Dalle sezioni del PCL
IL CASO EATON
12 Novembre 2008
COMUNICATO SUL CASO EATON
La crisi economica mondiale scatenata dai mutui americani, banchieri e speculatori sta mettendo in mezza alla strada un enorme numero di operai, tra cui i lavoratori della Eaton di Massa. La Eaton presente a Massa, Rivarolo Canavese e Monfalcone è una multinazionale americana della componentistica auto, produce punterie di vario genere, meccaniche, idrauliche e a bilanciere. E ha clienti molto importanti come Fiat, Ferrari, Maserati, Audi, Mercedes e Ford, il 20% del mercato europeo nello specifico settore è della Eaton. Questo colosso statunitense della meccanica si era radicato a Massa nel 1986, diventando uno dei punti di forza dell’economia apuana da sempre in difficoltà a causa della chiusura di numerosi stabilimenti della zona ( Dalmine, Montedison ecc.). Con il passare degli anni la multinazionale ha ridotto sempre più il numero dei suoi dipendenti sulla logica del mercato, guardando ad est, Polonia. Nel 2000 la Eaton a Massa occupava 570 addetti, sono diventati 375 nel 2006 per poi arrivare agli attuali 345. La perdita del 40% delle commesse che aveva con Fiat, uno dei più importanti clienti, è stata una mazzata senza precedenti per i lavoratori dell’azienda apuana. Con questa perdita la sentenza di morte è arrivata puntuale ai primi del mese di ottobre con l’annuncio della chiusura dello stabilimento. La volontà di Eaton di chiudere fa parte della logica delle multinazionali, delocalizzare la produzione, dove manodopera e diritti sindacali sono ridotti all’osso, per non parlare di assicurazioni e contributi assistenziali. Ci sono stati vari incontri tra sindacati, istituzioni e azienda, dove ha più volte ribadito la serrata senza possibilità di tornare indietro. A Roma al tavolo nazionale condotto dal dr. Castano dirigente del ministero dello sviluppo economico, Eaton prima ha accettato la cassa integrazione ordinaria per tredici settimane per permettere la ricerca di nuove soluzioni alternative alla chiusura, successivamente si è rimangiata tutto, emanando un comunicato che non accettava i termini dell’accordo. L’irresponsabile comportamento di EATON mette sul lastrico 345 famiglie, molte di queste con mutui sulle spalle e figli da mantenere, per non parlare dell’indotto, circa 200 lavoratori che come i dipendenti della multinazionale rischiano di trovarsi a casa. Molte aziende locali che lavoravano per il colosso statunitense sono entrate in crisi e alcune hanno iniziato a ridurre il personale come nel caso della Brovedani a Livorno che ha licenziato 62 operai.
E’ ora che i lavoratori diano una degna risposta ai padroni, l’obbiettivo è il controllo operaio sull’azienda. Sono loro gli unici realmente interessati a far si che Eaton sopravviva e venga rilanciata, per questo devono acquisire il diritto di decidere cosa e come produrre. Basta con la politica delle multinazionali che prima chiedono ai lavoratori sacrifici sui turni, sulle ferie, sugli orari, sui ritmi, sul salario e poi, dopo aver spremuto la gente come limoni, chiudono le fabbriche.
La politica e le istituzioni devono intervenire: l’Italia non può essere il Far West delle multinazionali. Non è di compromessi negoziati che c´è bisogno: bisogna costringere i padroni a fare i conti con le esigenze dei lavoratori e a non smantellare le produzioni di qualità, le uniche in grado di dare un futuro produttivo al territorio. Battiamoci per dare gli stabilimenti a chi vi lavora, per la costruzione di una società nella quale i lavoratori abbiano nelle proprie mani il potere di decidere della produzione e della distribuzione di beni e servizi.
A fianco dei lavoratori mettiamo in campo tutte le forme di lotta disponibili affinchè la Eaton di Massa possa rimanere in vita.
PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI MASSA- CARRARA