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BERSANI E GRILLO DIFENSORI DEL CAPITALISMO. LA PROPOSTA DEVE ESSERE DI CLASSE

30 Aprile 2012

IL premier Mario Monti, Pier Luigi Bersani, Angelino Alfano e Pier Ferdinando Casini, per fronteggiare il tema della crescita economica oltre la (contro) riforma del Lavoro continuano a seguire la stessa strada, la strada del macello sociale. Colpire le classi meno agiate, tagliare i diritti, pensioni. Questa è la politica del "Salvatore" Monti. Insomma dopo anni di liberismo economico (turbo liberismo) fallimentare Monti e i suoi paggetti di governo propongono la stessa politica che ci ha portati in questa situazione catastrofica. Ci hanno fatto credere i vari Prodi, Treu, Berlusconi che il problema della crescita e dell’occupazione era il posto fisso bisognava “flessibilizzare” (precarizzare lavoro, diritti e futuro) e con questo mantra da 15 anni ci stanno massacrando (leggi precarizzanti, pacchetto Treu, legge Biagi ecc). La loro politica a tutela dei poteri forti, non a caso Monti si consulta (vedere le telefonate/incontri) con Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria per chiedere ”consiglio” sulla riforma del lavoro e crescita. Una politica, quella di Monti, dettata dalla BCE, una politica del disastro sociale e umano per il mondo del lavoro.
Insomma, per usare una metafora riguardo alla politica di Monti, è come curare un alcoolizzato portandolo all’Oktoberfest.

I partiti di maggioranza attendono che il Def fissi gli obiettivi di crescita e di bilancio avviando una sorta di 'fase due' nell'azione dell'esecutivo (il che vuol dire, tradotto, nuovi massacri per il mondo del lavoro e nuove esenzioni per i ricchi padroni): dopo aver avviato il risanamento(pagato con i soldi dei lavoratori).

IL governo italiano sostenuto dall’ex militante di Avanguardia Operaia (Bersani) e dall’ex Missino La Russa procede come un treno sui binari della difesa profitto(per il grande capitale), Monti è il portavoce dell’imperialismo italiano. Questo dimostra, se ve ne fosse bisogno, come il PD e PDL sono rappresentanti degli stessi interessi, come la loro politica (indipendentemente dalla propria base di riferimento) sia simile e mossa dalla stessa esigenza: tutelare le banche (non a caso il governo Prodi, con il sostegno supino dei Ferrero e Diliberto, fu uno dei massimi garanti delle banche e dei suoi profitti).

Se, quindi, da un lato del circo mediatico della politica abbiamo il PD appiattito sulle banche dall’altro lato abbiamo delle forze “antisistemiche” (Lega, Destra e Grillo) che “opponendosi” a Monti sbraitano soluzioni false e corporativiste per la crisi . Soluzioni fascisteggianti per uscire dalla crisi (a tutela della piccola borghesia, sotto lo spauracchio dell’Europa che avrebbe macchiato l’anima sciovinista dell’Italia..) come quella di Storace e altri esponenti della destra italiana che chiedono al governo più tutela dell’imprese italiane contro il nuovo Kaiser Merkel. Altri , come la Lega, invece vogliono più garanzie per la piccola e media borghesia del Nord Est, rilanciandosi come il partito dell’alternativa (dopo la rottura strumentale con il PDL). Naturalmente la Lega oramai è poco credibile dopo anni d’insulti a Roma “ladrona” si è trovata invischiata in un giro di scandali da fumetto… Tra diamanti, magia nera e fondi in Tanzania sembrava di assistere ad una delle migliori sceneggiature surreali del grande Emir Kusturica. Minata l’attendibilità della Lega il populismo (di destra) di Grillo trova terreno fertile e consenso, che se ne voglia o no, tra gli “incazzati” italiani. Ora indipendentemente dalla questione “antipolitica” –argomento assurdo- come se il PD (dei Calearo), L’UDC (della Binetti sponsorizzatrice del cilicio) o l’IDV (degli Scilipoti) fossero la buona politica… Bisogna comunque, è un dovere, analizzare le proposte di Grillo con serietà.

