Internazionale

Volantone del PCL diffuso alla festa di Lutte Ouvriere e al meeting internazionale della LCR

10 Dicembre 2008

Nello scorso mese di maggio si sono svolte due importanti iniziative internazionali a Parigi di movimenti che si richiamano, più o meno dichiaratamente al trotskismo, anche se nei fatti ne rivedono le basi fondamentali.
Si è trattato della festa annuale del giornale “Lutte Ouvriere”, che vede come sempre uno spazio dedicato ai dibattiti tra diverse forze di estrema sinistra di vari paesi del mondo, e di un meeting internazionale della Lega Comunista Rivoluzionaria (LCR), organizzazione a cui è legata “Sinistra Critica” e ugualmente caratterizzabile come intermedia tra marxismo rivoluzionario e riformismo (“centrista” nella tradizionale definizione leninista), ma in cui sono presenti anche compagni che sostengono le posizioni politico-programmatiche del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale.
Come PCL abbiamo ritenuto importante intervenirvi sia organizzando un dibattito sull’esperienza italiana alla Festa di Lutte Ouvriére, sia diffondendo nelle due occasioni un volantone sull’esperienza recente della sinistra italiana (ovviamente in francese) elaborato dal compagno Franco Grisolia, che qui sotto riproduciamo in italiano.
Benchè siano passati diversi mesi abbiamo ritenuto utile di farlo per riaffermare un bilancio politico ineliminabile.
Ciò riguarda in particolare “Sinistra Critica” e la sua politica di “sostegno critico” al governo borghese e imperialista di Romano Prodi e alle sue misure antioperaie.
I dirigenti di SC, che partecipavano al meeting della LCR, si sono particolarmente irritati della diffusione di questo testo, senza d’altro canto poter contestare nulla dei fatti riferiti.
Questo perché cercano disperatamente di far dimenticare la loro vergognosa politica nel 2006-2007, rimuovendo totalmente e mistificando la loro politica reale.
Ma i fatti restano quel che sono.
Tutto scorre anche in politica e la situazione non è ovviamente quella di uno o due anni fa.
Ma per chiunque ragioni da marxista ci sono dei momenti “topici” che illustrano la natura generale di una forza politica.
Così come nessuna ipocrita “autocritica” di Paolo Ferrero può far venire meno il fatto che la politica degli scorsi anni ha evidenziato la natura riformista, di agenzia degli interessi borghesi nel movimento operaio, del PRC; allo stesso modo nessuna delle reticenze e grossolane bugie di SC potrà eliminare che alla prova dei fatti essa si è dimostrato una organizzazione opportunista e non rivoluzionaria.
Ricordarlo è un compito importante nella lotta per la costruzione di una direzione rivoluzionaria nel nostro paese e internazionalmente.
E come sempre “la verità è rivoluzionaria” e fa male solo a borghesi, riformisti e opportunisti


Partito Comunista dei Lavoratori
Sezione italiana del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale

Il voto in Italia, la crisi della “sinistra radicale” e la politica dell’estrema sinistra

I risultati elettorali delle elezioni politiche 2008 hanno ristrutturato profondamente il quadro politico italiano. I tre dati più evidenti sono il successo dell’alleanza Berlusconiana, la sconfitta strategica del Partito Democratico di Veltroni e il drammatico tracollo della “sinistra arcobaleno”.
