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Ortega e la repressione in Nicaragua

22 Luglio 2018
polizia_nicaragua


Il regime nicaraguense di Daniel Ortega ha lanciato una vera e propria "operazione di pulizia" contro la resistenza popolare. L'offensiva delle forze paramilitari nicaraguensi di domenica 8 luglio ha portato al massacro di 21 persone nelle città di Diriamba e Jinotepe Carazo. Si contano ormai oltre 400 morti, migliaia di feriti, centianaia di desaparecidos. Innumerevoli in particolare i rapimenti di giovani e sindacalisti. La Chiesa cattolica, sospinta dal capitale, è scesa in campo, invitando al dialogo il governo e presentandosi come una sorta di mediatore della società civile. Ma Ortega ha definito “demoni” gli stessi ambienti della Chiesa e chiunque protesti, e ha respinto la richiesta avanzata dal clero di anticipare le elezioni: «Il nostro mandato elettorale si concluderà con le elezioni del 2021, quando ci sarà il prossimo voto» (intervista a Fox News).
Nelle piazze del paese si solleva un solo grido: “Que se vaja Ortega!”. L’ex guerrigliero è ostaggio di se stesso, insieme alla moglie, Rosaria Murillo, una sorta di regina del '700 che ha assaggiato i privilegi del lusso e del potere a cui non vuole rinunciare.
Come Partito Comunista dei Lavoratori condanniamo il regime sanguinario di Ortega. Chiediamo libertà per i prigionieri politici, giustizia per le vittime, piene libertà democratiche.
Decisiva è la prospettiva dell'opposizione popolare. Le forze della destra (Alleanza Civica per la Giustizia e Democrazia) e la gerarchia ecclesiastica cercano una soluzione di ricambio politico più indolore possibile per evitare di mettere a rischio gli interessi della classe dominante e dell'imperialismo, ben tutelati da Ortega per undici anni. Si tratta di perseguire una prospettiva opposta: quella di una soluzione classista, anticapitalista, socialista della crisi nicaraguense. Una soluzione dalla parte degli sfruttati, che rivendichi lavoro, salario, terra, e che chieda la cessazione del pagamento del debito estero, l'esproprio del capitale finanziario, la rottura col FMI. È la soluzione di un governo dei lavoratori e dei contadini poveri, basato sulle loro strutture di autorganizzazione e la loro centralizzazione.

Partito Comunista dei Lavoratori

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