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CONTRO PRIVATIZZAZIONI E LICENZIAMENTI, NAZIONALIZZAZIONE COME UNICA SOLUZIONE!

Volandino diffuso in occasione dello sciopero a Roma del 12 dicembre su aziende in crisi e contro la privatizzazione di Fincantieri

11 Dicembre 2013

Occupare le aziende che chiudono, licenziano, calpestano diritti sindacali, che inquinano.
Contro la messa in borsa e privatizzazione dei comparti pubblici e delle aziende municipalizzate.
Battersi per la loro nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo operaio.

L'Italia è percorsa in questi anni di crisi capitalistica da una miriade di vertenze a difesa del lavoro. Ovunque padroni che hanno incassato per anni o decenni fior di soldi pubblici dallo Stato e dalle amministrazioni locali, buttano sulla strada i propri dipendenti, mentre il (loro) governo taglia gli ammortizzatori sociali, i servizi, il welfare, per pagare gli interessi sul debito alle banche.

Purtroppo non esiste ad oggi una risposta adeguata a questo livello drammatico di scontro. Anzi, proprio la complicità o la remissività sindacale ha favorito l'assalto padronale.

Di fronte a questo scenario i sindacati preoccupati a non disturbare i governi di turno, non hanno voluto mettere in campo una reale mobilitazione sociale.
Dopo aver consentito al governo Monti lo sfondamento contro pensioni e articolo 18, le direzioni sindacali di CGIL CISL UIL sono giunte a siglare un patto programmatico con Confindustria, cioè con l'avversario dei lavoratori, sino a sostituire la necessaria contrapposizione al governo e alla sua rapina con una comune pressione di lobby su governo e PD. Il carattere inoffensivo dello sciopero di 4 ore del 15 novembre è emblematico. I vertici sindacali hanno mirato a “emendare” la rapina, non a respingerla. A negoziare le politiche di austerità, non a cancellarle.

I vertici FIOM non si assumono reali responsabilità di iniziativa, scegliendo di evitare l'unificazione e la radicalizzazione dello scontro di fabbrica: a partire da quella mancata occupazione di Fiat Termini Imerese che ha dato di fatto il lasciapassare all'attacco generale di Marchionne stabilimento per stabilimento, per arrivare ai nefasti accordi sottoscritti in Fincantieri, in cui in assenza di un vero coordinamento i lavoratori hanno subito cantiere per cantiere la sconfitta; l’accordo di intensificazione dei turni presenta così su di un piatto d’argento l’azienda appetibile per la collocazione in borsa. Il risultato di queste politiche subalterne porta milioni di salariati senza difese di fronte alla peggiore offensiva del dopoguerra, all'isolamento e alla sconfitta delle lotte di resistenza.

PER UN FRONTE UNICO DI LOTTA. PER UN GOVERNO DEI LAVORATORI

C'è allora necessità di una svolta unitaria e di massa del movimento operaio italiano, contro il padronato, il suo governo, la loro rapina; va realizzato il più ampio fronte unico di lotta della classe operaia, e attorno ad essa, di tutti i movimenti di lotta.

Tutte le sinistre politiche, sindacali, di movimento uniscano le proprie forze in una comune azione di massa. Si convochi una grande assemblea nazionale di delegati eletti nei luoghi di lavoro. Si definisca una piattaforma di lotta unificante di tutti i lavoratori, privati e pubblici, occupati, precari, disoccupati, italiani e migranti. Si organizzi una mobilitazione ad oltranza, tanto radicale quanto radicali sono industriali, banchieri e governo. E' l'unico modo di strappare risultati concreti. Ma soprattutto è l'unico modo per approfondire le crepe politiche del campo avversario, disgregare il suo blocco sociale, aprire la via di un'alternativa anticapitalista.

La strada è quella indicata dall'esempio della ribellione dei tranvieri di Genova, che per cinque giorni si sono contrapposti, con una lotta straordinaria, alla privatizzazione del “progressista” Doria. Le burocrazie sindacali, con la copertura della sinistra, hanno svenduto quella lotta per paura che si propagasse in tutta Italia. Ma quella lotta ha indicato a tutti i lavoratori l’unica possibile via di svolta. Solo un'esplosione sociale nazionale dell'intera classe lavoratrice che unifichi tutte le vertenze in campo può ribaltare i rapporti di forza e aprire una pagina nuova. Solo una nuova direzione politica e sindacale del movimento operaio può impedire che la ribellione dei lavoratori venga liquidata dai burocrati. Solo un governo dei lavoratori che spazzi via la dittatura degli industriali, dei banchieri, dei loro partiti, può costruire una nuova società.
Costituzione di veri coordinamenti nazionali dei gruppi industriali e per elaborare una piattaforma nazionale di lotta
Sciopero generale ad oltranza sostenuto dalle casse di resistenza contro il governo e il padronato, fino all’esproprio, senza indennizzo e sotto controllo operaio, delle aziende che licenziano e non rispettano i diritti dei lavoratori

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI

PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
Pcl

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