In questo testo non affrontiamo il quadro generale della situazione in Italia, ma vogliamo offrire ai/lle compagni/e francesi e di altri paesi elementi di informazione sulla situazione e la politica, nelle elezioni e nella fase precedente dell’estrema sinistra italiana (essenzialmenre il nostro partito e l’organizzazione “Sinistra Critica” legata, come la LCR francese, all’ex “Segretariato Unificato della IV Internazionale”)
La “sinistra arcobaleno” è nata alla vigilia delle elezioni come quadro di ricomposizione elettorale delle quattro forze di quella che in Italia e stata chiamata ( del tutto abusivamente) la sinistra radicale : il Partito della Rifondazione Comunista diretto da Fausto Bertinotti, il neostalinista (senza richiamo a Stalin) Partito dei Comunisti Italiani, i Verdi e Sinistra Democratica( una organizzazione, quest’ultima, che ha rotto con i Democratici di Sinistra di Veltroni, Fassino e D’Alema, quando questi, unendosi con un altro partito di centro borghese di origini democristiane e liberali, hanno dato vita al Partito Democratico)  
La “sinistra arcobaleno” ha terminato il suo breve percorso politico perdendo oltre il 70% del suo elettorato consolidato (PRC, PdCI e Verdi scendono dal 10,2 al 3,1- cioè da oltre 3 milioni a 1.100.000 voti) e di più,di quello “potenziale” ( aggiungendo l’apporto di SD calcolato inizialmente al 2% ). Le basi di questo tracollo stanno, al di là di ogni dotta disquisizione sui processi storici in corso e sull’incapacità della sinistra a comprendere i nuovi assetti sociali, nella vergognosa politica di tradimento degli interessi della classe operaia, degli altri settori di massa e delle istanze dei movimenti (a partire da quello contro la guerra). Le ragioni del tracollo stanno nella delusione rispetto a quella aspettativa, creata ed incentivata da Bertinotti e soci, di poter “contaminare” l’azione del governo con le istanze sociali della passata stagione dei movimenti (2001/2003), di veder aumentati salari e pensioni, di veder rafforzati i servizi pubblici. E’ il risultato diretto di un taglio fiscale finito interamente al padronato, dei tagli di docenti e classi nelle scuole, della ripresa delle privatizzazioni, delle finanziarie da 35 miliardi, della politica bellicista e del conseguente aumento delle spese militari.


L’estrema sinistra

La crisi di Rifondazione Comunista e dell’ Arcobaleno ha portato quasi 400.000 elettori/trici , in larghissima maggioranza provenienti da queste, a votare per le due liste di estrema sinistra, cioè il Partito Comunista dei Lavoratori, che è la sezione italiana del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale (208.000 voti, pari allo 0,57% del totale) e Sinistra Critica (167.000 voti, pari allo 0,46%), che è il movimento politico che si ricollega all’ex “Segretariato Unificato della IV Internazionale”.
E’ necessario tuttavia sottolineare che le due forze non sono per nulla assimilabili politicamente e, dal punto di vista del voto, nemmeno come base sociale di prevalente riferimento.
Ciò non solo rispetto al progetto politico differente, che pure certamente esiste
Il PCL, infatti, si considera il futuro partito rivoluzionario della classe operaia italiana in costruzione. Questo sapendo naturalmente di essere in uno stadio embrionale, pronto a verificare gli sviluppi storici nel concreto, ma convinto che questa sia la strada percorribile e la più rispondente alla prospettiva rivoluzionaria e che la ricomposizione politica dell’avanguardia sulle basi del marxismo rivoluzionario è la questione chiave per lo sviluppo positivo delle future lotte della classe operaia e degli altri settori oppressi.
Al contraria Sinistra critica nega di essere un partito o di volerlo creare oggi. Parla di contribuire ad una ricomposizione sociale dei movimenti in Italia come prerequisito per avanzare verso un “nuovo partito anticapitalistico”. Benchè nella realtà tutto questo abbia finora portato solo a fallimentari tentativi verso vari settori della sinistra “spontaneista”, compreso il fallimento di ogni ipotesi di “lista unitaria anticapitalista” alle elezioni, si tratta di un progetto totalmente movimentista e contrapposto a quello storico dei comunisti rivoluzionari.
E’ quindi evidente che tra PCL e Sinistra critica c’è una divergenza di prospettiva politica generale e, in questo senso, di programma.
E’ perciò logica una opposizione nel confronto elettorale che, per una forza trotskysta come la nostra, non può che essere fondamentalmente un terreno di costruzione e propaganda di un programma e di un progetto politico.
Tuttavia la contrapposizione tra PCL e Sinistra Critica non è stata solo espressione di due progetti totalmente distinti, ma anche di due politiche opposte in questi anni nel rapporto col riformismo e anche con il governo borghese.
E’ importante chiarire questo in particolare in Francia (e in generale fuori dell’Italia, con l’eccezione di pochi paesi) dove una vero e proprio velo di bugie ha cercato di mascherare il ruolo opportunista di Sinistra Critica.
