Dalle sezioni del PCL

Referendum ATAC: votare NO, ma senza illusioni

8 Novembre 2018
referendum ATAC

Di fronte allo sfacelo di ATAC non potevano mancare i soliti apologeti della privatizzazione. Il copione ormai lo conosciamo bene. Si fa leva sulla situazione disastrosa per mettere sul tavolo la svendita del servizio in nome del “privato è meglio”, come se, dopo stragi ferroviarie, crolli di ponti gestiti da autostrade private, fallimenti di compagnie aeree ecc., non avessimo sperimentato già abbastanza le conseguenze nefaste delle liberalizzazioni degli ultimi anni!
Questa volta i campioni del libero mercato sono i Radicali, che con il referendum del 11 novembre si propongono di risolvere i problemi del trasporto pubblico attraverso il superamento del monopolio. Infatti si può leggere nel “dossier ATAC” del Comitato del sì:

«La storia del trasporto in Italia dimostra una tendenza costante dei produttori a imporre i propri interessi, prima e sopra quelli dei cittadini. I monopoli hanno sempre curato le esigenze corporative aziendali anziché quelle del servizio pubblico»

e dunque la soluzione sarebbe:

«sottoporre a concorrenza la produzione del trasporto, tenendo in mano pubblica la gestione del servizio.»

Peccato che in questa situazione si trovi già circa il 25% del trasporto pubblico romano, gestito da Roma TPL. I lavoratori e gli utenti hanno avuto modo di sperimentare i “benefici” che la gestione privata ha apportato al servizio, “benefici” che consistono in stipendi non pagati da mesi, linee tagliate e continui disagi.
Lo sanno bene i lavoratori Corpa, la società che si occupava della manutenzione delle vetture, che si sono ritrovati senza lavoro a causa del mancato rinnovo dell’appalto, tra l’altro compromettendo ulteriormente lo stato generale del servizio.
Tutto ciò non è una casualità, o il frutto di una "gestione sbagliata” del processo di privatizzazione.
È del tutto evidente che se l’obiettivo è massimizzare i guadagni a rimetterci saranno sempre i soliti noti. Tutto ciò a prescindere da fumose garanzie riguardo la presenza di sanzioni. Non osiamo immaginare cosa diventerebbe ATAC nelle mani di un privato che dovrebbe far fronte ad un debito pregresso di 1,3 miliardi di euro. Sappiamo però con certezza chi pagherebbe il conto di questa scelta scellerata: i lavoratori e la cittadinanza.

Per queste ragioni, il Partito Comunista dei Lavoratori invita a votare NO l’11 novembre. Tuttavia siamo consapevoli che non ci si può limitare a rivendicare il semplice controllo statale dell’azienda. Il comune di Roma negli anni non ha fatto altro che essere un comitato d’affari che ha agito nell’interesse dei gruppi di potere della città. La stessa giunta Raggi, eletta proprio facendo leva sulla discontinuità col passato, sta facendo scontare ai lavoratori il fallimento di ATAC imponendo un "piano di risanamento" fatto di aumenti d’orario e cancellazione dei diritti in un quadro già estremamente drammatico.

Così come siamo fermamente convinti che non sarà certo un referendum consultivo a risolvere la questione del trasporto pubblico. Solo i lavoratori, infatti, attraverso la forza della loro mobilitazione, potranno risolvere la crisi di ATAC, e solo se questa mobilitazione avverrà intorno ad un programma che metta al centro le necessità dei lavoratori e dei cittadini e l’incompatibilità di questa necessità con le logiche del capitalismo e del profitto.

Ecco perché ci battiamo per:

- Il rifiuto del pagamento del debito alle banche e del pareggio di bilancio in comune
- La nazionalizzazione di ATAC sotto il controllo dei lavoratori
- L’accorpamento di Roma TPL e di tutte le ditte esterne ad ATAC
- Abbassamento dell’orario di lavoro a parità di paga e stabilizzazione di tutti i precari
- Un grande piano di risanamento e potenziamento del trasporto pubblico

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Roma

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