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Quella infamità maschilista del DDL Pillon

18 Settembre 2018
pillon


Purtroppo questa è la sintesi, senza mezzi termini.

Avevamo già preannunciato che i primi colpi di questo governo reazionario e oscurantista sarebbero stati contro lavoratori, i migranti e le donne. E infatti, parallelamente all’agenda razzista e xenofoba di questo governo, fatta di provvedimenti inumani e fascisti, viene coerentemente portata avanti una battaglia contro l’autodeterminazione femminile. Contro l’aborto in futuro, contro il divorzio oggi.

Con buona pace delle femministe sinistroidi che hanno votato M5S e a e adesso si trovano un fondamentalista cattolico come Ministro della famiglia, Fontana (quello per cui i gay non esistono) (e nell’assenza, ovvia, di un ministero delle Pari opportunità).

Quali provvedimenti poteva infatti mai partorire la mente del senatore Pillon, organizzatore dei tre Family Day, alfiere di una crociata anche anti-gender nelle scuole (dove secondo lui i bambini sono sottoposti alla stregoneria), che ha dichiarato esplicitamente di voler abolire il diritto all’aborto, “come in Argentina”?

La più bieca reazione è tornata al potere, il fondamentalismo cattolico è tornato al potere, con la sua idea di famiglia e di donna. Con il suo carico di violenza.

Le nuove norme proposte sono un vero e proprio attentato alla libertà delle donne. Decenni di giurisprudenza cui si è tentato di fare qualche piccolo passo in avanti nel rispetto della situazione psicologica dei minori è stato buttato nel cesso per soddisfare i pruriti forcaioli di marginali associazioni di padri separati che vaneggiano di alienazione genitoriale e vogliono tenersi stretti i cordoni della borsa.

I punti controversi della normativa sono essenzialmente quattro.

1 L’introduzione di un mediatore obbligatorio. In altre parole sarà obbligatorio ricorrere a pagamento a una figura (non si sa bene in possesso di quali capacità professionali) che deve aiutare la coppia a riconciliarsi. Come se questa opportunità non fosse presa in considerazione dalle coppie separate prima di arrivare al divorzio. In contesti molto gravi, in presenza di violenze fisiche e psicologiche, la mediazione obbligatoria non fa altro che allungare i tempi di una causa, concedendo l’affido condiviso durante la mediazione ed ergendo un muro tra le cause di carattere civile e quelle di carattere penale. In pratica, in presenza di violenza, dato che la causa civile di separazione e quella penale per eventuali violenze corrono su binari diversi, il genitore violento potrà sempre trincerarsi dietro la mancata sentenza definitiva che lo condanna, obbligando la vittima, spesso donna, a dover condividere la funzione genitoriale e tentare una mediazione col proprio carnefice. E i figli in mezzo a fare da strumento di tortura. Ricordiamo che i figli vittime di violenza in casa sono 427 mila, in Italia.

E il tutto accade in un sistema giudiziario che è ben lontano dall’essere imparziale, ma che ha forti pregiudizi contro il mondo femminile . Molto spesso le donne non vengono credute e gli uomini abusanti continuano a utilizzare i figli come una clava contro le ex. Lo dicono le statistiche.

“Quando viene sollevato il problema della violenza domestica o della tutela dei minori, i professionisti spesso tendono a ignorarlo, minimizzarlo o a non tenerlo nella dovuta considerazione.” (1)

In sintesi, la mediazione obbligatoria non fa altro che dire alla donna: deve riconciliati con chi non vuoi più accanto a te, devi sopportare violenze e umiliazioni, tanto non sarai creduta in tribunale, e tanto ci sarò io che tenterò di riabilitare l’uomo da cui vuoi separarti con ogni mezzo. Nel fare questo allungherò inoltre i tempi che ti servono per avere giustizia e nel frattempo non proteggerò i tuoi figli dalle violenze che potrebbero avvenire.

Non che dalla giustizia dei tribunali del patriarcato fosse possibile aspettarsi nulla di diverso. Ma questo DDL ci riporta indietro di 60 anni.

2. I tempi di affido paritari. Nel farneticante ddl Pillon si sancisce che in caso di separazione il minore deve trascorrere “tempi equipollenti” con entrambi i genitori. Addirittura, idioticamente, il DDL sancisce che i figli non possono trascorrere meno di 12 giorni al mese con ognuno dei genitori. Così, la genitorialità un tanto al metro, con una formuletta che va bene per tutti.

In altre parole i bambini sono obbligati ad avere due case (e i genitori a fornirle, come se fossero tutti abbienti allo stesso modo, come se fosse possibile per tutti, proletari compresi, organizzarsi in questa maniera). Senza tenere in conto il fatto che il minore deve abituarsi forzatamente a vivere con la valigia in mano sballottato tra due indirizzi. Avere due case significa avere due indirizzi nelle comunicazioni scolastiche e per tutte le altre esigenze di vita. Altro che rispetto dei minori e delle loro esigenze. Nel DDL Pillon i figli sono pacchi da spostare, oggetti privi di volontà che non possono esprimere preferenze, che subiscono un piano genitoriale che, in caso di disaccordo tra i genitori (abbastanza prevedibile), viene stilato addirittura da un mediatore dalle competenze per lo meno dubbie. I bambini sono un piano quinquennale.