I costruttori di questa organizzazione sono stati tra i più ferventi sostenitori “da sinistra” del Leader del Partito della Rifondazione Comunista Bertinotti in tutto il periodo che va dalla fine del 1998 al 2005, quando il vanesio imbroglione riformista era tutto teso a sviluppare la sua immagine “radicale” utilizzando cinicamente il movimento no-global e anche quello operaio (dove il PRC pur largamente presente aveva scarso ruolo di direzione) per preparare la sua alleanza con il centrosinistra borghese e la sua politica antioperaia e antipopolare, per entrare nel governo e realizzare i suoi “dorati” sogni di poltrone e posti di potere e sottopotere vari.
Raccolti attorno alla rivista ERRE, creata proprio nel quadro del processo di sviluppo dei “nuovi partiti della sinistra radicale” che sponsorizzavano il Segretariato Unificato e la Tendenza Socialista Internazionalista, la futura “Sinistra Critica” ha appoggiato, con critiche parziali e limitate, la politica del segretario riformista del PRC. La prova è nei congressi del PRC di quegli anni (1999 e 2002), dove la corrente di SC sostenne le mozioni di maggioranza, addirittura, nel 2002, scegliendo di non presentare nessun emendamento al testo bertinottiano.
Questo mentre noi, raccolti nella corrente di Progetto Comunista, esprimevano una costante opposizione al bertinottismo, denunciandone l’ipocrisia riformista, la preparazione al ritorno ad una alleanza più profonda col centrosinistra borghese e indicando nel PRC un partito che, come dicevamo nei nostri documenti congressuali, riprendendo la classica definizione di Engels e Lenin, restava non un vero partito di classe, ma un partito operaio-borghese.
Dopo aver contribuito ad appoggiare quindi la politica riformista del PRC, tacciando la nostra opposizione comunista ad essa di “settarismo”, la prevedibile (per chi non fosse stato accecato dalle proprie illusioni opportuniste) e implicita deriva a destra di Bertinotti portò ERRE a passare finalmente all’opposizione interna. Un’opposizione che non fu certo coerente.
E’ stato proprio la costituzione del governo Prodi e gli sviluppi nel periodo successivo che hanno portato in evidenza la reale natura (per usare il sempre utile vocabolario trotskysta “centrista” e, nel caso specifico “centrista di destra”) di Sinistra Critica.
Al momento della costituzione del governo Prodi la nostra corrente sulla base di una decisione già da lungo tempo presa (in coerenza con il nostro riferirsi alle posizioni originarie del trotskismo sulla tattica entrista) ha rotto con rifondazione e costruito il Movimento costitutivo del Partito Comunista dei lavoratori, (il PCL come tale è nato con un congresso all’inizio di quest’anno) e ha sviluppato con le poche forze inizialmente disponibili ( due piccole organizzazioni sindacali di sinistra, la Confederazione COBAS e la CUB-RDB e pochi altri piccolissimi gruppi) e nel totale boicottaggio di Sinistra Critic,a le prime iniziative di lotta contro il governo, in particolare sul terreno dell’antiimperialismo (in riferimento ad es. all’invio di truppe in Libano) .
Sinistra Critica ha invece iniziato ad approvare con i suoi due parlamentari, Turigliatto al Senato e Cannavò alla Camera dei deputati ( in Italia sia l’uno che l’altra sono di elezione popolare e le leggi debbono essere approvate in entrambi), la fiducia e tutte le schifezze del centrosinistra. Dal rifinanziamento della missione militare in Afganistan all’invio delle truppe in Libano, all’aumento del 13% delle spese militari, ai regali multimiliardari ai padroni (7 miliardi di riduzione di imposte l’anno), etc.
L’obbiezione che non si trattava di una libera scelta ma di un qualcosa imposto dalla necessità di non essere esclusi dal partito in cui si milita per realizzare una battaglia politica non ha valore per diversi motivi.( e questo a prescindere dalla differenza politica rispetto alla necessità della rottura col PRC, per noi inevitabile e corretta al momento della costituzione del governo Prodi)
In primo luogo, anche in un progetto entrista, che ovviamente comporta alcuni compromessi, esiste un limite oltre il quale non è possibile andare. Votare gravi leggi antioperaie o imperialiste è certamente inaccettabile. Un rivoluzionario onesto non può contraddirsi a tale livello.
