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Un confronto con gli organizzatori della manifestazione del 21 ottobre a Ghedi

20 Ottobre 2023
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Pubblichiamo uno scambio di lettere che abbiamo avuto con gli organizzatori della manifestazione "Uniamo le nostre forze contro le loro guerre" che si terrà il 21 ottobre a Ghedi (Brescia).


Prima lettera del PCL

06/10/2023

Cari compagni,

con questa diamo la nostra adesione alla manifestazione antimilitarista e antimperialista da voi convocata a Ghedi il 21 ottobre.

Siamo senz’altro d’accordo con l’essenza delle parole d’ordine. Vediamo il mondo che si sta sempre più dividendo tra due coalizioni imperialiste in competizione. Quella rappresentata dagli USA e dagli imperialismi NATO e, in Asia, da Giappone e Australia da un lato; e quella dei nuovi imperialismi ramparti di Cina e Russia, sorti a nostro avviso dalla restaurazione capitalistica operata dalle antiche burocrazie staliniste negli anni ‘90 e primi 2000 (per la Cina).

Per noi il movimento proletario deve essere assolutamente disfattista bilaterale, e ogni campismo è controrivoluzionario. La risposta però non deve essere pacifista, ma rivoluzionaria. Solo la rivoluzione socialista mondiale può evitare il perdurare e l’approfondirsi di un conflitto che potrebbe addirittura portare ad una guerra mondiale, anche se per il momento essa non ci sembra vicina.

Siamo anche certamente per sviluppare una lotta dura contro l’imperialismo italiano. È una tradizione chiara del nostro partito fin dalla sua nascita, quando ci dichiarammo in favore del diritto all’azione militare dei guerriglieri iracheni contro i soldati italiani e organizzammo (con la comunità palestinese e poche altre forze sindacali e politiche minori) la prima manifestazione contro l’invio da parte del governo Prodi delle truppe italiane in Libano, sedicentemente per una “missione di pace”.

Naturalmente siamo coscienti che esistono elementi di differenza tra il nostro partito e voi su una questione significativa.

Noi siamo contro le sanzioni antirusse, che colpiscono i lavoratori e le lavoratrici di quel paese, e siamo per la libera autodeterminazione dei popoli della Crimea e del Donbass, che hanno diritto ad unirsi alla Russia, se lo desiderano (cosa per cui abbiamo sostenuto il loro diritto a difendersi dalle truppe ucraine dopo il golpe reazionario di Maidan nel 2014).

Tuttavia, poiché l’origine della guerra nasce da un’aggressione imperialista russa, tesa a distruggere l’indipendenza Ucraina, prodotto (nell’ambito dell’URSS) dalla rivoluzione socialista russa e opera in particolare di Lenin (si veda quanto affermato ripetutamente da Putin sul carattere artificiale della nazione Ucraina “prodotto di Lenin e dei comunisti bolscevichi”), noi non pensiamo possibile non porsi in questa fase su una posizione di difesa dell’Ucraina, senza nessun appoggio al suo governo borghese, e di richiesta di ritiro delle truppe russe nella situazione precedente il 24 febbraio 2022.

L’armamento, con diverse riserve soprattutto da parte delle forze di destra, dell’Ucraina da parte degli imperialismi occidentali, pur costituendo un elemento della situazione non può essere unico e determinante. Se così non fosse dovremmo condannare come reazionaria e imperialista la lotta del popolo curdo, sostenuto militarmente (anche purtroppo in un momento con l’invio di truppe) dagli USA per i suoi interessi imperialisti.
Solo una vera partecipazione alla guerra da parte delle forze militari imperialiste cambierebbe a nostro giudizio le cose, spostandoci su una posizione disfattista bilaterale.

Con questo noi pensiamo di restare fedeli alle esatte posizioni dei marxisti rivoluzionari nella storia. Ogni guerra si svolge in un quadro più ampio di contrasti tra potenze ma, finché rimane isolata, questo non può esserne l’elemento determinante.

Così nel 1899 la Seconda Internazionale difese unanimemente (compresa Rosa Luxemburg e i socialdemocratici russi) contro l’aggressione imperialista inglese le repubbliche boere del Sud Africa, benché queste fossero sostenute militarmente, in particolare con l’invio di cannoni e fucili, dall’imperialismo tedesco.

Così ipotizzò Lenin nella Prima guerra mondiale se essa fosse rimasta limitata ad una guerra tra Austria-Ungheria e Serbia: «Se questa guerra fosse isolata, vale a dire non collegata con la guerra europea […] tutti i socialisti avrebbero l’obbligo di desiderare il successo della borghesia serba. Questa è l’unica deduzione giusta e assolutamente indispensabile, derivante dal carattere nazionale della guerra attuale». (Lenin, Il fallimento della Seconda Internazionale, giugno 1915)

Così Trotsky alla fine degli anni Trenta, in riferimento alla difesa contro l’aggressione imperialista giapponese della Cina, pur governata dal tiranno Jiang Jieshì (Chiang Kai-shek) armato dagli imperialismi coloniali USA e inglese, in una sorta di prologo alla guerra, certo questa fondamentalmente interimperialista, nel Pacifico nel 1941-’45.

