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Sinistra italiana: il nuovo che ritorna

7 Novembre 2015

Si è inaugurato, con un'assemblea pubblica a Roma, il nuovo gruppo parlamentare Sinistra Italiana. In un tripudio di folla (a veder le foto nemmeno così tanta), canti di Bella Ciao coi pugni alzati, venditori di programmi politici vecchi e usati provano una nuova avventura.
Utile pubblicare, quindi, questo articolo uscito sul numero di ottobre di Unità di Classe.
Per evitare l'ennesima illusione a danno dei lavoratori.

Si

Ciclicamente ritornano, dopo ogni sconfitta parziale o totale disfatta. Eccoli con le stesse parole d’ordine di “sinistra” che periodicamente escono dalla loro bocca quando hanno esaurito quelle padronali.
Sono gli zombie, i replicanti e i vampiri della sinistra, che, invece di godere in silenzio dei propri vitalizi accudendo figli e nipotini, ritornano – o ci provano. Vogliono ancora – vecchi, meno vecchi e quasi giovani – sentire il profumo dei palchi davanti a grandi masse osannanti, quasi che gli ultimi vent’anni siano passati lasciandoci immemori delle responsabilità del disastro politico e sociale che il proletariato italiano si trova a vivere.
Sono i Vendola, i Cofferati, gli uomini della ditta Bersani-D’Alema-Cuperlo, i postbertinottiani, i vecchi giovani comunisti, l’avanguardista carrierista Gennaro Migliore, i post-PD Fassina e Civati.
Ma chi sono, cosa vogliono? E soprattutto sono di sinistra o ci fanno?

Impossibile non iniziare dai vertici di SEL. Impermeabile ad ogni bilancio di quasi un trentennio, ecco ancora in prima fila Nichi Vendola. Tra i fondatori del PRC nel 1991 e parlamentare dal 1992, si era espresso nel 1994 a favore del governo Dini (il noto bacio del rospo) per poi rimanere nel PRC una volta garantitagli da Bertinotti in persona la riconferma in parlamento. Della sua decennale esperienza di presidente della Puglia meritano di essere ricordati due episodi: l'accordo con il prete affarista don Verzé per aprire a Taranto il “San Raffaele del Sud”, nelle intenzioni l'ennesimo ospedale privato finanziato dal pubblico. Verzé morirà poi per una attacco di cuore dopo esser stato travolto da un nuovo scandalo finanziario.
Indimenticabile la più recente telefonata, intercettata e resa pubblica nonché ascoltabile in rete, tra Vendola e il responsabile delle relazioni istituzionali dell'Ilva mentre sfottono un giornalista a cui il dirigente Ilva aveva rubato il microfono per impedire che ponesse domande sui malati di tumore tarantini al boss Riva. Tra uno sghignazzo e l'altro, Vendola ribadisce di essere a disposizione di Riva.
Il 6 settembre scorso, in un'intervista a Repubblica, Vendola ha dato la “nuova” linea di SEL: “Alle amministrative alleanze con il PD ovunque possibile”, traduzione “col PD ovunque ci pigliano”.
L'attuale coordinatore di SEL Nicola Fratoianni è stato nei primi anni 2000 segretario dei giovani del PRC, poi segretario dello stesso partito in Puglia per diventare... ovviamente... assessore regionale nel secondo mandato di Vendola.
Tutti loro furono pasdaran bertinottiani; Fratoianni e Migliore... venivano addirittura presentati come la “seconda generazione” del PRC, forse geneticamente modificata per essere governista e virare regolarmente verso destra. Con Migliore (ora nel PD) hanno addirittura esagerato: una creatura che, prima delle elezioni del 2006 che lo elessero in parlamento e portarono il PRC al governo, riuscì pure a diventare filosionista impedendo al Cpn di Rifondazione di aderire a un corteo pro-palestina.
Ma gli ex bertinottiangovernisti ex PRC non si annidano solo in SEL. E' il caso di Alfonso Gianni, che da tempo scrive quasi settimanalmente lunghi articoli “teorici” su Il Manifesto per spiegare come rifare la sinistra. Ma Alfonso Gianni proprio nuovo non è. Alla fine degli anni '70 è stato vicesegretario nazionale dello stalinista Movimento dei Lavoratori per il Socialismo, per quest'ultimo eletto nel PdUP alla Camera nel 1979 e riconfermato col PCI nel 1983. Stretto collaboratore di Bertinotti negli anni '90, viene rieletto alla Camera nel 2001, riconfermato nel 2006 entra nel secondo governo Prodi come sottosegretario all'economia. Attualmente oltre a “darci la linea” sul Manifesto è direttore della Fondazione Cercare Ancora il cui presidente è... Fausto Bertinotti.

