Prima pagina

Festività e Poste Italiane: come ti sfrutto meglio il portalettere!

Privatizzazione subdola, attacco alle condizioni dei lavoratori e distruzione del servizio universale. Poste Italiane nell'era dell'AD Caio.

1 Gennaio 2017

Nel periodo delle festività natalizie e della conclusione dell'anno, le Poste Italiane hanno mostrato tutte le crepe di un processo di privatizzazione subdola, con conseguenze in ogni ambito lavorativo legato alla corrispondenza e alla consegna dei pacchi.

postini

Nel periodo delle festività natalizie e della conclusione dell'anno, le Poste Italiane hanno mostrato tutte le crepe di un processo di privatizzazione subdola, con conseguenze in ogni ambito lavorativo legato alla corrispondenza e alla consegna dei pacchi.
Dove la riorganizzazione della consegna a giorni alterni è già avvenuta, e dove ancora non è stata applicata, le problematiche sono le stesse solo che: nel primo caso sono "legalizzate" e "sistematizzate", nel secondo sono vere e proprie forzature illeggittime a danno dei lavoratori e degli utenti.

Il dato principale è quello dell'insufficienza dell'organico rispetto alla mole di lavoro e allo stress produttivo di questo particolare periodo dell'anno. Invece dell'assunzione del personale necessario a coprire il surplus lavorativo si pretendono dai lavoratori, che già difficilmente riescono a coprire le zone assegnate nella loro interezza e tutto il lavoro amministrativo e di ufficio nei centri di recapito e negli uffici, ore di straordinario o l'ulteriore aumento dei ritmi, nel caso privilegiando i prodotti "prioritari", ossia i più remunerativi per l'amministrazione e le dirigenze, e lasciando giacenti enormi quantità di posta ordinaria.
In alcuni casi, non pochi, si spingono i lavoratori anche allo svolgimento dello straordinario non retribuito, perchè non riconosciuto o semplicemente perchè viene addebitato al lavoratore il "ritardo" nel rientro in ufficio.
Questa condotta è ulteriormente aggravata nei confronti dei precari, i cosiddetti "trimestrali", proprio perchè considerati lavoratori a consumo, i cui ritmi possono essere spinti oltre ogni logica per poi sostituirli con nuovi precari, pretendendo prestazioni che impediscono lo svolgimento anche solo della pausa pranzo facendoli correre da una parte all'altra della città. Spesso sotto l'esplicito ricatto del non rinnovo del contratto nel caso non dovessero accettare le condizioni imposte.
Ma non basta.
In alcuni uffici cittadini, ma la condizione è riproducibile in tutte le città italiane, è imperante il totale disinteresse delle dirigenze anche nei confronti dei semplici accordi sindacali, per quanto già al ribasso. Per cui si spremono i lavoratori per coprire assenze, ferie programmate, malattie, infortuni e, addirittura, pensionamenti dei colleghi con il metodo dell' "abbinamento", ossia chiedendo di svolgerne parti di zona, o zone intere, in cambio di un'integrazione retributiva inferiore allo straordinario, il tutto però entro l'ordinario orario di lavoro. Anche in questo caso i precari vedono una situazione ancora più drastica. Se per i lavoratori a tempo indeterminato esistono dei limiti orari mensili oltre cui non è possibile pretendere lo svolgimento di questa intensificazione dei ritmi, per i precari questo limite è come se non esistesse, per cui potrebbero essere costretti a fare "abbinamento" tutti i giorni e trovarsi in busta paga molte meno ore di quelle realmente effettuate. A questo si aggiunge il fatto che molte zone non hanno neppure più dei "portalettere titolari" a causa della carenza di personale sistematica, e molte di queste zone da periodi superiori ai limiti massimi previsti sempre dagli accordi sindacali. Tutto ciò con evidenti conseguenze rispetto al servizio ricevuto dagli utenti, proprio perchè, in queste zone, o si alternano i portalettere nell'abbinamento o vi è un costante ricircolo di portalettere precari, che devono imparare il lavoro da capo.

Straordinari non pagati; abbinamenti forzati; costante carenza di organico; sistematica precarizzazione dei contratti e aumento delle quote dei precari; ritmi di lavoro sempre più stressanti; carichi di lavoro sempre più insostenibili; pause pranzo impedite; turn over dei pensionamenti bloccato; pretese e pressioni delle dirigenze rispetto al raggiungimento di obiettivi specifici per prodotti che garantiscono alle alte sfere premi di produzione e remunerazioni più alte a discapito della posta ordinaria (in questo periodo ad esempio si tratta dei pacchi amazon, nei periodi ordinari della "posta tracciata" etc.); perenne obsolescenza e carenza di strumentazioni e mezzi; continuo taglio del personale e degli uffici; organizzazione delle zone, a priori, già di per sè inefficienti e insostenibili per un lavoro accurato e completo.
Questo e molto altro nel mondo delle Poste Italiane Spa. Gruppo che si permette di spendere milioni di euro nell'acquisizione di quote di aziende legate alla finanza e al ramo assicurativo, nella sponsorizzazione di campionati sportivi, nelle pubblicità televisive e nelle marchette risparmiando, come sempre, sulla pelle e sulle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici.
Queste e molte altre le ragioni per una mobilitazione contro la privatizzazione dell'azienda e per nuovi accordi sindacali che sappiano porre al centro le necessità dei lavoratori e degli utenti.

Un dipendente di Poste Italiane

CONDIVIDI

FONTE