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Il nostro 7 novembre

7 Novembre 2018
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Organizzazioni e partiti che hanno rimosso dal proprio programma la Rivoluzione d'ottobre le riservano generalmente ogni 7 novembre una dedica rituale e retorica spesso infarcita di falsificazioni storiche. Per noi vale esattamente l'opposto. Noi cerchiamo di far vivere la Rivoluzione d'ottobre nella nostra politica di ogni giorno, immettendo la tensione verso il fine in ogni battaglia quotidiana: sul terreno sindacale, femminile, studentesco, antirazzista, antifascista, internazionalista. Perché solo il rovesciamento dello Stato borghese, la conquista proletaria del potere, il governo dei lavoratori e delle lavoratrici, possono dare prospettiva a tutte le rivendicazioni e ragioni delle masse oppresse e sfruttate. Oggi come un secolo fa.

Il 7 novembre non è dunque per noi una memoria ma un programma. È a questo programma che vogliamo riservare una memoria.

È una memoria particolare. Riguarda la pulsione internazionale della rivoluzione bolscevica, il suo concepirsi come inizio della rivoluzione mondiale e in funzione di essa. È questo l'aspetto del bolscevismo che più è stato rimosso. Anche per questo ci pare importante rievocarlo.


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Il primo atto dell'insurrezione bolscevica di novembre consistette nell'ordine impartito a tutti i comitati di compagnia e di reggimento e di armata sul fronte russo di dare inizio alla fraternizzazione con i tedeschi, di concludere immediati trattati di armistizio provvisorio con le unità militari schierate sull'altro lato del fronte.

La notte dell'8 novembre, al Congresso dei Soviet, Lenin lesse il decreto per la pace:

«Nell'indirizzare questa proposta di pace ai governi e ai popoli di tutti i paesi belligeranti, il governo operaio e contadino di Russia si rivolge in particolare agli operai coscienti delle tre nazioni più progredite dell'umanità [...]: alll'Inghilterra, alla Francia, alla Germania. Gli operai di questi paesi hanno reso i più grandi servigi alla causa del progresso e del socialismo: il movimento cartista in Inghilterra, le rivoluzioni portate avanti in successione dal proletariato francese, l'eroica lotta in Germania contro le leggi eccezionali antisocialiste e il lavoro lungo e ostinato [...] per la creazione di organizzazioni proletarie. [...] Questi esempi ci danno la garanzia che gli operai di questi paesi comprenderanno il loro compito, che consiste nel liberare l'umanità dagli orrori della guerra. Questi stessi operai ci aiuteranno nella nostra lotta per la pace e per la liberazione di tutte le classi lavoratrici dalla schiavitù e dallo sfruttamento nel mondo intero.»

Parallelamente fu lanciato un appello ai soldati tedeschi, stampato in milioni di copie, e non soltanto fatto passare clandestinamente da una parte all'altra del fronte, ma lanciato dagli aeroplani sul territorio della Germania:

«Soldati, fratelli, il 25 ottobre (secondo il vecchio calendario) gli operai e i soldati di San Pietroburgo hanno rovesciato il governo imperialista di Kerenskij e consegnato tutto il potere nelle mani dei soviet dei delegati degli operai, dei soldati, dei contadini. Il nuovo governo [...] ha avuto la fiducia del Congresso panrusso dei soviet. [...] Il nostro programma [...] comprende un'offerta di pace democratica immediata [...], il passaggio senza indennizzo di tutta la terra ai contadini [...], il controllo operaio sulla produzione e le attività industriali [...] Consideriamo nostro compito rivolgerci a voi in particolare in quanto appartenete a un paese che si trova alla testa della coalizione imperialista contro la Russia su un fronte tanto esteso.
Soldati, fratelli, vi chiediamo di schierarvi dalla parte del socialismo con tutte le vostre forze nella lotta per una pace immediata, perché questo è l'unico mezzo per assicurare una pace equa e duratura alle classi lavoratrici di tutti i paesi, e per sanare le ferite che l'attuale guerra criminale, la più criminale della storia, ha inflitto all'umanità.
»

Questo proclama fu accompagnato dall'”Appello alle masse lavoratrici e sfruttate di tutti i paesi”, tradotto in tutte le lingue.

Centinaia di migliaia di prigionieri e disertori tedeschi presentarono domanda di cittadinanza - immediatamente accolta - alla nuova Repubblica sovietica. A migliaia si arruolarono nell'Armata Rossa. Saranno i prigionieri tedeschi e austriaci a opporre la più efficace resistenza agli eserciti imperiali di Germania e Austria che avanzavano in Russia dopo Brest-Litovsk. Il primo maggio 1918, mentre assisteva alla parata a Mosca, l'ambasciatore tedesco, Conte Von Mirbach, trasalì alla vista di una compagnia di soldati tedeschi in marcia con le truppe sovietiche, sotto striscioni rossi coperti di scritte rivoluzionarie nella propria lingua.

Il governo tedesco, scandalizzato, ammonì il potere dei soviet che la propaganda rivoluzionaria costituiva una violazione dell'armistizio e dei negoziati di pace. Ma il governo dei soviet che pure aveva un drammatico bisogno di una pace immediata e per questo trattava, approvò il 23 dicembre la seguente risoluzione:

«In considerazione del fatto che il potere sovietico è basato sul principio della solidarietà internazionale del proletariato e sulla fratellanza dei lavoratori di tutte le nazioni, e che la lotta contro la guerra e contro l'imperialismo può avere successo solo se condotta su scala internazionale, il Consiglio dei Commissari del Popolo ritiene necessario venire in aiuto della corrente della sinistra internazionale del movimento operaio di tutti i paesi, con tutti i mezzi possibili, incluso lo stanziamento di fondi, indipendentemente dal fatto che tali paesi siano in guerra con la Russia o siano ad essa alleati o si dichiarano neutrali. A questo scopo il Consiglio dei Commissari del Popolo decide lo stanziamento della somma di due milioni di rubli [...] per le necessità del movimento operaio internazionale.»

L'Internazionale Comunista sarà costituita nel 1919 al servizio della rivoluzione mondiale, in continuità col programma della rivoluzione d'Ottobre.

Lo stalinismo distruggerà il bolscevismo e l'Internazionale, proprio perché rinnegherà il suo programma. Anche per questo la vera memoria dell'Ottobre è patrimonio del marxismo rivoluzionario, non di altri.

Partito Comunista dei Lavoratori

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