E’ per questo del resto che il nostro dirigente Marco Ferrando fu escluso dalle liste del PRC prima della consultazione elettorale del 2006. Non solo perché aveva affermato in una intervista al “Corriere della Sera” di sostenere il diritto del popolo iracheno alla resistenza armata anche contro le truppe italiane; ma perché questa presa di posizione e il rifiuto di ritrattarla rendeva chiaro che Ferrando, in nome della nostra corrente, si sarebbe posto dal primo momento all’opposizione del governo Prodi negandogli la fiducia.
Rendendo così evidente che quanto affermato da Ferrando -nel libro “L’altra Rifondazione”, della fine del 2003, e in altre nostre dichiarazioni pubbliche- in relazione allo sviluppo della prospettiva di governo con il centrosinistra. , cioè “Nessun governo borghese sarà privato di una opposizione di classe e conunista", non ero uno slogan demagogico, come tutti quelli dei bertinottiani, ma un impegno che avremmo messo in pratica, presenti in parlamento o meno.
In secondo luogo, l’argomento della disciplina è stato scarsamente utilizzato da Turigliatto e Cannavò. Il centro del loro ragionamento era grosso modo questo: votiamo misure che non ci convincono, sperando che in una fase successiva la pressioni dei movimenti di massa cambi i rapporti di forza, compresi quelli interni alla maggioranza di governo. Insomma, a partire dal primo voto di fiducia a Prodi , non una contrapposizione di principio ad ogni alleanza di governo con la borghesia ma una versione “moderna” delle vecchie concezioni delle possibilità di “pressione” sui governi borghesi (che ovviamente non ha nulla a che vedere con la battaglia di classe contro il governo per ottenere obbiettivi parziali).
Infine e soprattutto perchè Sinistra Critica ha dato il suo sostegno al governo Prodi dopo l’esclusione di Turigliatto dal PRC.
E’ questo il terreno su cui si sono costruite, in Francia, nel mondo e persino in Italia durante la campagna elettorale, le peggiori falsificazioni.
Si è detto per prima cosa che il senatore Franco Turigliatto è stato espulso da Rifondazione nel febbraio 2007 per aver votato contro il rifinanziamento della missione militare in Afganistan. Ciò è semplicemente falso.
Ricapitoliamo i fatti realmente accaduti , come i/le compagni/e interessati possono verificare, se credono necessario, sui siti dei quotidiani italiani che riportano gli articoli dell’epoca.
In discussione non era esattamente il rifinanziamento che Turigliatto aveva già votato in precedenza (il rifinanziamento è semestrale) ma una mozione generale di sostegno alla politica estera del governo (incluso ovviamente la riconferma dell’intervento in Afganistan e Libano). Alcuni senatori critici di sinistra hanno discusso il comportamento da tenere. Diversi hanno capitolato. Uno, proveniente dal PDCI, ha dichiarato che in ogni caso non avrebbe votato a favore del rifinanziamento (e in effetti non ha partecipato al voto). Turigliatto ha chiesto, nel dibattito in aula, che il ministro degli esteri D’Alema si impegnasse per la realizzazione di una “Conferenza di pace” dichiarando che in questo caso avrebbe votato la fiducia al governo sulla mozione (in Italia i governi pongono frequentemente la cosiddetta questione di fiducia per legare la loro sopravvivenza all’approvazione del progetto di legge o di mozione in discussione) se no non avrebbe partecipato al voto.
D’Alema, convinto di avere in ogni caso la maggioranza ha respinto la richiesta e dunque Turigliatto ha abbandonato l’aula ,convinto anche lui che il governo avrebbe retto; non votando contro e non astenendosi nemmeno, (visto che nel Senato Italiano è richiesta la maggioranza dei partecipanti al voto) esattamente per non mettere in minoranza Prodi .
Il governo non ha avuto la maggioranza perché , a sorpresa, hanno votato contro di lui due “senatori a vita” che lo avevano precedentemente sostenuto. Tra essi il famoso ex primo ministro democristiano Andreotti, amico dei mafiosi e rappresentante del Vaticano; il quale ha spiegato che non era contrario alla mozione del governo, ma che aveva voluta dare un segnale per indicare la debolezza del governo di fronte ad una possibile ravvicinarta discussione di un progetto di unione civile (i DICO, forma molto ristretta di PACS), che infatti la maggioranza di governo ha subito abbandonato.
