Rassegna stampa

LE SINISTRE RADICALI «Sì, ma» da Bertinotti a Ferrero Diliberto tace, Ferrando anti-Obama

(da Il Manifesto)

6 Novembre 2008


Sinistre radicali in ordine sparso sulla vittoria di Obama, tranne che su un fatto: essa, pur rappresentando qualcosa di molto importante, non può costituire in nessun modo un esempio per l'Italia. C'è infatti chi, come l'ex presidente della Camera Fausto Bertinotti, la ritiene un fatto enorme per il mondo ma assolutamente irrilevante per la sinistra italiana. Chi parla di un «fatto storico» come il segretario del Prc Paolo Ferrero pur rimanendo tiepido sulle politiche che potrà perseguire, chi non esterna come la leader dei Verdi Grazia Francescato, il segretario del Pdci Oliviero Diliberto e la segretaria di Sinistra Critica Flavia D'Angeli. E chi infine si tira fuori dall'«Obamania» come il segretario del Partito comunista dei lavoratori Marco Ferrando, che pure plaude alla sconfitta di Bush. Andando con ordine, per Bertinotti la vittoria di Obama è un fatto enorme «che ci riguarda», ma che però non servirà a salvare la sinistra italiana e quella europea, che invece deve «ripartire da zero» visto che oggi è «sostanzialmente inesistente in Italia e a rischio di sopravvivenza in Europa». «La vittoria di Obama non ci rivela nessun elemento salvifico per la sinistra italiana e per quella europea. Il fatto che gli Usa abbiano un presidente nero - ha detto Bertinotti - avrà comunque un peso rivelante nella storia». Per Ferrero «la vittoria di Obama è un positivo segno di civiltà», per il quale «negli Usa la "linea del colore" è stata negli anni la linea di divisione simbolicamente più significativa. Che in questo paese vinca un candidato di colore rappresenta un fatto storico, di vero progresso civile. Non so quanto gli Stati Uniti cambieranno la loro politica interna ed estera. Temo poco. Ma questo non cancella il fatto che oggi sia caduto un muro segnato da discriminazioni ed emarginazioni e di questo non possiamo che rallegrarci». Infine il trotzkista Ferrando, che saluta «con gioia la sconfitta dell'amministrazione Bush, sepolta dal fallimento delle sue politiche guerrafondaie e liberiste» ma non si accoda «all'acclamazione bipartisan di Obama», che «ha capitalizzato elettoralmente una positiva domanda di cambiamento da parte di vaste masse popolari, ma i suoi programmi reali non segnano alcuna svolta di fondo».

CONDIVIDI

FONTE

  • luca.prini@libero.it