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LA PROPOSTA DEL PARLAMENTO DELLE SINISTRE

pubblicato su Liberazione il 23 giugno

25 Giugno 2009

LA PROPOSTA DEL PARLMENTO DELLE SINISTRE

E’ possibile un’unità a sinistra che preservi l’autonomia di ogni soggetto coinvolto,entro lo sviluppo di un fronte unico d’azione e di un confronto libero, senza risvolti elettoralistici e furbizie burocratiche? E’ possibile un’unità a sinistra votata allo sviluppo del movimento reale delle masse, più che a ingegnerie organizzative tra gruppi dirigenti?
Pensiamo di sì, e per questo muoviamo una proposta. Partiamo innanzitutto da una premessa chiarificatrice: il Pcl non è disponibile a sacrificare la propria autonomia politica e organizzativa a favore di “federazioni” o “costituenti” con le sinistre ex governative o assessorili. Con tutta franchezza non ci pare stagione di nuove finzioni senza futuro.
Un soggetto politico comune e plurale di tutte le sinistre, senza principi comuni e senza programma comune, è stato già sperimentato per 15 anni, col nome di Rifondazione comunista: e si è risolto in una compromissione politica ministeriale, in una conseguente diaspora organizzativa, in una drammatica dispersione di tante energie e speranze. Non sentiamo il bisogno di una replica, per di più in sedicesimo.
E non solo perché le lancette dell’orologio non possono tornare all’indietro. Ma perché proprio l’esperienza di 15 anni ha confermato nel modo più clamoroso che fuori dalla chiarezza dei principi e di un coerente programma anticapitalistico tutto si riduce prima o poi all’effimero dell’immagine, all’eterno risiko degli organigrammi, alla negoziazione ciclica degli assessori e dei ministri: sino al voto al lavoro interinale e ai Cpt (1997) o alle missioni di guerra e ai regali alle banche (2007). Possiamo rimuovere queste enormità riducendole a riparabili “errori”?
No. I gruppi dirigenti della sinistra (gli stessi) che hanno sostenuto ripetutamente, nell’arco di 10 anni, queste politiche, spesso nel nome dell’“unità a sinistra”; e che sempre nel nome dell’“unità” hanno colpito coloro che le contrastavano, non hanno affatto commesso “errori” sulla via impervia del socialismo: sono giunti a votare le politiche del capitalismo contro i lavoratori e il proprio popolo, contribuendo a spianare la strada alla reazione berlusconiana e leghista.
E sono dunque corresponsabili di una disfatta storica che va ben al di là dell’asticella dei quorum. Restiamo convinti più che mai che non vi sarà rinascita di una sinistra capace di futuro senza una discontinuità radicale di posizioni, programmi, gruppi dirigenti della sinistraitaliana. Per questo il Pcl è impegnato con tutte le proprie forze nel lavoro di costruzione di una sinistra rivoluzionaria indipendente. Ma tutto questo non contraddice affatto, per parte nostra, la ricerca dell’unità d’azione con altri partiti e tendenze della sinistra. Al contrario.
La migliore tradizione del comunismo rivoluzionario ha sempre rivendicato una politica di fronte unico coi partiti riformisti contro il comune avversario. E questa ricerca unitaria ci pare tanto più attuale oggi, a fronte della più grande crisi capitalistica degli ultimi 80 anni e al governo più reazionario che l’Italia abbia conosciuto dall’epoca di Tambroni (1960). Oltre a rispondere a quella sincera domanda unitaria tanto diffusa fra i lavoratori. Su quali terreni allora ricercare l’unità? E come organizzare il confronto per l’unità d’azione? I terreni sono imposti dall’emergenza sociale e politica.
Di fronte all’attuale impasse del movimento operaio, è possibile lavorare insieme per l’unificazione e radicalizzazione delle lotte in direzione di un’autentica esplosione sociale, passando per un’aperta denuncia del ruolo contrario giocato dalla burocrazia Cgil? E’ possibile sviluppare insieme una campagna di massa per l’occupazione delle aziende che licenziano, e per la loro nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio, dando finalmente un riferimento unificante alle mille lotte di resistenza a difesa del lavoro?
E’ possibile sperimentare e proporre strutture unitarie di vigilanza operaia e popolare sul territorio, che contrastino apertamente le ronde reazionarie e fascistoidi, ben oltre la soglia della pura denuncia?
Possiamo rivendicare unitariamente l’esproprio delle grandi proprietà immobiliari della Chiesa (non di culto) e la nazionalizzazione senza indennizzo di scuole e sanità private, costruendo una tendenza anticapitalistica nel più vasto movimento anticlericale?
Sono solo alcuni esempi, non casuali, tra i tanti possibili. Siamo convinti che ogni più piccolo passo avanti dell’unità d’azione su questi terreni aiuterebbe il movimento reale dell’opposizione sociale e politica assai più di infiniti dibattiti sulle geometrie organizzative a sinistra. Eppure ogni confronto unitario sul fare, da noi più volte proposto, è stato sinora ignorato.
E’ possibile adesso voltare pagina?
Proponiamo a tutte le sinistre una sede pubblica di questo confronto. Una sede realmente unitaria, che non precostituisca egemonie burocratiche, che rispetti l’autonomia politica di ogni soggetto e progetto, che soprattutto coinvolga i lavoratori e il popolo della sinistra sui temi a confronto, fuori da ogni conciliabolo ristretto per addetti ai lavori.
Proponiamo insomma un “Parlamento dei lavoratori e delle sinistre”.
Non ci interessa il nome, che ci pare peraltro appropriato, ma la sostanza della proposta: un’assemblea permanente, eletta dal popolo della sinistra, in cui ogni soggetto sia presente in proporzione al consenso ottenuto, senza sbarramenti; un’assemblea aperta alla partecipazione di rappresentanze sindacali, dei movimenti, dell’associazionismo popolare; un’assemblea che si articoli in sessioni periodiche di carattere pubblico, combinando il libero confronto politico e la promozione pratica della mobilitazione unitaria contro il governo, la Confindustria, il Vaticano. Un’assemblea, va da sé, totalmente autonoma da Pd e Idv.
Il Pcl non avrebbe alcuna difficoltà ad essere eventualmente minoranza in questo “Parlamento”, potendo dispiegare pubblicamente, al pari di altri, la propria battaglia politica e proposta. Altre sinistre sono disponibili a rinunciare a rendite di posizione precostituite, rimettendosi interamente alla democrazia del proprio popolo?
Di certo, di fronte all’attuale deriva reazionaria, alla crisi profonda del Pd, all’estromissione di tutte le sinistre dal Parlamento nazionale ed europeo, la formazione stessa di un Parlamento delle sinistre potrebbe rappresentare un fatto politico rilevante, polarizzare attenzioni, rimotivare energie.
E contribuire ad evitare di consegnare a Di Pietro altri settori del mondo del lavoro e dell’antiberlusconismo popolare. Perché non accettare la sfida?

Marco Ferrando

info@pclavoratori.it

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