La lotta degli edili sardi

La giornata di lotta dei lavoratori edili sardi del 27 novembre ha confermato che la volontà di lotta è grande. Un dirigente sindacale ha annunciato una grande mobilitazione per «costringere la Regione a sbloccare i miliardi fermi nelle banche e trasformarli in occasioni di crescita e di lavoro». Questa grande mobilitazione deve essere preparata con dibattiti nei comuni e con prese di posizione dei consigli comunali e dei sindaci.
Il settore edile è devastato dalla crisi del grande capitale bancario e industriale e ciò aumenta lo sfruttamento e il ricatto occupazionale. Gli edili in Sardegna hanno una storie di lotte e di politicizzazione. Gli edili nella provincia di Sassari, a cavallo degli anni sessanta e settanta sono stati l’ossatura delle mobilitazioni contro il MSI e i le organizzazioni territoriali della Gioventù Comunista erano composte da giovani lavoratori edili e studenti. C’era un orientamento rivoluzionario classista e internazionalista.
Noi comunisti proponiamo al dibattito ed alla lotta degli edili di rivendicare un piano regionale dell’edilizia per: le bonifiche ambientali necessarie per mettere un argine alla distruzione della salute (si vedano le statistiche sui decessi per cancro); per la messa in sicurezza delle scuole e degli edifici pubbliciper la messa in sicurezza idrogeologica del territorio; la ristrutturazione condotta con rigore scientifico e creatività artistica dei centri storici dei nostri paesi, al fine di ripopolarli; la messa in sicurezza delle strade, gallerie e ponti. Queste sono le opere edili che devono essere fatte con investimenti pubblici e gestiti da un’agenzia regionale posta sotto il controllo degli organismi democratici dei lavoratori. Questi organismi dovranno controllare i libri contabili, porre il veto a scelte non condivise dai lavoratori. Nel settore edile gli sprechi ed il malaffare si eliminano con il controllo operaio.
24 -12 - 2014