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Fare come in Francia!

29 Maggio 2016

Testo del volantino nazionale distribuito dal PCL, giugno 2016.

Cgt

La straordinaria mobilitazione in corso in Francia contro il Jobs Act di Hollande è un esempio per i lavoratori e le lavoratrici del nostro paese.

Dimostra ciò che il nostro partito, e solo il nostro partito, ha sostenuto controcorrente in questi anni di crisi: una mobilitazione prolungata, radicale e di massa, non solo è possibile, ma è l'unica via capace di opporre una resistenza reale all'aggressione sociale di padronato e governi. L'unica via che può realmente incidere sui rapporti di forza e strappare risultati.

A dicembre, dopo gli infami atti terroristici del Bataclan, la Francia appariva immersa in un cupo clima di reazione, tra stato d'emergenza, islamofobia ed estrema destra lepenista. La mobilitazione in corso, a partire da marzo, ha introdotto una brusca svolta: ha posto al centro dello scontro le ragioni sociali del lavoro, ha sospinto l'unità di lotta tra operai e studenti, ha guadagnato il consenso maggioritario dell'opinione pubblica, ha messo il governo sulla difensiva costringendolo a ripetuti indietreggiamenti, ha bloccato l'ascesa del Front National di Le Pen. Indipendentemente da quale sarà l'esito finale dello scontro - su cui pesa l'assenza di una egemonia politica rivoluzionaria - l'esperienza di quanto è avvenuto è già una lezione per tutti i lavoratori d'Europa: solo la forza di milioni di lavoratori e lavoratrici può aprire la via di una alternativa. Non certo i governi “di sinistra” del capitalismo, che da Tsipras a Hollande sanno solo distribuire miseria e sacrifici per chi li ha votati.

In Italia, la burocrazia sindacale di Camusso e Landini, e la sinistra politica a loro subalterna, ha opposto al Jobs act uno sciopero simbolico, fuori tempo massimo, per poi arrendersi a Renzi. Nonostante il blocco dei contratti pubblici, l'attacco frontale al contratto nazionale nel privato, l'attacco portato a scuola pubblica e sanità, le nuove provocazioni sulle pensioni; nonostante la presenza di un governo reazionario guidato da un bullo che schiaffeggia ogni giorno i sindacati e promuove un progetto istituzionale “bonapartista”, la burocrazia sindacale continua a rifiutare la via di una mobilitazione vera, e la sinistra cosiddetta radicale, alla sua coda, resta aggrappata al totem di Tsipras, anche dopo la sua capitolazione. Un disastro. Che rischia di spianare la strada alla vittoria referendaria di Renzi in ottobre, con nuove pensanti ricadute sociali.

Occorre voltare pagina. “Fare come in Francia” deve diventare la parola d'ordine di tutte le avanguardie, in ogni luogo di lavoro, in ogni sindacato di classe. È necessario unire tutte le lotte di resistenza in una lotta sola, generale, radicale, di massa. È necessario ricondurre l'opposizione sociale alla prospettiva di un governo dei lavoratori, basato sulla loro forza e la loro organizzazione: l'unica vera alternativa politica, in Francia, in Italia e ovunque.

Ma l'esperienza di Francia dimostra anche un'altra cosa: quanto pesi a positivo sulla lotta di classe (su parole d'ordine, forme di lotta, forme di organizzazione) la presenza di una tradizione politica marxista rivoluzionaria, non certo egemone ma radicata nell'avanguardia sociale, nei sindacati, nei movimenti di quel paese. Per questo la costruzione e sviluppo del Partito Comunista dei Lavoratori in Italia è e sarà un contributo decisivo per orientare la svolta necessaria del movimento operaio italiano. Che ha bisogno più che mai di un'altra direzione, sindacale e politica.

Partito Comunista dei Lavoratori

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