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Ricordando Guido Puletti, militante trotskista assassinato in Bosnia nel 1993

11 Ottobre 2016
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Si è aperto in questi giorni a Brescia il processo a Hanefija Priic, capo, durante la guerra civile in Bosnia dei primi anni ’90, di un reparto governativo (musulmano). Costui, che ha già scontato in Bosnia vari anni di carcere per crimini di guerra, è qui accusato per l’omicidio di tre volontari italiani impegnati nelle operazioni di aiuto alle popolazioni civili martoriate dalla guerra. Uno dei tre assassinati era il nostro compagno Guido Puletti.

Guido Puletti era nato in Argentina nel 1953 da una famiglia italiana. Lì nel 1973, impiegato statale e sindacalista, aveva aderito all’organizzazione trotskista Politica Obrera (oggi Partido Obrero). Nel 1977 fu sequestrato da un commando militare, venne imprigionato e dovette subire torture. Liberato per intercessione dell'Ambasciata italiana, giunse a Brescia con la sua famiglia.
A Brescia Guido partecipa alle attività della locale sezione della Lega Comunista Rivoluzionaria, senza mai aderirvi formalmente per le divergenze politiche con il Segretariato Unificato della Quarta Internazionale, di cui la LCR era sezione italiana. In questo quadro entra in contatto con l’allora “Tendenza Leninista” della LCR, antesignana della nostra organizzazione. Entrato con noi (e la ex LCR) prima in Democrazia Proletaria e poi nel PRC, partecipa con noi alle riunioni preparatorie del lancio della rivista “Proposta”, che doveva segnare la nascita di una frazione nel PRC, indipendente dalla maggioranza pablista dell’ex LCR. Di Proposta avrebbe anzi dovuto essere il direttore responsabile, in quanto giornalista professionista.
La guerra in Bosnia ha rappresentato il momento più terribile del processo di restaurazione capitalistica nell'Est europeo. Un momento che ha anche rappresentato una cartina di tornasole dei diversi orientamenti nella sinistra internazionale. Tutto il blocco politico stalino-campista si è schierato al fianco della Serbia, come se la Serbia di Milosevic rappresentasse la continuità della Jugoslavia di Tito: ignorando dunque sia l'avvenuta restaurazione capitalista sotto la direzione di Milosevic, sia la natura reazionaria e sciovinista del suo regime. Tutto il campo democraticista della sinistra, in tutte le sue declinazioni, si è schierato viceversa dalla parte del blocco bosniaco-musulmano. Come marxisti rivoluzionari abbiamo invece denunciato la guerra serbo-bosniaca come una guerra etnica che mascherava dietro vessilli nazionalisti contrapposti la comune volontà dei due campi in conflitto di spartirsi il bottino del mercato capitalista restaurato. Da qui una posizione coerente di disfattismo rivoluzionario bilaterale nel nome dell'unica prospettiva storica capace di assicurare una pace giusta nei Balcani: la prospettiva anticapitalista e rivoluzionaria della Federazione socialista dei Balcani. L'unica capace di unire i lavoratori e i popoli oppressi della regione contro le borghesie restaurate e le loro ambizioni.
Anche per questo vogliamo ricordare il compagno Guido Puletti, nostro compagno, come uno dei martiri della battaglia trotskista e internazionalista. Un militante coerente nella teoria e nella pratica rivoluzionaria.

Partito Comunista dei Lavoratori

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