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Roberto Fiore accusa... Trotsky per la strage di Bologna

Ma la vera notizia sono i buoni rapporti fra Forza Nuova e il governo

30 Gennaio 2019
fiore


Nella conferenza stampa tenuta ieri a Bologna, Roberto Fiore e Gabriele Adinolfi hanno attribuito in ultima analisi a... Trotsky la strage di Bologna del 2 agosto del 1980. Non è uno scherzo, né una battuta. Lo si può constatare dalla puntuale registrazione della conferenza. La tesi di Fiore, se si può chiamare così, è molto semplice. “Trotsky teorizzava la rivoluzione permanente a carattere internazionale. Per questo voleva la destabilizzazione, il disordine, l'anarchia ovunque possibile. La STASI tedesco-orientale aveva rotto col KGB negli anni '70 per fomentare la destabilizzazione. La RAF tedesca era controllata dalla STASI. La STASI aveva in Emilia Romagna 250 agenti, e aveva infiltrato l'estrema sinistra italiana. Da qui la strage neotrotskista, coperta dal PCI e dai poteri forti che hanno depistato la verità per incolpare i fascisti”. Testuale.

Non replichiamo naturalmente alle farneticazioni teoriche di Forza Nuova. Attribuire a Trotsky la teoria della destabilizzazione attraverso il terrore, per di più stragista, è già di per sé un'idiozia troppo grottesca per meritare risposta. Rappresentare poi la STASI come agenzia trotskista della rivoluzione è puro delirio.

Ciò che invece ha rilievo nella conferenza stampa fascista è ben altro. Roberto Fiore ha candidamente rivelato le nuove relazioni tra Forza Nuova e la Presidenza del Consiglio. Forza Nuova ha chiesto a Conte gli incartamenti confezionati quarant'anni fa dagli stessi servizi segreti coinvolti nelle operazioni stragiste. Incartamenti che avvalorerebbero, secondo Fiore, guarda caso, la “pista neotrotskista” su Bologna. La Presidenza del Consiglio e il ministero degli Interni hanno risposto positivamente alla richiesta di Forza Nuova, che sentitamente ringrazia. Questa è l'unica vera rivelazione di Roberto Fiore.

Il fatto non è irrilevante. Nel nuovo contesto politico italiano, i fascisti ottengono entrature istituzionali. Non solo sul terreno quotidiano delle politiche xenofobe, dove agiscono sempre più spesso in tanti territori come i mazzieri di Salvini, ma anche sul terreno della revisione storica degli anni '70. Lo stesso governo che ha promosso la caccia alle streghe contro i cosiddetti “terroristi comunisti” di quarant'anni fa esibendo come trofeo la loro cattura, oggi apre alle sollecitazioni di capi fascisti già condannati per banda armata (Fiore e Adinolfi) offrendo loro la spazzatura che cercano sulla realtà di quegli anni. Il revisionismo storico è al lavoro: i fascisti erano innocenti, i colpevoli erano i comunisti. Fiore e Adinolfi ringraziano Conte e Salvini, Salvini vuole in cambio (anche) i voti dei fascisti. Più in generale, vuole accreditarsi come riferimento politico di garanzia di tutta l'estrema destra italiana. Questa è la vera partita di scambio che la conferenza di ieri ha rivelato.

Il PCL denuncia non solo le provocazioni grottesche dei fascisti, ma anche le coperture che il governo Conte offre loro. La battaglia contro il revisionismo storico sugli anni '70 non è meno importante della battaglia antirevisionista sulla Resistenza. Le classi dominanti non si limitano a colpire le conquiste dei lavoratori, vogliono anche riscrivere la loro storia. Vogliono capovolgere la verità per rimuovere le proprie responsabilità, sino ad attribuire i propri crimini alle loro vittime. Lo fanno su Bologna come sull'esperienza partigiana. I fascisti e le loro cialtronerie farneticanti sono solo uno strumento di questa operazione. Una ragione in più per combatterla, senza nessuna concessione.

Partito Comunista dei Lavoratori

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