Come detto, non riteniamo insignificante questa divergenza, ma dato quello che ci sembra il carattere generale della manifestazione di Ghedi, riteniamo, sia pure con queste precisazioni, del tutto logica la nostra adesione ad essa. 


Segreteria Nazionale PCL



Risposta degli organizzatori della manifestazione di Ghedi

12/10/2023

Cari compagni del PCL,

la vostra adesione alla manifestazione di Ghedi è per noi sconcertante dal momento che riconfermate in pieno il vostro schieramento, per noi gravemente errato, dalla parte dell’Ucraina chiudendovi totalmente gli occhi sul fatto che dietro e sopra l’Ucraina c’è la Nato, con il nostro “nemico principale” dentro.

Il “disfattismo bilaterale” da voi enunciato all’inizio è in realtà unilaterale sul lato russo, e la “lotta dura contro l’imperialismo italiano” è un esercizio retorico nel momento in cui sostenete la sua politica e azione pro-Ucraina.

Questa divergenza non è sanabile altrimenti che con la totale revisione della vostra posizione che, invece, confermate.

Abbiamo già avuto modo di spiegare a Brescia che nella manifestazione non ci sarà nessuno spazio per le posizioni filorusse e, conseguentemente, coloro che le sostengono hanno deciso di dare vita alla manifestazione di Vicenza, o comunque hanno deciso di non venire a Ghedi.

Con la stessa chiarezza vi diciamo che non ci potrà essere alcuno spazio per le posizioni pro-Ucraina che sono, per noi, qualunque giustificazione voi vogliate darne, posizioni pro-NATO, e perciò ancor più inammissibili di quelle filo-Russia.

Non ci è chiaro come mai non aderiate invece alla manifestazione di Pisa, dove sono accettate anche le vostre posizioni.


Gli organizzatori della manifestazione contro la guerra del 21 ottobre a Ghedi



Risposta del PCL agli organizzatori della manifestazione di Ghedi (non meglio precisati)

18/10/2023

Compagni,

abbiamo ricevuto la vostra risposta alla nostra adesione critica alla manifestazione da voi convocata a Ghedi. Naturalmente ci ha molto indispettito. La troviamo estremamente settaria e falsa nelle argomentazioni. Non a caso non c’è un vero cenno, non fosse che critico, alle nostre argomentazioni. Con le vostre avreste invitato a non partecipare sia Lenin che Trotsky. Ciò che del resto potrebbe essere logico con le essenziali basi teoriche della principale forza politica tra voi, la TIR, che si richiamano più alla Sinistra comunista italiana che al leninismo della Internazionale comunista delle origini come noi.

Tuttavia, pensavamo che una manifestazione convocata in maniera plurale sarebbe stata aperta a posizioni anche parzialmente diverse, nell’ambito della comune opposizione di classe ai diversi imperialismi e in particolare all’imperialismo italiano e quindi, nello specifico, al suo progressivo massiccio sviluppo sul terreno degli armamenti. E che altri degli organizzatori, che non condividono le premesse teoriche della TIR, avrebbero tenuto aperto il fronte delle adesioni. Così non è stato, e invece nella lettera che evidentemente accomuna, in assenza di distinzioni, tutti gli organizzatori, si stravolgono con critiche assurde il senso delle nostre posizioni. Niente di nuovo, sono grosso modo le stesse accuse che furono avanzate contro Trotsky e la nascente Quarta Internazionale nel 1938 da alcuni gruppi ultrasinistri, in particolare americani, nei confronti del sostegno alla Cina (allora governata dal reazionario Chiang Kai-shek) nella guerra contro il Giappone. Anche in quel caso l’accusa era di capitolare all’imperialismo americano e inglese che sostenevano, per i propri interessi imperialisti, la Cina.

Ciò detto, vi precisiamo che non è nostro costume farci determinare nelle nostre decisioni dagli organizzatori di manifestazioni o altro. La nostra tradizione storica ha sempre fatto sì che ci autodeterminassimo, sfidando in particolare gli stalinisti, e questo a partire non dall’accordo totale con le parole d’ordine degli organizzatori, ma dalla nostra valutazione della positività oggettiva o meno della manifestazione di cui si trattava.

Per questa volta, dopo aver discusso la cosa, abbiamo deciso in via eccezionale di non partecipare, come nei vostri desideri, ma non per quelli, alla manifestazione di Ghedi del 21.
Questo per vari motivi. Malgrado tutto vogliamo evitare tensioni con organizzazioni come il SI Cobas, con cui abbiamo fatto in maniera sostanzialmente fraterna iniziative importanti (al nostro livello) come le assemblee dei lavoratori combattivi e altro. Poi è possibile che sabato 21 si riabbiano manifestazioni per la Palestina nelle grandi città e in particolare a Milano, con una presenza larga, in particolare della comunità palestinese, che renderebbe quindi per noi prioritaria la partecipazione ad esse. Infine, anche se secondaria per i compagni della Lombardia e del Veneto a causa della distanza, c’è la manifestazione di Pisa, a cui noi abbiamo aderito, non per il vostro “suggerimento” ma per precedente decisione, anche lì con alcune riserve, ma nello stesso spirito con cui avevamo intenzione di aderire a Ghedi.

