Dalle sezioni del PCL

Con gli studenti di Bagheria in lotta!

13 Dicembre 2018
studenti


Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime la sua solidarietà e il suo sostegno agli studenti del liceo classico Francesco Scaduto di Bagheria che in questi giorni hanno dato avvio a una serie di assemblee e cortei culminati nell’attuale occupazione continuata del plesso, con la rivendicazione di investimenti nel settore, supportati entusiasticamente da studenti di altre scuole, insegnanti, personale ATA e lavoratori del quartiere.

È la scuola che inaugura la stagione di lotte che come PCL non solo esortiamo ad aprire in Italia in coordinamento con i moti studenteschi, operai e sociali di tutta Europa, ma che affiancheremo e aiuteremo fino al conseguimento di tutti gli obiettivi.

Più di dieci anni sono passati dall’ultima occupazione scolastica a Bagheria.
In questo tempo, come nel resto del Paese, anche nella città delle ville il M5S ha catalizzato larga parte della fiducia di lavoratori e disoccupati come di studenti giovani e giovanissimi, segnando per alcuni di loro il battesimo politico.
Ma - si fa sempre più chiaro agli occhi delle masse - senza alcun merito reale, solo ed esclusivamente capitalizzando il malcontento per la diserzione di tutte le altre amministrazioni precedenti sull’emergenza sociale. La delusione ha generato una speranza cieca, alimentata dai toni plebei di Grillo & co., nei confronti di questa (allora) inedita forza politica/antipolitica. La realtà ha fatto un impietoso boccone di tutte le pie illusioni. Coloro che si sono presentati come alleati del popolo hanno allentato la maschera, di mese in mese, fino a rivelarsi orchi come e peggio di ogni corroborata “casta”.

Insieme al più alto tasso di disoccupazione di tutte le città di Italia (38,4%);
insieme a un’emorragia migratoria che nessun hasthag di impresa “Resta al Sud” promosso dal governo arresta ma che, al contrario, prolifera compulsivamente;
insieme al Jobs Act che seguita a fare le fortune dei padroni delle grosse catene sul territorio e la miseria di tutti i lavoratori più sfruttati e precari che mai;
insieme ai beni rilevati alla mafia e rigirati alla cosca ecclesiastica invece di convertirli in fonti di lavoro e di ricchezza sociale (ospedali, dormitori, centri di assistenza);
insieme alle attività rimesse a nuovo coi fondi pubblici e restituite ai privati in luogo di una collettivizzazione che avrebbe sprigionato possibilità di impiego per i tanti disoccupati laureati competenti (musei, ville, turismo);
insieme a un debito pubblico cinicamente risanato sulla pelle della povera gente impossibilitata finanche a pacificarsi con le norme di circolazione stradale, tanta è la povertà;
insieme all’aumento del carico di lavoro sugli operatori ecologici senza il rispettivo aumento dell’organico aziendale, situazione che determina scioperi permanenti e strade lastricate di rifiuti come mai prima;
insieme ai crescenti episodi di aggressione xenofoba rispetto ai quali il primo cittadino scrolla pubblicamente dal suo partito ogni responsabilità etica;

insieme a queste e altre aberrazioni, a completare il quadro di devastazione umana e urbana l’emergenza dell’agibilità delle strutture scolastiche va di pari passo col resto del Paese dove si registrano 9 plessi su 10 fuori dalle misure antisismiche.

Gli studenti dell’istituto hanno già rischiato di vedersi crollare addosso i soffitti di un edificio risalente agli anni Sessanta mai ristrutturato. Riscaldamenti fuori uso, infiltrazioni, mancanza di servizi, penuria di personale, le graduatorie impantanate nella Buona Scuola, le proteste degli insegnanti inascoltate e nemmeno un soldo destinato all’investimento scolastico (e pubblico in genere) da questo governo, in continuità metastatica coi precedenti. Patrizio Cinque dice che la faccenda non è di sua competenza.

È stata una ventata d’aria fresca sentir levarsi dal corteo prima dell’occupazione canti come “Bella ciao”.
Associazioni e comitati reazionari, nell’ottima compagnia della giunta, hanno arricciato il naso minacciando e lamentando che i canti politici non abbiano nulla a che vedere con gli studenti, manipolati da chissà dove e chissà chi.

Nel cinquantenario del Sessantotto, ci rivolgiamo ai pionieri di un’agitazione scolastica che dev’essere nazionale e internazionale non solo ricordando come da sempre gli studenti e le rivoluzioni siano legati a filo doppio, ma presentando loro un bilancio: sono stati proprio questi anni di politica peggiore travestita da non-politica a portare alla palude e al dramma attuale.
I giovani bagheresi hanno già avuto modo di constatare quanto sia dura la corteccia di incoscienza, di ignoranza, di arretratezza di un inderogabile blocco sociale accampando le loro più legittime rivendicazioni. L’idea che gli studenti non debbano fare politica o “passano dalla parte del torto” non è solo di arrampicatori e politici interessati. Non è solo consapevolmente funzionale a chi l’ha messa in circolo. Purtroppo è divenuta organica di tanto popolo. Non sono lavaggi del cervello che si fanno in due giorni. La radice è lontana ed è biforcuta. A un capo, il tradimento delle sinistre di governo che hanno disarmato concettualmente e depredato materialmente gli strati subalterni che hanno poi cercato a destra quanto non hanno ottenuto dalla sedicente sinistra. All’altro capo, le politiche che hanno continuato il massacro sociale dei primi a intonso e crescente vantaggio del capitale col quale giurano di collaborare e della finanza alla quale continuano a versare un debito (privato e reso collettivo) di oltre 2.300 miliardi con 80 di soli interessi annui.

Non sono divagazioni, non sono discorsi altri dai fondi sottratti alla scuola. Ne sono le cause.
Una politica che continua a destinare a pochissimi ricchi oltre l’80% della ricchezza nazionale (e di più, con flat tax e condono in vista), non può far altrimenti che saccheggiare maggiormente il welfare e dirottare la rabbia degli ultimi contro gli ultimissimi. L’espediente è talmente inevitabile, e automatico, e oggettivo che, al netto delle ipocrisie "inclusive" del centrosinistra, i respingimenti cominciano con Minniti e gli “aiutiamoli a casa loro” erano già adottati da Renzi.

Che la sinistra liberale e il qualunquismo reazionario non siano la ghigliottina ma le guardie del re dev’essere un’acquisizione per i giovani compagni affinché mai più si ripiombi nell’errore.
Non tra politica e antipolitica è la disputa, ma tra politica buona e politica cattiva.
Quale l’una e quale l’altra, la Storia lo reca scritto nelle sue cicatrici. Si tratta solo di conoscerle e proprio per questo lo studio è necessario a ogni cambiamento reale e la verità è rivoluzionaria.

Il costituendo Partito Comunista dei Lavoratori a Bagheria non solo è disponibile a partecipare alle riunioni degli studenti in rivolta senza dover nascondere il proprio nome in virtù di un antipartitismo estraneo alla tradizione rivoluzionaria e progressiva in genere, ma propone al movimento di invitare al confronto altre organizzazioni, sigle sindacali, comitati e associazioni naturalmente solidali e dalla stessa parte della barricata.
L’unione fa la forza pratica e teorica.

Organizziamoci, confrontiamoci e lottiamo senza e contro i nostri nemici di oggi e di ieri!

Partito Comunista dei Lavoratori - Bagheria

CONDIVIDI

FONTE