Fu Turigliatto stesso a dichiarare a tutta la stampa che la “responsabilità” (sic!) della messa in minoranza del governo non andava imputata a lui ( che appunto si era limitato a non votare) ma ai “settori moderati” rappresentati da Andreotti. Ciò che era la pura verità. Ma che non bloccò l’isterica reazione dei burocrati governisti del PRC, che preoccupati per le loro poltrone, radiarono immediatamente il reprobo.
A questo punto tutta la stampa del Segretariato Unificato e alleati ha cominciato a parlare di “nascita di una opposizione di sinistra al Governo Prodi” (questo era il titolo del numero di Imprecor di Aprile 2007).Il problema non era tanto che, “pur cause”, veniva ignorata la battaglia politica di opposizione condotta dal movimento per il PCL, ma che si è trattato di una falsificazione di stampo orwelliano. Perche mentre Sinistra Critica si presentava e si faceva presentare internazionalmente come all’opposizione essa era parte della maggioranza di governo.
Infatti dopo la sconfitta sul voto surricordato il governo si è ripresentato alle camere e Turigliatto, ormai escluso e esprimendo come da lui dichiarato la sua posizione indipendente (e quindi quella di Sinistra Critica) ha votato a favore della sua riconferma, precisando solo che passava da una fiducia piena, ad un “appoggio critico”.
“Appoggio critico” ad un governo padronale, antioperaio e imperialista. Ecco quale è stata la natura della politica reale di SC in Italia. Ed effettivamente SC ha continuato ad appoggiare il governo sulla maggioranza dei terreni fino ad ottobre scorso, giungendo al record dei 23 voti di fiducia concessi a Prodi. In ottobre, quando già si era avviato il processo di rottura con Rifondazione, come perla conclusiva infatti Cannavo è Turigliatto hanno votato a favore di un decreto “multicomprensivo” del governo che prevedeva tra l’altro la riduzione delle imposte per banche e assicurazioni per la modica cifra di 2miliardi e 500milioni di euro l’anno.
Ma per i nostri “critici” non esistevano ancora le condizioni per passare all’opposizione. Come al solito i movimentisti senza principi sono i peggiori politicisti.
E’ solo dopo questo voto che sviluppi politici maggiori hanno spinto SC, alla vigilia del tracollo finale del governo, a rompere con esso . Un accordo tra burocrazie sindacali, padronato e governo ha trovato una forte opposizione tra la classe operaia, già da tempo ampiamente delusa da Prodi. In un referendum, in larga misura truccato, la maggioranza dei lavoratori delle grandi industrie si è in ogni modo pronunciato contro tale accordo, che -approvato formalmente- viene votato per in parlamento, con imbarazzo della stessa Rifondazione e l’astensione del PdCI . E’ troppo anche per SC che rompe finalmente nei fatti col governo borghese.
Si può dire che la pressione delle masse, se non è riuscita ad influenzare, come era logico attendersi; il governo e i suoi equilibri, ha tuttavia ottenuto almeno l’effetto di influenzare SC, spingendola finalmente a rompere con la borghesia .
Questo il veritiero, un po’ vergognoso e un po’ ridicolo bilancio di SC nei due anni del governo Prodi, che essa ha cercato e cerca di far dimenticare con bugie e ritrosie.
E’ chiaro quindi che nessun comun denominatore poteva esserci con la politica del nostro partito, il PCL, che per due anni si è contrapposto frontalmente al governo Prodi, rivendicando la rottura immediata con esso di tutte le forze del movimento operaio e la costituzione di un polo alternativo di classe sulla base di un programma anticapitalistico.

Il voto per l’arcobaleno, Sinistra Critica e il PCL.
Il tracollo miserevole dell’arcobaleno è andato in tre direzioni: in primo luogo il “voto utile” vrerso il Partito Democratico di Veltroni (35-40% del voto del 2006) poi verso l’astensionismo (circa il 25% per cento probabilmente) e infine verso noi e SC (circa il 10-12%). Le basi di questo tracollo stanno, come già detto, nella vergognosa politica di tradimento degli interessi della classe operaia, degli altri settori di massa e delle istanze dei movimenti nei due anni di presenza governativa.
