Dalle sezioni del PCL

Per la costruzione dell'opposizione sociale e di classe in Sicilia, oltre le elezioni

Sullo sfondo di una strutturale e prolungata crisi capitalistica, la popolazione siciliana si avvia a sostenere l’ennesima campagna elettorale all’insegna del trasformismo-gattopardismo che attraversa tutti gli schieramenti politici

5 Ottobre 2017
sciopero


LA CRISI CAPITALISTICA IN SICILIA E I GOVERNI REGIONALI SICILIANI

Sullo sfondo di una strutturale e prolungata crisi capitalistica la popolazione siciliana si avvia a sostenere l’ennesima campagna elettorale all’insegna del trasformismo-gattopardismo che attraversa tutti gli schieramenti politici, fino alle propaggini più estreme. Secondo gli ultimi dati resi pubblici dalla Banca d’Italia e dalla Cgia di Mestre il tasso di disoccupazione è aumentato al 22,1%,, la percentuale di persone a rischio povertà o esclusione sociale è aumentata del 4,9% (50,5 nel 2016 e 55,4 nel 2017 le assunzioni a tempo indeterminato, diminuite rispetto al 2015 di ben 34 punti percentuali, insieme alle esportazioni, scese del 17,3%, e alle gare bandite nel settore edile (-33,5%) a cui i vari governi regionali che si sono succeduti nell’isola hanno portato la Sicilia (da Cuffaro a Lombardo a Crocetta).
Il Partito Comunista dei Lavoratori prende posizione
1) contro tutti i governi regionali compreso Crocetta, che hanno impoverito, inquinato, depredato, ulteriormente militarizzato (si veda le vicissitudini che hanno portato alla costruzione del Muos in Sicilia) e ingannato la maggioranza della popolazione siciliana lavoratrice, sempre più precaria, disoccupata ed emarginata
2) contro gli schieramenti politici del centro-destra di Musumeci-Armao e C. (compresi i cespugli sicilianisti-separatisti reazionari che soffiano sul fuoco della miseria dilagante), falsi oppositori al governo confindustriale di Crocetta
3) contro il modello Orlando di Palermo di centro-sinistra allargato (da Alfano a pezzi di sinistra cosiddetta radicale PRC e SI di Palermo), e il candidato di Orlando, il rettore Micari dell’università di Palermo, renziano di ferro della prima ora, contestato dagli studenti, che sono stati repressi dalla celere.

In Sicilia il governo Crocetta ha eseguito le politiche di macelleria sociale ordinate dal governo Renzi: si vedano le privatizzazioni dei servizi pubblici, dall’acqua (esemplare la vicenda di Agrigento, dove le imprese multinazionali traggono ancora più profitti) al business della sanità, dalla svendita e inquinamento delle coste con il supersfruttamento delle trivelle, al problema, volutamente insoluto, del ciclo dei rifiuti che resta uno dei business mafiosi, unito agli inceneritori fortemente sostenuti dalla coppia Renzi-Crocetta.
Tutto questo accade mentre migliaia di giovani e neo laureati emigrano dalla Sicilia in cerca di lavoro (con una scuola e università pubblica sempre più povere di risorse e ricche di tasse per i giovani universitari, sempre di meno laureati, le scuole che cadono a pezzi grazie alla riforma Moratti-Gelmini e prima alla riforma Berlinguer, per concludere con la devastante legge 107 o della cosiddetta “Buona scuola”) e le strade della Sicilia cadono a pezzi, grazie anche agli sprechi di soldi pubblici per accontentare i soliti lavori di emergenza (che non risolvono nemmeno i gravi problemi di dissesto idrogeologico dell’isola, ma li aggravano) che sono un vero e proprio business legalizzato insieme al business sprigionato dagli incendi (si veda ad es. il costo dei canadair, mentre la Sicilia ha ‘regalato’ le foreste ennesi dell’AFOR a una multinazionale tedesca che le trasforma, bruciandole, in biomasse (corrente elettrica ‘pulita e rinnovabile’).
La regione paga il triplo nella bolletta coloniale più cara d’Europa. Un fiume di soldi sufficiente a comprarci una intera flotta di canadair antincendio e altresì vengono tagliati i soldi per la sicurezza sociale e i treni per il continente e manca un efficiente piano di trasporti regionale.


