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Chrysler, Marchionne vuole (anche) la pelle dei lavoratori americani.

20 Ottobre 2015
CHRY


Il secondo tentativo di accordo sindacale Chrysler-FCA riguarda l'aumento di salario per gli operai di secondo livello. Se non sarà respinto, l'accordo metterà fine alle loro richieste di parità salariale. L'accordo non contiene nulla che riguardi le pensioni, e nulla che in altri termini riguardi il contrasto all'austerità.

Questi problemi vanno oltre l'assenza delle pensioni e la "progressione" di otto anni per il presunto raggiungimento della parità salariale. L'accordo chiuderà le porte al fatto che i nuovi assunti possano mai diventare operai di primo livello, in quanto non ci sarà limite alla quota degli operai di secondo livello.

Come molti lavoratori arrabbiati hanno osservato, una progressione di otto anni all'interno di un contratto di quattro anni significa poco. E significherà ancor meno se Marchionne riuscisse a vendere completamente Chrysler, o se dovesse cederla scorporandola gradualmente.

Queste verità vengono ignorate dalla maggior parte dei media. Oltre alla mancanza di pensioni per gli operai di secondo livello, non c'è limite neanche all'ingresso di lavoratori di terzo livello (a tempo determinato), inclusi i lavoratori a tempo determinato part-time, che sono di quarto livello. All'esterno, con cessioni ed esternalizzazioni, e all'interno, con la segregazione della forza lavoro: stiamo svendendo i nostri giovani colleghi.

Un ex presidente locale della UAW-Chrysler e membro di un gruppo di contrattazione ([bargaining team] è un gruppo di lavoratori delegati responsabili della negoziazione tra i lavoratori e i vertici aziendali, NdT) dice che questo è il primo "contratto d'austerità". Sottolinea che non è il peggiore in assoluto, ma è quello che più di ogni altro fa emergere la regressione imposta dall'austerità tramite riduzioni permanenti dei salari e dei benefit (previdenza e cure sanitarie, NdT) - in un anno in cui le compagnie dell'auto si sono riprese dalla crisi del 2008 e stanno facendo grandi profitti. Questo era l'anno dell'"ora o mai più" per ottenere rivendicazioni e fare passi in avanti, e questo contratto sancisce il "mai più".

La maggior parte dei media è entusiasta per il fatto che i salari degli operai di secondo livello aumenteranno più di quanto sarebbero aumentati con il primo accordo. Il primo accordo è stato respinto a fronte della rabbia organizzata dei lavoratori e della minaccia di uno sciopero da essi imposto alla UAW. Le vignette dei giornali hanno preso in giro i lavoratori dell'auto come viziati e avidi in confronto agli altri lavoratori statunitensi.

Otto anni per raggiungere la parità di paga (e non è neanche detto), con la rinuncia alle pensioni e l'assunzione illimitata di lavoratori a tempo determinato, equivale ad un abbassamento definitivo degli stipendi e dei benefit e al venir meno di qualsiasi prospettiva di miglioramento. In generale, l'impiego nell'industria dell'auto è diventato molto meno significativo e importante di quanto fosse, per i lavoratori, per le comunità, per l'economia e la società in generale. A Detroit, un impiego all'interno dell'industria dell'auto forniva sostegno a molti membri di una famiglia "allargata", specialmente nella comunità afro-americana. Ora non più.

Di sicurezza dei posti di lavoro si potrebbe discutere a lungo, ma è sufficiente dire che questo è ancora un altro "contratto job security" (contratto di solidarietà difensivo) di una lunga serie, che ha ridotto la UAW la metà di quella che era nel 1979.

Per quanto riguarda gli operai di primo livello, gli aumenti salariali non saranno effettivi prima di dieci anni. Di più: il mancato aggancio all'inflazione continua a valere al di là della sua presunta giustificazione. La giustificazione per l'austerità "temporanea" fu la crisi economica del 2008. I contratti furono imposti da GM, Chrysler, dall'amministrazione democratica di Obama e dalla controparte repubblicana al Congresso. Ford seguì il "modello".

I lavoratori, quindi, passano dalla tradizionale crescita e benessere progressivo alla polvere. Sono invitati a celebrare i loro posti di lavoro e ad essere grati per non essere stati sepolti vivi nelle profondità della povertà dei lavoratori americani, dalla quale una volta la UAW li sottraeva, insieme a milioni di altri lavoratori.

Non c'è soluzione senza che i lavoratori prendano il controllo dei loro sindacati, con spirito di classe e non solo nel senso di singole azioni sindacali. Non c'è soluzione senza che si dotino di propri rappresentanti politici, rifiutando il Partito Democratico e lottando in completa autonomia contro il sistema capitalistico.

Ron Lare - ex dirigente UAW e attivista di Solidarity

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