Lo stesso “voto utile”, per quanto riguarda Rifondazione (diverso il discorso per i Verdi e anche per il PdCI) è stato per una parte non un puro voto di “destra”, ma la soluzione a negativo della disaffezione verso il tradimento del PRC ( “se tanto Bertinotti e soci non valgano niente come comunisti e difensori dei lavoratori, tanto vale turarsi il naso e votare per chi potrebbe battere Berlusconi”).
Il tracollo è stato tanto più repentino e drammatico quanto più era falsa a positivo l’immagine precedente.
L’ “onesto, coerente e intransigente Bertinotti” è apparso alla maggioranza del suo elettorato per quello che è: “coerente e intransigente” solo nel cercare, a qualsiasi prezzo, ruoli istituzionali e inviti nei salotti mondani e aristocratici (Bertinotti è un frequentatore costante di ricevimenti di aristocratici papalini e reazionari). Il “re è apparso nudo” e con lui tutto la schiera dei principi e nobili. Per questa la caduta è stata così drammatica.
In questo quadro va analizzato il voto per il PCL e quello per SC. La contrapposizione cioè nell’estrema sinistra tra un progetto marxista rivoluzionario coerente e quello, incoerente, del centrismo movimentista oscillante.
Le considerazioni che avanzavamo su questo terreno alla vigilia del voto si sono dimostrate corretto. Parlavamo di un nostro probabile voto tra lo 0,4% e lo 0,6% (150-200 mila voti) Ed è quanto in effetti si è realizzato (verso l’alto, ciò che è ovviamente positivo).
Giudicavamo che un tale probabile risultato sarebbe stato da ritenere “molto modesto, ma non negativo”. Non ci sono elementi per modificare tale sintetica valutazione, anche se va aggiunto che il tracollo dell’Arcobaleno lo rende comparativamente più significativo, non agli occhi nostri, ma di chi ci ha votato, di una avanguardia larga della classe e dei movimenti e anche di settori importanti dell’opinione pubblica più generale.
Allo steso modo segnalavamo il fatto che, grazie in particolare al ruolo mediatico della candidata premier di SC Flavia D’Angeli come “giovane precaria” (ciò che è in effetti oggi dopo essere stata per diversi anni, come dirigente giovane della corrente di ERRE funzionaria di partito nel PRC) SC stava guadagnando consensi. Anche questo si è verificato.
Anche se pare che , a differenza della maggioranza dei nostri militanti, molti di quelli di SC si attendessero un risultato più alto e superiore al nostro, ci pare che in realtà, pur prendendo meno voti di noi per SC non sia stato un cattivo risultato, anche se deve scontare l’indicazione di rapporti di forza nei nostri confronti di cui SC avrebbe fatto volentieri a meno (e infatti cerca di non parlare del PCL, si veda l’intervista di Flavia D’Angeli a Rouge)
Riteniamo comunque che se invece di Flavia D’Angeli SC avesse presentato Franco Turigliatto, il loro risultato sarebbe stato inferiore e noi avremmo recuperato una parte, ma non tutto, il voto che sarebbe così mancato ad SC.
Questa considerazione rimanda al carattere sociale del nostro e alle differenze con quello di Sinistra Critica. Il voto per il PCL è un voto che si può definire “operaio comunista”. Prendiamo più voti nelle tradizionali regioni e zone “rosse”, nelle zone e nei comuni con forte concentrazione operaia. In questo naturalmente ha in parte un ruolo la nostra presenza e il nostro intervento, ma ciò non è l’unico fattore e grande importanza ha la propaganda e l’immagine di “partito”, appunto, “comunista” e “dei lavoratori”.
Lo dimostrano molti esempi. Nella città industriale di Torino dove il PCL ha un importante sezione operaia, ma SC ha decenni di tradizione e la presenza di Franco Turigliatto, noi la superiamo. Così nella provincia della seconda città della Lombardia, cioè quella di Brescia prendiamo un risultato modesto ma superiore a quello di SC: in una realtà con una forte concentrazione industriale, in una situazione dove il PCL aveva , prima delle elezioni una sezione molto debole e dove invece SC ha uno dei suoi nuclei storici più forti.