LA REPRESSIONE DELLE LOTTE

In questo contesto aumenta anche la repressione da parte delle forze dell’«ordine», utilizzate come braccio armato dello Stato contro tutti i movimenti di protesta. Ad Amburgo giovani militanti sono stati arrestati con le accuse più assurde, pur di far pagare al movimento la sua voglia di ribellione. Il messaggio lanciato dai governi europei è lo stesso: non provate ad alzare la testa!

In piccolo lo abbiamo vissuto anche a Taormina in occasione del G7, dove un corteo pacifico è stato attaccato brutalmente dalla polizia, o a Niscemi in occasione dell’ultima manifestazione, dove famiglie con bambini sono state costrette a scappare e sono rimaste intossicate dai fumogeni. Più di 200 compagni stanno affrontando un processo per aver partecipato a manifestazioni contro il Muos, decine di altri compagni sono stati condannati per occupazione. Insomma un’intera generazione che lotta in prima linea viene colpita dalla repressione di Stato. Il tutto viene aggravato dal decreto Minniti che aumenta le pene repressive.


LA SITUAZIONE POLITICA E I NOSTRI COMPITI

Di fronte ad un quadro politico e sociale così desolante il PCL rivendica la correttezza della propria analisi del documento iniziale, dove era previsto lo scenario finale: Fava-Navarra, oggi le comiche! Ma procediamo con ordine. La proposta iniziale di un cartello elettorale classista ha innescato una dialettica con i nostri interlocutori: Sinistra Anticapitalista e Sinistra Classe Rivoluzione. Entrambi hanno apprezzato lo spirito e i contenuti del documento iniziale. Sinistra Anticapitalista, che aveva firmato all’inizio l’appello elettorale del movimento (costituito dal PRC, PCI, Possibile, Azione civile, Risorgimento Socialista) che faceva riferimento a Navarra, è uscita a dir poco contrariata da tale movimento, strumentalmente animato da un ceto politico che andava da un pezzo di burocrazia sindacale (alcuni di “Lavoro e società”, ex orlandiani), con tutto il rispetto dei compagni di base della Cgil, a compagni, anche onesti, ma animati da un civismo aclassista, che impediva loro di percepire il ceto politico che si nascondeva dietro tale operazione. Questo posizionamento iniziale ci ha permesso di contattare e diffondere la nostra posizione tra i mass media e i compagni, provenienti dalla variegata area della sinistra radicale, alcuni dei quali adesso chiedono di incontrarci.

Buona parte del ceto cosiddetto politico alternativo al PD è partito da Navarra ed è arrivato a Fava-D’Alema, con l’esclusione dei compagni e compagne, che frastornati hanno lasciato tale movimento, e con i quali noi dobbiamo confrontarci. Di fatto Navarra, un’opportunista, fino a qualche mese fa presidente del coordinamento provinciale di Palermo del MDP, è stato il cavallo di troia di tutta l’operazione Fava. Nella conferenza stampa del 19-08-17 Navarra parla tra l’altro di un assegno mensile non meglio quantificato alle famiglie povere, mentre alcuni anni prima ha votato, come deputato PDS, la riforma pensionistica Dini, che ha tagliato drasticamente le pensioni, stabilendo il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, togliendo così la possibilità di un futuro a quelle stesse famiglie povere e alle nuove generazioni! Adesso siamo a Fava, storica espressione della cosiddetta sinistra del PDS, colui che sedeva nel parlamento europeo e che ha votato la direttiva Bolkestein che liberalizza il mercato del lavoro a favore delle grandi multinazionali, un altro “campione” dei diritti dei lavoratori, sponsorizzato dal guerrafondaio D’Alema!

