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Cosa significa «è finita la pacchia»

19 Giugno 2018
salvini


Due rifugiati del Mali nel casertano sono stati presi a fucilate al grido di “Salvini, Salvini”.
Contemporaneamente, a Carmagnola, presso Torino, una sindaca leghista ha fatto abbattere con la ruspa una casa abusiva di rom, con la gioia del Ministro degli Interni che ha twittato festante: “Dalle parole ai fatti”.

Sono episodi tra loro diversi, ma non sono cronaca. Sono il sintomo di un clima politico nuovo.“È finita la pacchia” in bocca al nuovo Ministro degli Interni non è semplicemente un messaggio elettorale. Sicuramente è anche quello, ma non è solo quello. È anche un messaggio capace di trascinamento sui sentimenti collettivi di settori reazionari, un incoraggiamento di fatto alla loro azione diretta. I peggiori bassifondi dell'umore popolare si sentono legittimati dai vertici dello Stato. Sentimenti vili di odio, magari in passato contenuti a fatica, si sentono oggi liberati. Non siamo ai pogrom, fortunatamente; ma siamo alla miccia d'innesco di dinamiche irrazionali ad altissimo rischio. Gli episodi sono ancora circoscritti, ma il loro numero aumenta. Del resto, nessuna muraglia cinese separa i sentimenti dall'azione. Le organizzazioni fasciste investiranno proprio su questa linea di frontiera giocando apertamente allo scavalco.

Tutto ciò rende ancor più nauseante la posizione di quegli ambienti sovranisti della sinistra che spalleggiano il nuovo governo, lo assumono come interlocutore, ne magnificano la “dinamica”: o con toni e argomenti estetizzanti di marca dannunziana, o addirittura nel nome del marxismo (!).
Un secolo fa alcuni ambienti di provenienza socialista e sindacalista furono incantati dal fascismo ed aderirono alle sue suggestioni. L'”Italia proletaria” contro le “plutocrazie europee” fu la bandiera di questo incantamento. Oggi, in ben altro contesto, il mito fasullo di un'Italia del Popolo contro l'élite mondialista ed europeista tende a riproporre riflessi condizionati potenzialmente simili in alcuni ambienti intellettuali, politici, sindacali di una sinistra in disarmo.

Come dice il vecchio adagio, la prima volta fu tragedia, la seconda fu farsa. Ma anche una farsa può essere carica alla lunga di effetti tragici, ben oltre le intenzioni degli attori.

Di certo il PCL si pone controcorrente dal lato opposto della barricata, contro il governo leghista a cinque stelle. Non dalla parte del PD di Minniti e dell' Unione Europea dei capitalisti, ma dalla parte dei braccianti in lotta contro la dittatura dei loro padroni, dei caporali e dei loro sgherri, per la ricomposizione di un fronte di massa che unisca lavoratori italiani e migranti attorno a una piattaforma comune. È la proposta portata il 16 giugno alla manifestazione di Roma. È la proposta che porteremo alla manifestazione del 23 giugno a Rosarno. “Prima gli sfruttati”, quale che sia il colore della pelle, è oggi più di ieri la parola d'ordine centrale nella contrapposizione alla reazione.

Partito Comunista dei Lavoratori

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