Ci avviciniamo o superiamo l’1% (cifra che SC non raggiunge in alcun luogo, nonostante quanto affermato da D’Angeli a Rouge) e distanziamo nettamente SC in tutte le zone con maggiore tradizione comunista e contemporanea presenza di proletariato industriale
SC, invece, anche grazie appunto al ruolo di immagine di Flavia D’Angeli ( e alla mancata conoscenza e memoria della politica di SC fino all’autunno scorso, terreno su cui noi abbiamo commesso forse l’errore di non chiarire sufficientemente le cose, almeno all’inizio della campagna elettorale) prende un voto prevalentemente “precario antagonista”.
Lo dimostra il fatto che in alcune situazioni del Sud, dove c’è una scarsa o quasi nulla presenza di classe operaia industriale, una forte presenza di precariato giovanile e noi abbiamo sezioni importanti , mentre SC è debole, essa non ci supera né ci raggiunge nei voti, ma ci si avvicina senza rapporto con la sua forza reale.
Naturalmente non bisogna assolutizzare. Ci sono operai che hanno votato Sinistra Critica e il PCL ha una presenza non indifferente in settori di precariato giovanile; se così non fosse non si capirebbe il fatto che in ogni modo abbiamo più voti di SC in zone a scarsa presenza di classe operaia industriale. Tuttavia è evidente che un operaio di tradizione comunista (anziano o giovane che sia) che rompe da sinistra, in maniera cosciente, con il PRC o con il PdCI tende a votare per il nostro partito, mentre un giovane precario che non conosce direttamente il nostro intervento (e che anche lui in passato ha votato per il PRC, mentre nullo per SC è presumibilmente l’apporto dall’elettorato PdCI), in condizioni analoghe, tende più facilmente a votare per SC, identificandosi in D’Angeli. Ciò tanto più se ha avuto o ha frequentazioni in ambienti di movimento no global.
Noi crediamo che il nostro partito debba andare orgoglioso del carattere operaio e comunista del nostro voto. Tuttavia noi non siamo una setta operaista, come la centrista “Lutte Ouvriere” ma un partito leninista, “tribuno di tutti gli oppressi”.
Per questo se dal un lato, esprimendo la nostra realtà sociale di partito composto in maggioranza da operai (anche molti giovani operai) ,le nostre liste riflettevano questa composizione, con diversi capilista nelle varie regioni delegati sindacali di fabbriche come la Pirelli o i vari stabilimenti FIAT(scelti non per “immagine”, ma perchè sono i nostri principali quadri dirigenti nelle loro situazioni e, alcuni, componenti della nostra direzione nazionale); d’altro siamo anche orgogliosi che a Roma, per le elezioni comunali, dove candidavamo una giovane precaria come sindaca, la nostra capolista era la compagna Leyla Pereira, transessuale brasiliana (da molti anni in Italia), presidente di una associazione nazionali di transessuali, che tra l’altro ha sorpreso i giornalisti presenti alla conferenza stampa di presentazione della nostra lista per i riferimenti a Trotsky e al trotskismo -perchè, non dispiaccia ai movimentisti vari, si può ben rappresentare settori particolari degli/lle oppressi/e ed essere contemporaneamente dei/lle trotskisti/e conseguenti .
In ogni modo., per le considerazioni sopra indicate siamo ben consapevoli della necessità di strappare in futuro una parte del voto giovanile e precario andata a SC e di rafforzarci in questo settore sociale , a partire dai nostri punti di presenza significativi su questo terreno.

In conclusione
Il voto in Italia ha grande importanza non solo sul piano nazionale e neanche solo in relazione alla situazione generale.