È chiaro che, qualora i bambini non vogliano sottostare a questa assurda organizzazione domestica e vogliano restare a casa propria si invocherà prontamente la cosiddetta sindrome da alienazione parentale. Una colossale idiozia partorita da maschilisti e fondamentalisti religiosi secondo cui le donne metterebbero i figli contro i padri causando addirittura una “sindrome”, ovviamente mai osservata da nessun professionista psicologo e psichiatra e inesistente in qualsiasi manuale medico.

3. La PAS, dunque. Anche nel contratto di governo tra Lega e Cinque Stelle si parla di alienazione parentale come di un fenomeno in preoccupante aumento, quando è stato dichiarato come infondato scientificamente a livello internazionale. Ma si sa, la criminalizzazione delle donne in questo paese è uno sport nazionale.

4. Eliminazione dell’assegno di mantenimento. Questa è la misura più maschilista di tutte. In un paese in cui le donne spesso devono (e non scelgono) di restare a casa ad accudire i figli e quindi di non costruirsi una carriera e di non rendersi indipendenti grazie a un lavoro, questa norma sostanzialmente butta sul lastrico quelle donne che si sono dedicate alla famiglia e hanno poi osato ribellarsi al pater familias chiedendo il divorzio. Una vera e propria punizione, in mancanza di altri strumenti medioevali.

Scompare infatti il diritto di abitare nella casa familiare per il genitore prevalentemente affidatario. Se queste povere donne che hanno rinunciato al lavoro per accudire i figli e non si sono fatte intestare la casa, potranno essere tranquillamente essere sbattute fuori ai sensi del codice civile. Anzi per legge dovranno essere obbligate a pagare l’affitto all’ex coniuge.

Scompare inoltre l’assegno degli alimenti, sostituito da un non meglio specificato mantenimento diretto. Un cavallo di battaglia di numerose associazioni maschiliste che non vogliono più pagare gli alimenti alla famiglia, sostenendo che le donne sono tutte sanguisughe attaccate al portafogli.

Oltre al fatto che le donne non percepiranno più alcun sostentamento economico, ma “le spese non verranno divise al 50% esatto ma in base al potere economico di ciascuno, con un ampio controllo sull’euro speso da parte di chi contribuisce maggiormente che si assicurerà che quei soldi vengano realmente spesi per il minore”. Insomma il controllo economico da parte del genitore più facoltoso. Perché le donne si sa, sono tutte disoneste e non sanno gestire il denaro. Il mantenimento diretto non esiste nessuna parte se non in California, Belgio e nello stato di Washington. Luoghi che non hanno esattamente il tasso di occupazione femminile dell’Italia. Ci sarà un perché.

Inoltre nel DDL scompaiono la separazione per colpa e il reato di violazione degli obblighi di sostentamento familiare. Una vera e propria manna per i padri inadempienti.

È chiaro che chi ha partorito questa porcata non ha un’idea di cosa sia la violenza familiare. Davanti all’emergenza femminicidio e alla crescente violenza contro le donne, questo provvedimento è uno schiaffo e un bavaglio per tutte coloro che si trovano in condizioni di violenza fisica e psicologica all’interno del matrimonio. In un anno circa 20.000 donne si rivolgono ai centri antiviolenza e la maggior parte di loro è sposata e con figli.

Insomma, il senso di questo provvedimento è chiaro: sei stata abbastanza stupida da sposarti? Sei stata ancora più stupida e hai rinunciato al lavoro per crescere i tuoi figli? Sei stata tre volte stupida e non hai preteso che la casa dove abiti ti fosse cointestata? E adesso magari lui ti picchia o ti tratta male o picchia i tuoi figli e vuoi andartene? O semplicemente la vita è un inferno e non vi amate più? Ci dispiace, non puoi, altrimenti ti roviniamo la vita. Altrimenti sarai costretta a pagare l’affitto al tuo carnefice. Altrimenti sarai costretta a non vedere più i tuoi figli per 12 giorni al mese come minimo. La tua famiglia in questo modo sarà molto più povera, praticamente sul lastrico.

Cara donna che hai fatto tutte queste stupidaggini in fila, devi tenerti violenze e soprusi perché non ti crederemo finché non avrai completato i tre gradi di giudizio (sempre che si concludano con una condanna). E nel frattempo dovrai addirittura condividere un piano genitoriale con il tuo aguzzino, che potrà continuare ad avvalersi dei tuoi figli per manipolarti, per contare quanti euro avrai in tasca, per impedirti di rifarti una vita e ovviamente per ridurre alla fame te e i tuoi figli, che saranno obbligati a viaggiare tra due case. Facciamo consapevolmente in modo che il divorzio sia quanto più traumatico possibile per tutti.

Divorziare un peccato, dovresti saperlo. E mai come in questo momento è valida la formula “finché morte non vi separi”.




(1) ‘So Presumably Things Have Moved on Since Then?’ The Management of Risk Allegations in Child Contact Dispute Resolution (https://academic.oup.com/lawfam/article/24/1/29/965991)

Collettivo Femminista Rivoluzionario

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