Prima pagina
costruiamo un movimento di massa di studenti e lavoratori contro la controriforma dell’Università e contro il governo Berlusconi
comunicato del com. esecutivo PCL
29 Novembre 2008
Più che “autoformazione”: costruiamo un movimento di massa di studenti e lavoratori contro la controriforma dell’Università e contro il governo Berlusconi
Come si sta rilevando dalla situazione di questi giorni l’Assemblea delle facoltà in lotta alla Sapienza (15/16 novembre 2008), più che essere un momento di centralizzazione e rilancio delle lotte universitarie, ha sancito la chiusura (almeno momentanea) di questo primo ciclo di occupazioni e mobilitazioni: da una parte non ha indicato né nuove scadenze e modalità di lotta contro il governo, dall’altra non ha definito alcuna piattaforma esplicita sulle contro-riforme in corso, in grado di demarcarsi dai diversi soggetti (organizzazioni sindacali, Rettori di Acquis, ecc) che stanno capitalizzando le lotte avvenute per accordarsi con il ministro Gelmini su tempi e modalità dei nuovi decreti e disegni di legge.
I “riformatori” hanno infatti ottenuto il blocco temporaneo degli attuali concorsi (si dice almeno per 6 mesi), avviando contemporaneamente una centralizzazione delle commissione sugli Ordinari (non solo di settore) ed una procedura di ri-definizione dei criteri per accedere alla carriera universitaria estremamente più rigidi e legati ai percorsi formativi interni all’accademia, che sono quelli più controllati dai baroni (dottorati di ricerca, pubblicazioni, ecc).
Nel contempo il blocco del turn over ed i finanziamenti del Fondo Ordinario (che nella elaborazione originaria -finanziaria del 1993 – doveva garantire il funzionamento normale degli Atenei, stipendi e costi correnti, mentre il Fondo di ripartizione ottenuto con i risparmi doveva essere distribuito con un criterio premiale della ricerca e della didattica di eccellenza) vedono i tagli ridotti, ma questo “guadagno” non è ridistribuito sulla base delle esigenze (costi sostenuti), ma ancora una volta sulla base di una valutazione dei diversi Atenei.
Sono entrambi meccanismi utili ad implementare, nel breve-medio periodo, un sistema universitario segmentato e controllato dai poli accademici più forti, sul piano numerico (numero di docenti ordinari) e di risorse (finanziamento delle attività scientifiche). Una strutturazione materiale e organizzativa in grado di permettere la conclusione della lunga “controriforma” dell’università italiana (1989/2009) con la cancellazione del “valore legale” dei titoli di studio e la precarizzazione “stabile” (e non solo in ingresso) di un consistente settore dei docenti universitari (il 40% di essi sarà infatti pensionato nel giro dei prossimi 2/3 anni).
La realizzazione piena, cioè, di un’università “anglosassone”, piegata agli interessi del sistema produttivo.
Rispetto questo tentativo, che come detto vede la piena compartecipazione di una parte dei Rettori (la Crui ormai si sta dividendo in almeno tre diversi tavoli: Acquis -i grandi atenei del centro nord-, i Rettori delle università di vera eccellenza mondiale – Sant’anna di Pisa, Sissa, ecc-; quelli del centro sud) e di settori significativi del Pd (non solo la Lanzillotta), la proposta emersa alla conclusione dell’assemblea della Sapienza di concentrare l’iniziativa sull’ “autoriforma” (senza votazioni e confronto democratico nel merito delle proposte) evita di affrontare il merito e la sostanza dei problemi.
Da una parte sin dai primi anni ’70 (proposta del Movimento studentesco della Statale) si sono proposte teorie di costruzione di un’università “critica” e di classe da costruire all’interno della struttura universitaria. E quindi questa strategia non mostra particolari novità o innovazioni o risposte all’attuale conflittuale, essendo parte della prassi di molti collettivi studenteschi e di giovani ricercatori-docenti: controcorsi e momenti di elaborazione critica rispetto ad un sapere ed una ricerca “dei padroni e per i padroni” hanno sempre innervato lotte e mobilitazioni studentesche in questo ciclo storico, compresa la Pantera ed il lungo ciclo di lotte che ne è seguito sul “numero chiuso”.
Dall’altra oggi l’indicazione di chiedere il riconoscimento di CFU per questi controcorsi, lungi dall’”inflazionare” il sistema, lo accetta come base costitutiva (specificazione e professionalizzazione dei corsi, il 3+2, funzionale al sistema imprenditoriale) e anzi si adatta ad esso e lo rilancia. L’ “inflazione” del sistema dei crediti è infatti non un elemento eversivo dell’attuale controriforma, ma al contrario un suo elemento costitutivo ed essenziale: come dimostra l’inflazione dei corsi di laurea e dei curricula (master, perfezionamenti, specialistiche, ecc), la moltiplicazione anche all’infinito di proposte formative, complete o parziali (singoli corsi, esperienze pratiche guidate, seminari, ecc), producono una disgregazione di fatto dei percorsi formativi e la perdita di significato del valore legale del titolo di studio.
Questa funzione dei controcorsi e dell’autoformazione è resa evidente proprio dalla situazione statunitense, dove ormai esistono centinaia di corsi, corsi di laurea e interi dipartimenti che propongono studi critici ed alternativi (marxisti, femministi, Black, decostruzionisti, ecc ecc ecc), creando una ricca ed articolata community accademica “alternativa ed altermondialista”, come anche una ricca ed articolata community accademica marxista, che non ha la minima capacità di incidere sul sistema universitario Usa (dominato dalle grandi università dell’apparato produttivo industriale-militare: Stanford, il Mit, ecc), né tanto meno sul contesto sociale e politico statunitense.
In questo quadro è al contrario importante realizzare una piattaforma che entri nel merito della controriforma Gelmini e che costruisca contro questo governo percorsi di convergenza con le lotte dei lavoratori (scioperi generali prossimi, Alitalia, ecc). Una piattaforma da discutere e votare in tutte le assemblee e le occupazioni in Italia, costruendo coordinamenti di Ateneo e nazionali democratici, per delegati eletti e sempre sostituibili.
Per questo sarebbe utile ed importante gli studenti che si sono impegnati nelle lotte, i collettivi, i comitati, le assemblee e le facoltà ancora in lotta discutano i documenti prodotti dall’Assemblea della Sapienza e trovino momenti di confronto e coordinamento per far emergere piattaforme e proposte diverse, in grado di rilanciare la mobilitazione e, su una base vertenziale, lo scontro con il governo.
Comitato Esecutivo PCL








