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Un no di classe e anticapitalista al TAV

6 Dicembre 2018
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La questione TAV Torino-Lione è da molti anni - sostanzialmente dal 1992 - al centro di un'opposizione di massa di larga parte della popolazione della Val di Susa, ma anche di un confronto politico pubblico. L'avvento del governo SalviMaio e le contraddizioni interne che lo percorrono (anche) su questo tema ha in qualche modo nuovamente precipitato lo scontro. La manifestazione interclassista del 31 ottobre a Torino a favore del TAV promossa dalle organizzazioni confindustriali e delle libere professioni ha segnato sotto questo profilo un salto di qualità della contrapposizione in atto. Da qui la contromobilitazione prevista per l'8 dicembre a Torino, promossa da tutte le organizzazioni No TAV, e la sua valenza nazionale.

Il Partito Comunista dei Lavoratori è nettamente collocato sul fronte No TAV, a partire da una motivazione di classe e da un progetto alternativo di società.

Non siamo per principio contro le grandi opere, nel nome del “piccolo è bello”. Vi sono grandi opere obiettivamente necessarie anche nel campo dell'alta velocità, magari disertate o passate in secondo piano dai governi borghesi. Né vale il concetto dell'opposizione di principio alle grandi opere per il fatto che coinvolgono gli interessi di potentati economici. Nella società borghese tutto ciò che è costruito e prodotto ha un finalità di profitto, non per questo siamo contrari alla produzione di cappotti o di alimenti. Neppure può essere eretto a criterio assoluto la contrarietà a una grande opera da parte di settori popolari dei territori direttamente interessati, perché a certe condizioni un interesse generale può essere prioritario rispetto a interessi locali. La stessa storia generale delle ferrovie lo dimostra.
Da questo punto di vista, ogni cultura comunitaria che declini la dimensione territoriale del movimento come nuovo modello di soggettività antagonista alternativa alla dimensione generale di classe ci pare non solo sbagliata ma pericolosa.


UN'OPERA INUTILE SE NON PER CHI CI FA PROFITTO

La nostra opposizione netta e radicale al TAV muove da un'altra angolazione, da un'angolazione anticapitalista.

Il TAV Torino-Lione non risponde a una ragione sociale dei lavoratori. Ha un impatto ambientale devastante, perché scavato in una montagna piena di uranio e di amianto. Non è stata progettata per il trasporto viaggiatori, ma per il trasporto merci. Per di più, su un calcolo di volume di traffico merci molto superiore all'attuale: dagli anni '90 ad oggi il traffico merci tra Italia e Francia lungo l'attuale linea ferroviaria Frejus è crollata di due terzi, quella su linea stradale è calata del 27%, il traffico merci alpino totale (ferro più gomma) è calato del 36%. L'argomento per cui l'Alta Velocità Torino-Lione servirebbe a ridurre in misura significativa il trasporto merci su gomma è del tutto infondato. Da questo punto di vista il Tav si configura nel migliore dei casi come un'opera inutile, salvo naturalmente per gli interessi dei costruttori coinvolti e per la relativa catena degli appalti.


SI INVESTE NEL TAV MENTRE SI TAGLIANO I TRENI PENDOLARI

Questa opera inutile è spaventosamente costosa. Quasi 8 miliardi complessivamente, di cui un miliardo e mezzo già speso. Una enormità, messa a carico dei contribuenti lavoratori. Una enormità tanto più rilevante a fronte del taglio sistematico degli investimenti pubblici in opere sociali di pubblica utilità, anche in fatto di trasporto pubblico. Le Ferrovie dello Stato sono sempre più una grande holding capitalistica interessata ai processi di concentrazione/fusione con altri settori (prima ANAS, oggi pare Alitalia), e al procacciamento di lucrosi affari in giro per il mondo a caccia di profitti. Per finanziare tali operazioni, foraggiate da risorse pubbliche, le Ferrovie hanno tagliato regolarmente i treni pendolari regionali, e le lunghe tratte per passeggeri meno redditizie, incluse le tratte di collegamento con la Francia. Per non parlare dei tagli alla manutenzione ordinaria dei convogli, con conseguenze drammatiche sulla sicurezza stessa dei passeggeri. In questo quadro i miliardi di investimento nell'alta velocità Torino-Lione sono obiettivamente uno scandalo: risorse direttamente sottratte a un sistema ferroviario pubblico in disfacimento per soddisfare interessi privati.


IL TAV CONTRO LE VERE EMERGENZE TERRITORIALI E AMBIENTALI

Non solo. La destinazione di una cifra così imponente è tanto più inaccettabile a fronte dell'ordine più generale delle emergenze vere che interessano il territorio italiano. Riassetto idrogeologico, messa in sicurezza antisismica di edifici pubblici e privati, bonifiche ambientali a partire dall'amianto e dai rifiuti, riparazione di una rete idrica ridotta a colabrodo, sono tutti terreni urgenti di investimento pubblico che separatamente e nel loro insieme richiedono risorse imponenti, per diverse centinaia di miliardi; risorse strutturalmente negate da un sistema capitalistico che ha priorità opposte: pagare il debito pubblico alle banche (70-80 miliardi di soli interessi ogni anno), continuare a detassare i profitti, assistere con risorse pubbliche le aziende private. Per non parlare delle spese in armamenti o delle regalie a scuole privata, sanità privata, Vaticano. In questo quadro generale, i miliardi di risorse pubbliche a favore del TAV Torino-Lione sono obiettivamente un insulto. È comprensibile che le organizzazioni Confindustriali di Lombardia e Piemonte si mobilitino a favore dell'opera, non lo è che lo facciano i grandi sindacati dei lavoratori, se non per la stessa sudditanza al padronato che segna la loro politica più generale.


NO AL GOVERNO REAZIONARIO SALVIMAIO!

Lo scontro sul TAV ha assunto oggi una valenza politica che trascende la questione specifica.

Il TAV è diventata una croce per il governo reazionario SalviMaio, in particolare per il M5S. Il M5S di governo ha già capovolto le proprie promesse elettorali in relazione alla vicenda TAP, esponendosi ad una contestazione frontale delle popolazioni salentine e di settori significativi di propri attivisti. Una nuova capitolazione di M5S sul TAV potrebbe innescare un effetto valanga in termini di credibilità pubblica del partito, ben al di là della Val Susa. Al tempo stesso la Lega di Salvini, già in tensione col proprio blocco imprenditoriale del Nord, ha difficoltà a subire un vero blocco della TAV, e preme sul M5S per rimuovere ogni veto. Paralizzato dalle proprie contraddizioni, il governo ha sinora cercato di guadagnare tempo con la favola della verifica costi-benefici, cercando in realtà un punto di mediazione interna (eliminare alcuni lavori considerati superflui come la stazione di Susa e mantenere il tunnel di base). Nei fatti, come sul resto, cerca di camuffare la continuità col passato attraverso soluzioni cosmetiche e accorgimenti-truffa.
Respingere le mediazioni-truffa, battersi per bloccare il TAV, è anche una forma di opposizione politica a un governo reazionario, xenofobo, truffaldino e ai suoi progetti di stabilizzazione.

Con queste motivazioni il PCL parteciperà alla manifestazione dell' 8 dicembre a Torino contro la TAV. Non lo faremo certo in una logica di sostegno al M5S, o anche solo di pressione critica nei suoi confronti. Lo faremo in una logica di opposizione aperta al governo di M5S e Lega, contro ogni forma di illusione nel grillismo. Per questo il nostro striscione dirà: NO alla TAV, NO al decreto sicurezza, NO al governo SalviMaio.

Partito Comunista dei Lavoratori

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