Grillo dopo la nomina di Monti a capo dello stato disse, rilasciando un’intervista, al settimanale oggi: ”L'Italia ha bisogno di persone credibili, come Mario Monti, per cambiare la legge elettorale, abolire il conflitto d’interessi, bloccare il debito, traghettandoci al 2013. Monti ha iniziato bene, non mi permetto di dare un giudizio negativo...” Dunque Grillo dopo aver urlato contro il sistema ne diviene il fedele scudiero al fianco dello “Psiconano”, del “Pidimenoelle”, e di tutti i partiti “morti” (SIC!).

Non contento di questo Grillo, dopo i fatti di “Cortina” (controllo fiscale del governo) lascia una dichiarazione alquanto bizzarra: “ D'ora in poi dovremo andare in vacanza a Cortina col commercialista, al posto dell'amante..”. Insomma evadere è un bene… Non sa Grillo che ad evadere non è l’operaio della Fiom escluso dal suo diritto sindacale di essere rappresentato, ma il grande imprenditore di turno…Grillo con chi sta? Operai o Ricchi? (domanda retorica).

IL suo populismo non ha limiti, la sua etica politica è dettata da una nevrosi(legittima) contro il sistema da una parte e dall’altro da una superficialità storica politica senza fondo… La sua pretesa di essere “né di destra né di sinistra, ma oltre”, lungi dall’essere originale (Peron lo ha fatto con più stile e prima), ripropone l’equivoco di tanti movimenti populisti. Dove si colloca concretamente Grillo nello scontro che contrappone la Fiat e la Fiom? Dov’è il suo Movimento nelle lotte quotidiane a difesa del lavoro e davanti ai cancelli delle fabbriche? Dove era Grillo nella Milano (31 marzo) che si opponeva a Monti? Dove era Grillo quando il PCL insieme al comitato NO DEBITO manifestava sotto il senato contro il pareggio di bilancio? Non si può essere “oltre” la lotta di classe: o si sta da una parte o si sta dall’altra…. Ma per Grillo il problema della lotta di classe ridiede nella connessione…più un paese naviga velocemente nel web più la lotta di classe viene superata…

Insomma tutti da Bersani a Grillo sono per il salvamento di questo sistema…Nessuno pone delle ricette di rottura, nessuno ha un’etica politica, nessuno vuole cambiare le cose tranne noi del Partito Comunista dei Lavoratori. Ecco perché da anni abbiamo lanciato la campagna per la nazionalizzazione delle banche e delle aziende in crisi…
Sappiamo che una battaglia per la nazionalizzazione delle aziende in crisi, aprirebbe uno scontro sociale e politico di grande portata. Perché metterebbe in discussione la struttura più generale della società: indicherebbe l'esigenza di un piano economico definito dai lavoratori, a partire dal collegamento tra le aziende nazionalizzate; riproporrebbe la questione decisiva della nazionalizzazione della banche, vera "associazione a delinquere"; porrebbe la prospettiva di un governo dei lavoratori e quindi di un cambio di comando alla testa della società. Se le vecchie classi dominanti hanno fallito non è colpa del mondo del lavoro. E non è il mondo del lavoro che deve temere un'alternativa. Di più: l'esperienza ci insegna che solo battendosi per un'alternativa di fondo, è possibile, cammin facendo, difendere vecchi diritti(che ci stanno sgretolando), strappare conquiste parziali, ottenere risultati concreti. IL padronato è disponibile a concedere qualcosa, che non sia solo la connessione internet, solo quando ha paura di perdere tutto. E viceversa, senza un orizzonte di alternativa, si continuerà solo ad arretrare, sotto la frusta di padroni e governi sempre più forti e arroganti.

In altri paesi, di fronte alla crisi, settori d'avanguardia del mondo del lavoro hanno avanzato la rivendicazione della nazionalizzazione delle aziende in crisi. Talvolta combinandole con l'occupazione delle aziende e l'esercizio diretto della gestione operaia della produzione. Spesso con risultati positivi di difesa dei posti di lavoro. In ogni caso spostando in avanti rapporti di forza e terreno di confronto: sia versa il padronato e i governi, sia all'interno dello stesso movimento operaio e sindacale.

Proponiamo che una battaglia in Italia per la nazionalizzazione delle aziende in crisi si colleghi alle esperienze dei lavoratori e di altri paesi: dentro la necessità di una risposta globale alla crisi globale del capitalismo.

Eugenio Gemmo D.N. PCL.

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