Il tracollo di Rifondazione Comunista, dopo due anni di tradimenti continui, rappresenta la fine delle speranze politicamente folli e opportuniste del Segretariato Unificato e della TSI di creare nuovi partiti “anticapitalisti” su una base minimale con riformisti apparentemente “radicali”, ma che alla prima occasione dimostrano di essere solo dei burocrati imbroglioni, pronti ad accomodarsi sulle poltrone di governo per servire gli interessi della grande borghesia. Bertinotti era il “faro” di questi tentativi ( certo sempre sviluppati “criticamente”) e Rifondazione il partito di massa “più avanzato” su questo terreno. (se ci è permesso un riferimento storico Bertinotti era per i pablisti odierni quello che Tito e Gomulka erano per Pablo e i suoi seguaci oltre cinquant’anni fa, c’è solo da aggiungere “la prima volta è una tragedia, la seconda una farsa”). Esisteva un quadro di raggruppamento europeo cui la LCR e il SWP britannico partecipavano e di cui nessuno parla più.
Per questo la sconfitta storica del PRC e di Bertinotti è una sconfitta anche di BenSaid, Krivine e Callinicos, delle loro illusioni e del loro opportunismo centrista, della loro strategia di fase. Solo che su questo cala il silenzio. Nessun bilancio, nessuna lezione. Si ricomincia.
Noi crediamo invece che per costruire partiti rivoluzionari e ricostruire una internazionale proletaria si debbano trarre i bilanci politici e questo non in funzione della costruzione di un apparato o di un organizzazione in sé, ma in funzione della prospettiva della rivoluzione socialista che ha più che mai bisogno di partiti e di una internazionale adeguati alla difficoltà dei compiti
In Italia la nascita e lo sviluppo, modesto ma reale, del PCL è un primo passo nella via giusta. Gli ostacoli sono molti e non solo a partire dal quadro generale (non positivo) dei rapporti di classe. La crisi della sinistra non ha ancora spianato la strada al raggruppamento dell’avanguardia attorno e nel PCL, che è l’obbiettivo (possibile) che ci poniamo. Ci potranno essere colpi di coda dei riformisti che sono in stadio preagonico, ma non ancora politicamente morti. Sinistra Critica sconta il fatto di essere più debole di noi, elettoralmente come sul terreno militante. Ma nonostante l’opportunismo politico non è ancora sconfitta definitivamente nell’avanguardia. In ogni caso in Italia le basi per la battaglia che consideriamo giusta e necessaria sono poste.
In Francia il “trotskismo” come referente ideologico è tuttora più forte che in Italia, ma, per quanto riguarda le prospettive per la costruzione di un vero partito comunista operaio rivoluzionario marxista la situazione è al contempo disastrosa e confusa.
Il PT lambertista e da lunghissimo tempo degenerato non solo politicamente, ma anche moralmente .
Lutte Ouvriere, oggi in una deriva verso destra evidente, ha dimostrato nei fatti (a partire dall’inutilizzato successo elettorale del 1995 e dalle posizioni disfattiste prese in ogni momento di sviluppo della lotta di classe) di essere non uno strumento, per quanto con difetti, ma un vero e proprio ostacolo sulla via della costruzione del partito rivoluzionario.
Resta la LCR. Essa è certa dominata da quelle posizioni che abbiamo criticato in questo testo .Ma al contempo il carattere di PT e LO, la situazione francese, il confuso ma ampio dibattito interno la rendono interessante. Nel suo centrismo compie ziz-zag a destra e sinistra e certamente oggi non è esattamente quella che nel 1995 sosteneva la verde Voynet (con un ipotesi di partito rosso-verde) o nel 1988 l’effimero dissidente “liberale” del PCF Juquin.
Oggi la LCR si prepara a lanciare un nuovo partito “anticapitalistico”. Le basi su cui nasce questo progetto sono lontanissime da quelle del marxismo rivoluzionario coerente. E tuttavia questo progetto offre una opportunità di raggruppamento per i rivoluzionari. A condizione che i più coerenti tra loro sappiano iniziare una battaglia politica al suo interno, cui l’esperienza italiana, così vicina geograficamente, può servire come un esempio. Sarà in tale battaglia politica che potrà determinarsi la strada che verrà intrapresa. O quella opportunista e senza sbocco positivo per la classe che è stata propria in Italia di Sinistra Critica o quella di costruirsi come partito operaio marxistacrivoluzionario conseguente in lotta per guadagnare l’avanguardia della classe e degli altri settori oppressi -e domani la maggioranza del proletariato- al programma e al progetto della rivoluzione socialista, secondo anche l’esempio embrionale del PCL in Italia.

3/5/2008

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