggettare il proletariato; quest'ultimo, infatti, vedendo aumentato il prorpio salario, dimentica di essere sfruttato e si trasforma in una classe di "servi contenti" in cui pochi hanno ancora quella famosa COSCIENZA DI CLASSE, che permette agli sfruttati di aprire gli occhi sul mondo che li circonda e di essere, appunto, consapevoli di quale sia il loro ruolo, la loro ondizione nell'attuale società.
Ciò detto la situazione non cambia con un Obama; quest'ultimo, ad esempio, potrà anche essere "meno verme" di Bush, ma sta di fatto che non è l'onestà del singolo capitalista che conta, ma la disonestà del sistema. E' come quando si parla dei "buoni" re del passato: ci saranno stati anche dei sovrani illuminati, "giusti", forse meno guerrafondai di altri, ma ciò non va ad intaccare il fatto che la società fosse ingiusta, che i poveri avevano poco o niente mentre gli aristocratici vivevano nel lusso. A proposito di ricchezza: i dati statistici dell'ONU pubblicati due anni fa nel 2006, ci dicono come il 10% della società mondiale, ovvero la borghesia mondiale, la nuova aristocrazia planetaria detenga l'85% delle ricchezze e solo negli Usa il 70%. La Cina è ancora indietro, ma è sulla buona strada, 45%; una sorta di...comunismo ALQUANTO SINGOLARE!
Dunque, qual è il modo per creare un bene comune? Bisogna che si sovverta l'ordine esistente e se ne costruisca un altro, quello socialista, per l'appunto non più fondato sull'interesse di pochi ma sull'interesse di molti; non più fondato sulla cinica e sporca legge del profitto e del dio denaro ma su quella dei bisogni umani e del loro soddisfacimento. Ci dicono:"Ma il socialismo è fallito, è una dittatura..." e altre stupidaggini simili. Premesso che l'unica "dittatura" che noi possiamo accettare è quella del proletariato, ma qual è questo "socialismo reale"? "Come? I paesi ex sovietici, la Cina, Cuba, ecc." ci rispondono. Ciò vuol dire che quando si parla di socialismo, non si sa di cosa si sta parlando, poichè si associa tale termine a realtà che con quel simbolo (la falce e martello) e quel nome non hanno niente a che fare. La storia ce lo dimostra. Lo sappiamo o no che quei regimi sono stati tra i primi a sterminare i comunisti? Peraltro noi stessi faccaimo parte di un'internazionale, la Quarta Internazionale fondata da Trotsky nel 1938, i trotskisti (o autentici, veri comunisti), che ha sempre combattuto contro quei regimi che erano e sono STALINISTI e, quindi, tutt'altro che socialisti o comunisti che dir si voglia. Infatti, il socialismo è impossibile senza democrazia, senza un'attiva partecipazione delle masse, la "creatività delle masse" di cui parlava Lenin. Scrive Trotsky verso la fine del Programma di Transizione:"Senza democrazia interna non c'è educazione rivoluzionaria". D'altronde dittatura del proletariato vuol dire democrazia proletaria, che è vera democrazia; al contrario di dittatura della borghesia, democrazia borghese, che è falsa "democrazia".
Insomma, il socialismo non è solo possibile ma è necessario anche se vogliamo salvarci dalla catastrofe mondiale non solo economico-sociale, ma ecologica (altra conseguenza catastrofica dell'indecenza capitalista è lo sfruttamento anche di risorse naturali che ha portato al declino dell'equilibrio ambientale). E, quindi, se vogliamo soppiantare questo "socialismo per i ricchi" con un vero e autentico BENE COMUNE.