Ci sono poi i PD post PCI-PDS-DS della cosiddetta ditta che per anni sono stati gli alleati e compagni di merende di PRC-PdCI-SEL e dei personaggi sopra narrati. Si tratta dei Bersani, Cuperlo, Errani, D'Alema, ecc. Che costoro rappresentino un'alternativa di sinistra a Renzi pare una tragica commedia degli equivoci dove cause ed effetti si invertono, padri figli e mamme si confondono in sbiadite foto di famiglia. Gli stessi comportamenti parlamentari, in particolare su legge elettorale e riforme istituzionali, dimostrano la pochezza di questa “sinistra”, parola che a D'Alema procura forti eritemi curabili solo con la visione dei video dei bombardamenti su Belgrado lanciati dal suo governo nel 1999.

E che dire di coloro che sono usciti dal PD da sinistra?
Il primo della fila è senza dubbio Sergio Cofferati (che se avesse vinto le primarie in Liguria sarebbe rimasto nel PD), l'ex segretario generale della CGIL, l'uomo che il 23 marzo del 2002 ”portò 3 milioni di persone al circo massimo per difendere l'articolo 18”. La strumentalità della posizione di Cofferati si rivelò l'anno dopo, quando si schierò per l'astensione al referendum – promosso da PRC e FIOM tra gli altri – per l'estensione dell'art. 18 a tutti i lavoratori. Assunse in quell'occasione la stessa posizione di Berlusconi, di tutta la destra e di gran parte del centrosinistra, purtroppo vincendo.
Cofferati è stato anche – dal 2004 al 2009 - il sindaco più di destra che Bologna abbia avuto. Liberista, autoritario, nemico della sinistra, si ricorda come il sindaco sceriffo che, ben prima della Lega Nord, inviò le ruspe contro i campi profughi e i rom. Durante un'affollata assemblea di quel periodo affermammo: “Sapevamo che era lombardo, speravamo non fosse leghista”. Al termine di un mandato disastroso, in cui si era inimicato mezza città, di cui parte votante PD, annunciò la sua rinuncia ad una ricandidatura, per stare accanto alla moglie e al figlio piccolo residenti a Genova. Un uomo di cuore, Cofferati: due mesi dopo divenne eurodeputato, forse Bruxelles-Genova dai mezzi pubblici è servita meglio che Bologna-Genova. Fossi stata la moglie mi sarei incazzata!
Nella lista dei fuoriusciti PD troviamo Stefano Fassina, già dirigente nazionale della Sinistra Giovanile negli anni '90, arrivato al culmine della carriera istituzionale come viceministro dell'economia nel governo Letta, una compagine non proprio rivoluzionaria. Poi si scazza con Renzi e si sposta su posizioni “intransigenti”, e ora va pure a Parigi alla festa del PCF a fare dibattiti con altri sinistri (Varoufakis, Lafontaine, ecc.).
Intervistato nel 2012 da Sabina Guzzanti nella trasmissione televisiva Un due tre stella, Fassina si dichiara apertamente favorevole alla Tav.

Ed ecco Superpippo Civati, che dopo un breve fidanzamento con Renzi alcuni anni fa, lui almeno ha cominciato a rompere i coglioni a tutto il PD appena entrato in parlamento. Si è presentato alle primarie sostenuto da una parte di prodiani e da una porzione di sinistra PD, ma soprattutto l'operazione gli è servita per costruirsi un suo giro nazionale. Ha strutturato la sua area nell'associazione Possibile, ma la mossa di raccogliere firme per un pacchetto di referemdum decisa da lui soltanto non gli ha certo portato simpatie né negli apparati sinistrorsi né nei movimenti, tanto più ora che appare davanti ad un probabile fallimento.

Poi c'è il PRC. Le penultime notizie ci dicono che mezzo partito si è rifiutato di dare il sostegno a Tsipras in Grecia optando per le liste a sinistra di Syriza. Ad urne chiuse, dopo la nuova vittoria di Syriza, Ferrero ha dichiarato: “Tsipras ha sconfitto la Merkel”. A parte che si votava in Grecia e non in Germania, visto il memorandum firmato in luglio alla Merkel va bene anche Tsipras. Ma il comunicato di Ferrero è forse frutto di una ricerca disperata di vittorie, anche altrui, per “nuovi meravigliosi governi progressisti”. O forse si fa confusione fra realtà e fantasia.

In conclusione, se vi si avvicina un vecchio ma nuovo “sinistro” o “centrosinistro”, fate come Dylan Dog: mirate alla testa e fatelo secco prima che vi morda infettandovi (anche colpi di badile e paletti di frassino possono essere utili a seconda dei casi).

Michele Terra

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