Il sostegno del PRC all’operazione Fava-Navarra ha confermato la posizione centrosinistra dei rifondati siciliani, che accelera di fatto la crisi irreversibile di questo partito nell’isola. Chiediamo alle compagne e ai compagni del PRC che osteggiano tale operazione politico-elettoralistica di essere conseguenti con le loro posizioni, unendosi a noi a partire dalle lotte di autunno. Ai compagni del PCI che non hanno accettato l’accordo centro-sinistro con Fava diciamo che ciò che è successo è un’ulteriore dimostrazione del fallimento degli schieramenti di coalizione con forze borghesi e/o socialdemocratiche ed opportuniste. Nella Sicilia martoriata dalla crisi sociale politica economica arrivano anche dal nord per la conquista delle poltrone personaggi rappresentanti della borghesia capitalista come Salvini o Sgarbi. Terra di conquista mentre i giovani sempre più disoccupati e precari fuggono all'estero per trovare un futuro migliore.
Tutte le forme di reazione sono rappresentate nelle tante liste in lizza all'assalto di Palazzo D'Orleans, tra queste "Noi con Salvini", della serie i leghisti razzisti xenofobi reazionari cercano consensi nella terra dei terroni, dopo aver per anni inveito contro il sud parassitario mafioso e ladrone, i siciliani più reazionari e fascisti appoggiano tale combriccola. Ma si profila un grande risultato nell'isola di astensione inarrestabile, di gente stanca delusa che non vede alcuna soluzione in questa classe politica, motivo ulteriore per rafforzare il nostro impegno classista, per un appello a coalizzare tutte le forze della sinistra rivoluzionaria, della classe degli sfruttati, dei lavoratori precari, dei disoccupati, dei pensionati di tutte quelle fasce povere di questa regione.

Dati i tempi tecnici stretti per la presentazione di una lista elettorale alternativa e di fronte a questa alluvione opportunista la nostra posizione in merito alle elezioni è ovviamente di astensionismo attivo; attivo perché dobbiamo tentare di intercettare tra il partito degli astenuti quei settori sociali, comitati, realtà di movimento che in autunno possono essere potenzialmente i nostri naturali interlocutori nella costruzione di un’opposizione sociale e di classe in Sicilia. Pertanto la nostra presenza con una connotazione astensionista durante la campagna elettorale è anch’essa utile per la costruzione dell’opposizione sociale e di classe in Sicilia e in stretto intreccio dialettico con la nostra costruzione come partito marxista rivoluzionario.

Una campagna elettorale per l’astensionismo, scandita da conferenze stampa, volantinaggi ecc., che sia capace di parlare a tutti i settori sociali potenzialmente anticapitalisti, a partire dai migranti.


