Interventi

Conti, scorci e tracce

Appunti per un bilancio e una prospettiva di un progetto comunista rivoluzionario

6 Dicembre 2018

Un contributo per riflettere sulla fase che stiamo vivendo ed i relativi compiti. Eccone alcuni stralci, in un indice esteso del testo (nella sua interezza in allegato in fondo alla pagina)

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La lunga transizione. Il 4 marzo si è chiuso un ciclo. In Italia si era infatti aperta nei primi anni Novanta una lunga transizione, sospinta dalla fine della guerra fredda e dalla contrastata costruzione della UE, dell’euro, di un mercato e un capitale continentale. Questa transizione si è dispiegata durante un ciclo mondiale di recupero e rilancio dello sviluppo capitalistico. Il triennio 1979/'81 (elezione di Thatcher e Reagan, governo Mitterrand e sua svolta neoliberista, vittoria di Deng e inizio dello sviluppo capitalistico nella Cina, invasione dell’Afghanistan e crisi polacca, rivoluzione iraniana) ha infatti segnato la chiusura del “lungo sessantotto” [...] La Grande Crisi ha interrotto questo ciclo espansivo, ma la sua gestione capitalistica ne ha evitato il crollo. [...] La Grande Crisi e le sue politiche di gestione hanno quindi radicalizzato i disequilibri italiani. È cambiata la struttura del paese: è venuto meno il baricentro del grande capitale, è collassato il blocco dei ceti medi, si è sfaldata l’identità della classe lavoratrice.

La costruzione del PCL. In questa lunga transizione, si sono sviluppati processi di scomposizione e ricomposizione di tutta la sinistra. [...] Si è costruito un progetto comunista e rivoluzionario, classista e internazionalista. [...] Si valutava l’Italia un paese a capitalismo avanzato segnato da una permanente instabilità sociale, politica ed istituzionale (per le sue contraddizioni e le incompiutezze dei processi di unificazione continentale). [...] Nel contempo, permaneva nel paese una radicata tradizione classista ed una diffusa coscienza politica, rilanciata da resistenze e movimenti di massa [...] Questa strategia ha ottenuto diversi risultati. Il cambio di fase del 4 marzo ne ha portato in superficie limiti e contraddizioni, che pure esistevano da tempo. [...] Ci si è focalizzati sui mille fuochi e l’incendio della prateria, senza curarsi della direzione del vento e dell’organizzazione dell’innesco. [...] La crisi ha accelerato l’accumulazione delle fascine, ma il vuoto di direzione e l’involuzione della classe le ha prima inumidite e poi bagnate. [...] Il terreno elettorale si è posto sempre più come il principale intervento di massa, ma si è rivelato sempre più impervio. [...] Si blocca e si rompe il raggruppamento internazionale nel CRQI.

Le dinamiche ineguali e combinate della crisi. I conti ci dicono che non solo si è chiusa una fase della storia politica italiana, ma si è chiusa anche una fase di costruzione di un percorso comunista e rivoluzionario. A questo punto, per provare a indicare una nuova strategia e aprire una nuova fase, diventa utile capire non solo le dinamiche in corso, ma anche le prospettive. Al centro, inevitabilmente, la crisi scoppiata nel 2007-08, con lo stravolgimento della precedente stagione neoliberista e il protrarsi di una instabilità mondiale. [...] Le sue letture, la caduta tendenziale del saggio di profitto, le onde lunghe e le dinamiche ineguali e combinate. [...] In questa crisi, e Grande Crisi, allora, è importante tener presente come le diverse letture (dinamiche finanziarie, sproporzione, sottoconsumo, sovrapproduzione) colgono solo un aspetto della realtà. Sono cioè letture parziali della crisi. Le crisi, e le Grandi Crisi in particolare, sono infatti generali. Anche la caduta tendenziale del saggio di profitto può allora esser considerata nel quadro di una sua lettura teorica particolare, capace di includere le diverse componenti. [...] La dinamica ineguale e combinata si dispiega quindi tra i principali poli imperialisti (USA, UE e Cina), come nelle classi subalterne (in questi poli e nelle periferie).

Angolazioni, linee di frattura e possibili sviluppi. Cerchiamo allora di combinare le componenti strutturali della crisi con le sue dinamiche ineguali e combinate. Se è vero che non serve un meteorologo per sapere dove soffia il vento, prevedere il clima può esser in realtà molto complesso. Fuori di metafora, non solo il futuro è sempre incerto per definizione, ma le complesse interazioni tra dinamiche oggettive e dinamiche soggettive in un contesto di Grande Crisi rendono strutturalmente imprevedibile tempi, modalità e curvature del suo svolgimento. [...] Nonostante questo, alcune linee di frattura, alcune angolature e alcune conformazioni di questo complesso panorama sono rilevabili. Non abbiamo un percorso, ma forse un quadro delle possibili vie di fuga che si dispiegano davanti a noi lo possiamo tracciare. Le caratteristiche strutturali e le dinamiche della Grandi Crisi, la loro articolazione ineguale e combinata, ci aiutano cioè a indicare alcuni tratti sulla stagione che sia apre.

Tracce. Tirato qualche conto sul passato e offerto qualche scorcio sulle prospettive, è possibile individuare una strategia per questi tempi nuovi e complicati? Ovviamente, non è da soli che si può rispondere a questa domanda. La definizione di una strategia è infatti frutto di un’esperienza e di un pensiero collettivo. Un percorso politico, infatti, non è determinato semplicemente della capacità teorica di tracciare un quadro e indicare una strada, ma anche della necessità di verificare dinamiche e intuizioni, interagendo quindi con i processi, le persone ed i soggetti sociali che vi sono coinvolti. Allora, la definizione di una strategia politica non può che essere il risultato di una prassi collettiva ed organizzata. A questa definizione, però, ognuno può liberamente contribuire, rilevando i limiti delle strategie precedenti e le dinamiche in corso; provando ad indicare possibili cammini; lasciando quindi delle tracce che possano esser raccolte, rielaborate e infine inserite in un percorso comune.

In conclusione, questi conti, questi scorci, queste tracce sono offerti alla riflessione ed alla discussione collettiva, perché si ritiene che oggi come non mai, davanti al rischio di una traversata nel deserto (più o meno lunga), davanti alla possibilità di improvvise precipitazioni e devastazioni, sia utile almeno provare ad alzare la testa e cercare con fatica le stelle. Per orientarsi; perché per arrivare è sempre necessario sapere dove si vuole andare, dove si è in questo momento, quali cammini si possono tracciare. Poi, come sempre, è la strada che ti conduce. Talvolta per seguirla è necessario tornare indietro, talvolta si scoprono nuovi paesaggi, talvolta si incrociano salite impreviste o discese inaspettate. E talvolta si incontrano nuovi compagni di viaggio, che ti indicano soluzioni impensate. Un progetto, una strategia, sono solo il progetto di un viaggio: non il suo dispiegarsi. Senza, però, è difficile imboccare qualunque strada: si rischia di camminare a casaccio e scoprire, quasi per caso, di non essersi mai mossi dal punto di partenza.

Luca Scacchi

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