Dalle sezioni del PCL

La lezione del caso Caridi e la legalità socialista

23 Agosto 2016

Per la prima volta nella storia d’Italia è stato arrestato un parlamentare in carica con l’accusa di essere organico alla mafia.
Il senatore Caridi era infatti un punto di riferimento di un gruppo di potere costituito da ‘ndranghetisti, massoni, imprenditori, alti burocrati, professionisti, ampi settori del ceto politico.
E’ questa la borghesia mafiosa che domina su Reggio Calabria, costruisce le sue fortune senza trovare alcuna resistenza da una società sempre più passiva e disorientata, colora con le tinte della farsa le scadenze elettorali in cui con le buone o con le cattive decine di migliaia di voti vengono impacchettati e spediti alle destinazioni più convenienti.
Diverse voci in questi giorni hanno manifestato un entusiastico consenso per l’azione, pur necessaria, della magistratura.
Ancora una volta gli esponenti di quella particolare area politico – culturale piccolo borghese, che presume di parlare in nome e per conto della società civile, hanno ritenuto che quella sia la via maestra per battere la mafia.
Così pure larga parte della burocrazia sindacale e circoscritti settori della cosiddetta sinistra e qualche esponente del PD.
Queste posizioni non sono certamente occasionali: scaturiscono, infatti, dall’assenza di strumenti di analisi materialista della società che impedisce di individuare le radici di classe di questo mostruoso fenomeno nato da un modello di organizzazione sociale in cui i diritti, formalmente di tutti, soggiacciono alla forza con cui pochi impongono i propri privilegi e il proprio potere.
Questo lungo filo nero ha caratterizzato tutto lo svolgersi della storia della mafia e delle sue profonde trasformazioni.
Oggi la parabola discendente del capitalismo fa sì che si intersechino sempre più le varie componenti del mondo borghese, di un mondo in cui le facce rispettabili sono sempre di meno e in cui predomina ogni sorta di filibustieri e briganti che, come i mafiosi, non hanno nessuna scrupolo e nessuna remora nel difendere il loro lurido “particulare”.
Certo, ogni azione contro questi criminali va sostenuta, ma il PCL non rimuove la questione nodale e determinante dalla quale dipende tutto.
Solo l’azione delle classi sfruttate spazzerà via la mafia, solo una risoluzione proletaria lo potrà fare dando vita ad una nuova legalità socialista che oggi si dimostra sempre più necessaria.

Pino Siclari

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