PER L’UNITA’ TRA I MIGRANTI, I LAVORATORI SICILIANI E TUTTI I PROLETARI

La questione migranti merita da parte del PCL un grande impegno classista e internazionalista. Questi lavoratori e proletari migranti che si spostano da un continente all’altro (in particolare dall’Africa, dal medio oriente, dai paesi dell’Europa dell’Est verso la Sicilia) in maniera tragica e con un carico di sofferenze e di migliaia di morti annegati sono il prodotto delle guerre sociali e militari che il capitalismo internazionale produce quotidianamente con il suo carico di devastazioni e crudeltà. I comitati antirazzisti, all’interno dei quali siamo presenti, hanno denunciato il business dei migranti, lo sfruttamento dei disperati che vengono dall'Africa con i centri di accoglienza, autentici lazzaretti (vedi Cara di Mineo) finanziati da risorse pubbliche per ingrassare organizzazioni degli amici dei politicanti, oltre al reclutamento di manodopera nelle campagne siciliane in condizioni di semi schiavitù per gli interessi della borghesia rurale.
Nella costruzione di un’opposizione sociale e di classe in Sicilia un pezzo importante è l’unità tra lavoratori autoctoni e migranti. Serve una proposta che sia capace di parlare alle masse di lavoratori, di migranti, nel caso specifico una controinformazione all’insegna della parola d’ordine: “Il nemico è a casa nostra, non è il migrante, ma è il padrone che ti sfrutta”. All’interno di questa campagna bisogna denunciare la repressione attuata dal ministro Minniti così come il blocco navale tricolore in Libia, per impedire ai migranti di fuggire da guerre e miseria per poi essere torturati ed uccisi in territorio africano.
Oltre alle destre populiste e reazionarie (Salvini & company) e al governo Gentiloni si è unito a questa campagna antimigranti anche il M5S. Dopo lo sgombero violento della palazzina a Roma, Di Maio, vicepresidente M5S della Camera nella sostanza giustifica le modalità dell’operazione con la parola d’ordine: “sgomberare gli immobili abusivi” confermando quindi l’atteggiamento populistico-razzista del candidato premier del M5S. Rileviamo anche la mancata presa di posizione del M5S contro l’ultimo G7 a Taormina e la mancata presenza al corteo di Taormina con le proprie bandiere, tranne pochi attivisti a titolo personale. A proposito di adeguamento ai centri dei poteri forti del capitalismo... Il Movimento dei 5 Stelle in Sicilia non ha brillato laddove è al potere (Ragusa, Bagheria, Porto Empedocle) anzi ha tagliato le spese sociali e si è adeguato alle politiche nazionali. A Porto Empedocle, ad es., il sindaco del M5S ha mobilitato la popolazione contro un centro di accoglienza per minorenni migranti non accompagnati!


PER LA COSTRUZIONE DELL’OPPOSIZIONE SOCIALE E DI CLASSE IN SICILIA, ED UNA CONSEGUENTE PIATTAFORMA DI OBIETTIVI TRANSITORI

Come PCL proponiamo a tutti i compagni e le compagne conflittuali all’interno delle realtà di lotta, dei comitati, della Cgil, dei sindacati di base, una serie di obiettivi su cui convergere per la costruzione di un’opposizione sociale e di classe in Sicilia. Non un programma sindacale o minimalista, ma una serie di obiettivi comuni, che vengano portati in maniera dialettica all’interno dei movimenti di lotta per elevare il livello di coscienza di queste realtà di lotta.

La nostra presenza all’interno di queste realtà favorisce questo metodo. In primis ci rivolgiamo al movimento NO-Muos. A tal proposito è necessario rilanciare una forma di “Soccorso rosso”, da contrapporre allo Stato borghese. Inoltre ci rivolgiamo ai comitati contro le discariche, che a Lentini il primo maggio hanno partecipato numerosi e con cui abbiamo stretto relazioni; ai comitati contro gli inceneritori particolarmente combattivi in tutta l’isola, da Pace del Mela (ME) a Caccamo (PA), ai comitati No Frane, in cui siamo presenti, ai comitati per l’acqua pubblica, ai movimenti contro la privatizzazione del mercato del lavoro (a partire dall’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione dal pacchetto Treu al Job Act), al movimento No-Triv, potenzialmente anticapitalista, al movimento delle donne, al movimento per la casa (che quotidianamente subisce violenze durante gli sgomberi), ai comitati antirazzisti. Non ultimo la battaglia per il Salario sociale garantito, che, svincolando i disoccupati dal bisogno, tolga potere alla piovra mafiosa.