Questa, dunque, la nostra scelta: non saremo, con dispiacere, a Ghedi, con la sola improbabile eccezione che si trasformi in una manifestazione regionale per la Palestina, con la partecipazione della comunità palestinese. Come detto, cosa molto improbabile.

Ciò chiarito, vogliamo aggiungere brevi riflessioni su alcuni fatti. Il SI Cobas fa parte di una alleanza internazionale di sindacati combattivi e di classe, i maggiori dei quali sono Solidaires (Francia) e Conlutas (Brasile). Essi e la stragrande maggioranza dei componenti della vostra alleanza internazionale sono su una posizione di totale difesa dell’Ucraina, più rigida della nostra (infatti ci siamo rifiutati di firmare un testo di provenienza politica di organizzazioni che dirigono Conlutas; e in Francia i compagni del NPA di sinistra, che hanno le nostre stesse identiche posizioni sulla guerra, non condividono però la campagna dei principali referenti di Solidaires per chiedere apertamente al governo francese più invio di armi a Kiev). Nella recente conferenza internazionale in Brasile e in un convegno a Chicago queste posizioni di solidarietà all’Ucraina e ai locali sindacati indipendenti che hanno una posizione difensista è stato espresso chiaramente. Non ci risulta che il SI Cobas abbia esplicitato questa realtà (che dimostra quanto è complessa la situazione e le posizioni nell’avanguardia di classe mondiale) ai suoi iscritti. Né, a parte forse qualche flebile indicazione di dissenso, ci risulta che il SI Cobas, e in esso i militanti della TIR, abbiano fatto una battaglia frontale sulla questione. Anzi gira sui social nel mondo un video che, benché breve e generico, con la solidarietà ai sindacati ucraini difensisti, implicitamente ne sostiene le posizioni. In essi si vedono varie bandiere dei diversi sindacati. Vi è anche quella del SI Cobas, sorretta da uno dei suoi dirigenti!

Se fosse corretto quanto avete scritto su di noi nella vostra lettera di risposta, significherebbe che Conlutas, Solidaires e gli altri, ben più rigidi di noi nelle loro posizioni difensiste dell’Ucraina, sarebbero dei socialsciovinisti, e l’unica conclusione logica è che dovreste rompere con loro, oppure che quanto affermate su di noi è falso e assurdo. Ma con noi non c’è problema, anzi si cerca di tener lontano una organizzazione, sia pure nel quadro della sinistra estrema, “concorrente”; là si ha la convenienza a mantenere buoni rapporti e a presentarsi ai propri militanti e iscritti come parte di un raggruppamento, sia pure solo sindacale, internazionale. Perciò via i principi. Questa noi la chiamiamo ipocrisia opportunista. Cosa che ci è estranea, se no non vi avremmo indirizzato la lettera di adesione critica.

Infine, vorremmo dire alcune parole rispetto ai compagni di Brescia Anticapitalista, e in specifico al compagno Sauro che ne appare il principale portavoce. Sauro ci ha detto che, contattato da un dirigente della TIR, sulla vostra lettera di richiesta di non partecipazione, ha detto che non la riteneva necessaria, però poi la ha accettata, vista che è firmata (un po’ ambiguamente) da “gli organizzatori della manifestazione”. Insomma, una posizione alla Ponzio Pilato. Non una novità, crediamo, per il compagno. Sauro è da decenni militante di Sinistra Anticapitalista e delle organizzazioni che la hanno preceduta. Ora, una di queste, Sinistra Critica, ha appoggiato il governo borghese e imperialista Prodi nel 2006-2007. Tra l’altro il suo senatore e dirigente massimo Franco Turigliatto ha votato in senato ben 23 fiducie al governo, non solo nel periodo in cui Sinistra Critica era in Rifondazione, ma anche nel breve periodo di permanenza del governo dopo la sua rottura col PRC. Questi voti riguardavano ad esempio l’aumento delle spese militari italiane del 17% in un anno, il finanziamento dell’intervento militare in Iraq, oltre a delizie per capitale italiano come la riduzione di 7 miliardi di euro l’anno di tasse alle imprese, comprese banche ed assicurazioni. Questo mentre noi sviluppavamo nei limiti delle nostre forze una campagna frontale contro l’imperialismo italiano. Sappiamo che il compagno Sauro non era d’accordo con quella politica, però l'ha oggettivamente accettata restando dentro Sinistra Critica, nonostante tutto e nonostante il fatto che SC e poi SA non abbiano mai fatto un bilancio critico della loro politica. E oggi invece accetta un testo di accuse assurde nei confronti del nostro partito e l’invito a non partecipare. Evidentemente la coerenza manca a Ponzio Pilato. Ma certo invitiamo il compagno e Brescia Anticapitalista a non darci lezioni. Non ne hanno proprio il diritto.


Segreteria Nazionale PCL

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