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Meloni, un anno dopo

C'è bisogno di una lotta vera

22 Settembre 2023

Testo del volantino nazionale del PCL

unannodimeloni


È passato un anno da quando è nato il governo Meloni. Parlano i fatti.
I salari delle lavoratrici e dei lavoratori, privati e pubblici, hanno continuato la loro discesa, come in nessun altro paese d’Europa.
Il caro prezzi sul carrello della spesa è trainato dall’aumento dei profitti, gli stessi che il governo vuole ulteriormente detassare.
Le accise sulla benzina, che Meloni aveva promesso di “cancellare”, sono state integralmente ripristinate dal governo stesso.
I mutui variabili hanno conosciuto una impennata a tutto beneficio delle banche che hanno fatto utili record (altro che microtassa sugli extraprofitti da 0,1%).
Aumentano ovunque gli omicidi sul lavoro, grazie a un precariato dilagante e alla liberalizzazione degli appalti che Meloni ha esteso.
Il sistema sanitario è a pezzi, con liste d’attesa infinite, mentre la sanità privata che il governo protegge fa affari d’oro in Borsa.
Le uniche spese in crescita sono quelle per gli armamenti e per pagare il debito pubblico alle banche e alle compagnie di assicurazione. Come con tutti i governi precedenti, nessuno escluso.

Meloni vanta “l’attenzione ai redditi medio bassi”. Quanta ipocrisia! La principale misura del governo è stata la cancellazione del reddito di cittadinanza, cioè il diritto di sopravvivenza dei disoccupati, in funzione dell’abbassamento dei salari. Il rifiuto scandaloso di ogni forma di salario minimo completa il quadro. Per di più, con l’“autonomia differenziata”, vogliono indirizzare verso i padroni del Nord le risorse sottratte alla popolazione più povera del paese. Altro che destra... “sociale”.

Meloni vuole rivendere per la prossima legge di stabilità la “riduzione del cuneo fiscale”. Ma è uno specchietto per le allodole. Chi paga i contributi tagliati? I lavoratori e le lavoratrici, o attraverso il fisco, o attraverso il debito pubblico, o attraverso i tagli ai servizi. I padroni, e i loro profitti, non versano un euro. Per questo il capo di Confindustria è così entusiasta dell’operazione. Tutela semplicemente gli interessi dei capitalisti.

È necessario allora che la classe lavoratrice tuteli i propri interessi. Lavoratrici e lavoratori francesi, inglesi, tedeschi, americani sono scesi ripetutamente in lotta nell’ultimo anno per rivendicare i propri diritti sociali e forti aumenti salariali. Occorre imitare il loro esempio. Occorre una lotta vera, unitaria, radicale, di massa che ponga al centro dello scenario politico le ragioni di chi lavora.

• Per un forte aumento salariale di almeno 300 euro netti per tutti i lavoratori e le lavoratrici
• Per la reintroduzione della scala mobile dei salari
• Per un salario minimo intercategoriale di almeno 12 euro l’ora
• Per un reddito dignitoso ai disoccupati
• Per la cancellazione di tutte le misure di precarizzazione del lavoro e della attuale legislazione sugli appalti
• Per il controllo delle lavoratrici e dei lavoratori sulle condizioni del lavoro, e la decuplicazione di ispettori e ispezioni
• Per la riduzione generale dell’orario di lavoro a 30 ore pagate 40
• Per una patrimoniale straordinaria di almeno il 10% sul 10% più ricco, che possa finanziare il raddoppio della spesa sanitaria, un vasto piano di assunzioni nei servizi, un forte investimento in risanamento ambientale ed energie rinnovabili
• Per la cancellazione del debito pubblico alle banche e l’abbattimento delle spese militari


Occorre far emergere in tutti i luoghi di lavoro, in tutti i sindacati di classe, questa piattaforma generale unificante. L’ora delle chiacchiere è finita. Per un anno intero le burocrazie dirigenti del sindacato hanno garantito a governo e padroni la pace sociale, limitandosi a critiche innocue.
Adesso basta. Non è sufficiente una pur positiva manifestazione a Roma, come non lo sarebbe uno sciopero generale pro forma del tutto simbolico come abbiamo visto in passato. È necessario preparare uno sciopero generale vero, a carattere prolungato, su una piattaforma generale di rivendicazioni che le lavoratrici e i lavoratori possano sentire come propria. Un'assemblea nazionale di delegate e delegati eletti può varare questa piattaforma.

Solo un governo delle lavoratrici e dei lavoratori potrà realizzare una svolta vera. Che è anticapitalistica o non è. C’è bisogno di un partito della classe lavoratrice che lotti per questa svolta. Il Partito Comunista dei Lavoratori si batte ogni giorno per costruirlo.

Partito Comunista dei Lavoratori

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