Come compagni del PCL presenti nei sindacati conflittuali rilanceremo nel rinnovo dei contratti forti aumenti salariali e l’istituzione di un salario minimo intercategoriale, che protegga i settori sociali più deboli e ricattabili del mercato del lavoro. Rilanceremo le proposte dell’esproprio proletario senza indennizzo per fabbriche che inquinano, licenziano ed uccidono. In Sicilia ce ne sono tante dal petrolchimico di Gela, Priolo-Melilli, alla raffineria di Milazzo. Espropriando tali fabbriche si garantirà piena occupazione ai lavoratori con la riconversione produttiva e bonificando gli stabilimenti e i territori si tutelerà la salute dei lavoratori e di tutta la cittadinanza limitrofa. L’esproprio delle banche usuraie senza indennizzo sotto il controllo dei lavoratori è un altro dei punti cardine del nostro programma che va a braccetto con la messa in discussione dei trattati europei, come il patto di stabilità, che ha espropriato lo Stato, gli enti pubblici territoriali (comuni, e regioni) di tutti gli strumenti di politica economica.
A ciò si deve aggiungere la messa in discussione del CETA, trattato di libero commercio tra UE e Canada, che favorisce la penetrazione in Sicilia di grano canadese tossico con alta percentuale di glifosato e micotossine a prezzi bassi, che distruggeranno in prospettiva le coltivazioni di grano duro siciliano! Così facendo mettiamo in discussione i pilastri fondamentali del libero commercio capitalistico: è inutile blaterare di valorizzazione e difesa dei prodotti tipici siciliani e di tutela dei posti di lavoro dei settori senza questa politica economica.

La tutela dei posti di lavoro nei settori fondamentali dell’economia siciliana: agricoltura, turismo e pesca, passa dall’affermazione del principio del controllo sociale dei lavoratori sulla produzione, sulla pesca e sui grandi complessi turistici attualmente in mano alle grandi multinazionali. Altresì la battaglia per la salvaguardia dei posti di lavoro coincide con la sicurezza del lavoro: ancor oggi centinaia di morti sul lavoro all'anno, praticamente tre ogni giorno, senza contare le migliaia di infortuni spesso gravi per la carenza di sicurezza specie nelle aziende medio- piccole. Tutto questo grazie alle leggi fatte sia dal centro sinistra (pacchetto Treu che introdusse la figura del cococo, 1997), sia di centro destra (legge Biagi nel 2003).
Come PCL dobbiamo approfondire l’intervento già iniziato nel movimento siracusano che lotta quotidianamente contro le morti sul lavoro (una data triste a Siracusa è quella del 19 settembre 2015 quando in una sola settimana morirono 3 operai nella zona industriale di Priolo) e contro il ricatto padronale "o la salute o l'occupazione" (lo stesso ricatto a Taranto con l'Ilva). Altresì dobbiamo combattere l’illusione diffusa dagli esponenti socialdemocratici (Fava-Navarra) di creare un nuovo Stato Sociale (Welfare) in Sicilia, utilizzando gli strumenti dello Statuto autonomo siciliano, senza mettere in discussione il patto di Stabilità e il pareggio di bilancio, imposti dall’UE, cioè senza mettere in discussione i trattati europei, che grazie alle banche-usuraie continuano a dissanguare la popolazione povera siciliana.

Ci rivolgiamo ai compagni/e i giovani, donne, migranti e a tutti i settori proletarizzati ed emarginati con queste proposte e con questo spirito, facendo fronte comune nelle piazze, nelle lotte, dove cercheremo la massima unità sugli obiettivi comuni, classisti, antimilitaristi, antimperialisti, ambientalisti, antisessisti, a partire da quest’autunno di lotte in Sicilia e nel mondo. E’ per questo che bisogna pensare a costruire, nei territori e dal basso, un’opposizione politica e sociale che vada al di là delle elezioni regionali. Bisogna costruire un’opposizione con influenza di massa che sappia incidere nella politica siciliana. Per queste ragioni il PCL si fa promotore di lanciare questo appello a tutti i compagni, ovunque collocati, per costruire assieme un fronte unico di lotta, attorno ad un programma di obiettivi comuni, chiari e condivisi. A partire dalla manifestazione di Palermo della Rete dei Comitati Territoriali Siciliani del 10 ottobre contro le discariche e dall’appello lanciato da diversi compagni, collocati in varie organizzazioni della sinistra che non intende appoggiare la candidatura Fava, il PCL lavorerà in questa direzione e per l’astensione alle prossime elezioni regionali.

Partito Comunista dei Lavoratori - Sicilia

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