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Mercoledì, 16 Dicembre 2015 alle ore 20.30 - Sede PCL Bologna via Virginia Marini 1/b Bologna

Bologna oh cara! Lettera aperta per un'opposizione di classe e rivoluzionaria

Proponiamo ai compagni, ai lavoratori, ai cittadini bolognesi una breve riflessione sulle prossime elezioni comunali e sulla partecipazione del nostro partito. Invitiamo tutti ad approfondire con noi questi temi mercoledì 16 dicembre, alle ore 20.30, presso la nostra sede in via Marini 1/b (traversa di viale della Repubblica).

La città di Bologna è ormai lontana da quella che fu rappresentata per decenni nell’immaginario pubblico nazionale, in particolare quello di sinistra. Si trattava spesso di un travisamento della realtà, tuttavia in passato era innegabile l'esistenza di un sistema cittadino e regionale, basato su uno sviluppato livello di servizi sociali e di forti legami politici, sindacali e coooperativi che miglioravano tendenzialmente la qualità della vita delle classi lavoratrici, anche se spesso rinunciando alla conflittualità col padronato.
Nel corso degli ultimi decenni è altrettanto innegabile un arretramento, che ne pregiudica le condizioni di vita.
Bologna è oggi la capitale di un sistema politico ed economico – a base regionale con proiezioni nazionali – assolutamente consociativo che ha fatto implicitamente dello slogan LE MANI SULLA CITTA' un modo di gestione e di governo.
Organizzazioni politiche e sociali sono complici e integrate tra loro: PD-SEL-NCD-CGIL-CISL-UIL-COOP-CDO-CL-UNINDUSTRIA-RETI ASSOCIATIVE, ECC.
Anche l'opposizione istituzionale è quasi sempre una semplice parte teatrale necessaria a mantenere il proprio ruolo nella rappresentazione generale e accedere comunque alla grande mangiatoia pubblica.
È un sistema politico che, forte anche delle numerose controriforme istituzionali ed elettorali di carattere antidemocratico, punta ad essere sempre meno dipendente dal consenso popolare, sempre più forte della sua autonomia; punta cioè a governare anche contro il consenso della popolazione, addirittura quando questo rappresenta la sua base elettorale storica, come nel caso evidente del referendum locale sui finanziamenti alle scuole private.
Le amministrazioni della città – a contare almeno dall'inizio del nuovo secolo – sono state centrate a soddisfare vari appetiti di banche e imprese attraverso megaopere inutili alla popolazione ma necessarie al sistema produttivo privato, solo per fare alcuni esempi: nuova stazione, alta velocità, Civis/Crealis, People mover, Fico, nuove zone residenziali, speculazione edilizie e cementificazione del territorio, ecc.
Tutto questo mentre il mondo del lavoro veniva sempre più massacrato sia in termini occupazionali che salariali. La stessa assistenza è stata di fatto degradata a carità istituzionale. Mentre i servizi sociali vengono costantemente tagliati e elargiti a prezzi insostenibili.

FALSI PROFETI E LOTTE DI RESISTENZA

La sinistra istituzionale che ha ricoperto – a volte ricopre ancora – ruoli negli esecutivi locali, come in passato anche a livello nazionale, oggi è in piena difficoltà ad esprimere una linea politica chiara e una proposta che non sia di pura immagine finalizzato solo alla sopravvivenza del proprio ceto politico (v. Sel, Prc, Altraeuropa e tsipriani vari, Verdi, comitati e circoli vari).
I nuovi “salvatori” della sinistra bolognese appaiono tali solo grazie alle tante dimenticanze: Mauro Zani è stato per decenni uno dei politici più potenti di questa città così come alcuni suoi sodali, basti pensare a Lanfranco Turci capo delle Coop, presidente della Regione e poi parlamentare, pure transitato per un periodo nel Psi. Basterebbe ricordarsi dove erano Zani e i suoi compari quando a Bologna cominciavano le privatizzazioni (do you remember farmacie comunali?) e i finanziamenti alle scuole private.
Lo stesso vale per l'ex assessore Ronchi (per oltre un decennio assessore in giunte di vario livello a guida PD), che oggi, dopo essere stato scaricato, si schiera tutto a sinistra, mentre basterebbe chiedersi quando mai negli ultimi anni ha preso le distanze dalle posizioni del sindaco, della giunta e del Pd.
Cosa pensava e cosa votava Ronchi al referendum sulle scuole private o sul contratto delle maestre/i neoassunte nelle scuole dell'infanzia comunali? Come si è schierato Ronchi sul People mover o su Fico o sulla vendita delle azioni delle partecipate? E così su tanto altro.
Si dimostra ancora una volta che i trombati e prepensionati della politica si buttano a sinistra. Il guaio è che ci siano ancora tanti che abboccano.
Gli stessi esponenti di alcuni centri sociali, che a costoro fanno proposte di alleanze, hanno nell'ultimo quindicennio sostenuto alle elezioni i candidati sindaco dei DS/PD, esprimendo addirittura propri candidati nelle liste alleate al PD, giungendo fino ad esprimere il primo assessore alla casa nella giunta Cofferati (tale Antonio Amorosi che oggi scrive su Libero).
D'altra parte non saranno certo invenzioni giornalistiche, come la Frascaroli (mai stata di sinistra), a risollevare le sorti del proletariato bolognese. E nemmeno i 5 stelle, che spesso affascinano ancora tanti compagni/e pur essendo una formazione filopadronale con un progetto reazionario: vogliamo ricordare il loro appoggio alla linea di “legalità” degli sgomberi operati negli ultimi mesi in città?
In questo contesto difficile e a tratti desolante si muovono comunque, anche a Bologna, elementi di resistenza – spesso separati e marcianti su binari paralleli – su vari livelli: lotte per la casa e il diritto all'abitare degno; movimento contro la “buona scuola” di Renzi; comitati sui trasporti, mobilità e ambiente (No Peolplemover; passante nord, ecc.). Nei luoghi di lavoro ancora resiste/esiste un sindacalismo classista basato soprattutto sui sindacati di base e a volte- sempre meno – su alcuni settori e categorie Cgil, soprattutto sull’area “il Sindacato un’altra cosa” (sinistra CGIL).

UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA PER UN'OPPOSIZIONE DI CLASSE

Riteniamo che una sinistra che si voglia porre sul terreno dell'opposizione di classe debba pensare, a livello cittadino come più in generale, a costruire risposte quanto più possibili coordinate e organizzate unitariamente, non solo in maniera parziale ed estemporanea. In questo senso vanno rigettate tutte quelle suggestioni movimentiste, civiche, anticomuniste e antipartito che hanno abbandonato ogni riferimento alla lotta di classe e al comunismo per nascondere, nei fatti, altri partiti e organizzazioni pronte a saltare ancora una volta dall'altro lato della barricata.
Chi, come noi del PCL, voglia da un punto di vista di classe provare ad ostacolare le consorterie e i governi filopadronali, nazionali o locali che siano, non può semplicemente ignorare il momento elettorale, per il semplice fatto che non esiste alcuna distinzione fra lotte, resistenze e scontro istituzionale: gli scioperi, le lotte di piazza, le diverse forme di resistenza anche a livello istituzionale sono tutte fasi diverse e intrecciate su cui si dispiega lo scontro di classe. In questo senso non intendiamo lasciare al nemico e ai falsi “amici” anche questo campo, invece vogliamo utilizzarlo per una battaglia di classe, di propaganda e demistificazione dei vari Pd-FI-Lega-5Stelle-italosinistri e delle loro politiche antiproletarie.
Per noi si tratta di portare dentro la campagna elettorale le ragioni della lotta di classe, dell’unità dei lavoratori e dei movimenti e dunque della sinistra rivoluzionaria.
Certo il PCL è una piccola organizzazione, che però in questi anni ha maturato esperienza e ha saputo esprimere capacità di intervento politico senza mai svendere le ragioni dei lavoratori e delle classi popolari. Certo si è costretti a muoversi in una situazione complessiva di difficoltà. Certo a tanti sembra utile impegnarsi solo in “cose” che siano subito “grandi” e “credibili”, magari “capaci di incidere” e “dare risposte”, ma è provato da tante esperienze anche del recente passato che su questo terreno di facili risposte si sono costruiti i grandi insuccessi delle varie liste locali o nazionali, durate il tempo di una campagna elettorale, nate e scomparse senza lasciare nulla. Ed è forse qui proprio la differenza con chi come noi considera le elezioni uno strumento nel percorso di lotta e non il fine della propria azione politica: il PCL pur ottenendo sempre piccoli risultati nelle urne è sempre stato capace di dare continuità alla sua azione, appunto perché organizzazione non estemporanea e perché legato ad un progetto di trasformazione complessivo che non si ferma di fronte ai risultati elettorali anche negativi; così come non si adagerebbe sugli allori nel caso di un buon risultato o un'elezione. La nostra propaganda – come la nostra pratica - non può che essere incompatibile con il quadro istituzionale presente. Un esempio per tutti: dobbiamo dire la verità e chiarire a tutti che nessuna reale politica di svolta a favore del popolo lavoratore può essere fatta rispettando i patti di stabilità nazionali e locali.
Noi non intendiamo rispettare nemmeno per un momento gli attuali vincoli economici, (patti di stabilità, ecc.) perché solo cosi potremmo rimettere al centro i bisogni di lavoratori, studenti, precari, disoccupati e pensionati.

Abbiamo incontrato molti compagni e molte compagne nelle tante mobilitazioni di questi anni e questi ultimi mesi su tanti temi: dalla scuola alla casa, dalla difesa dei posti di lavoro all'attività nei sindacati cosi come nelle piazze e nelle strade, a tutti voi rivolgiamo quindi questo testo.
Il PCL, come in passato, vuole essere presente nell'arena elettorale, ma una nostra presentazione sarà tanto più utile quanto più potrà incrociarsi con le dinamiche del conflitto.
Vi invitiamo, quindi, a discutere della nostra proposta, che possa in prospettiva allargarsi, perché il campo elettorale non veda solo i soliti furbi e trasformisti a voler rappresentare la classe, per poi tradirla un'altra volta.

L'APPUNTAMENTO CHE VI PROPONIAMO PER DISCUTERE DI QUESTI TEMI È PER MERCOLEDÌ 16 DICEMBRE, ALLE ORE 20.30, PRESSO LA NOSTRA SEDE IN VIA MARINI 1/B (traversa di viale della Repubblica).

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