Prima pagina

La responsabilità politica di un assassinio

4 Giugno 2018
sacko


Soumayla Sacko, bracciante di 29 anni, proveniente dal Mali, sindacalista USB, impegnato da anni nell'organizzazione della lotta dei braccianti della Piana di Tauro, è stato assassinato da una mano infame ai margini della tendopoli di San Ferdinando. La polizia dichiara che non si tratta di “un delitto razzista”, come dire che si tratta di un crimine ordinario. Ma non c'è nulla di ordinario in questo crimine se non l'ordinario super sfruttamento che gli fa da sfondo. Migliaia di braccianti cosiddetti “clandestini”, perché privati di ogni diritto e dignità, vengono sfruttati ogni giorno per 12 ore giornaliere in cambio di due euro all'ora da italianissimi padroni, per essere ammassati a tarda sera in un ghetto disumano a cielo aperto. Lungo la via che li porta dai campi alla tendopoli, e dalla tendopoli ai campi, sono oggetto (anche quello ordinario) di ripetute aggressioni, intimidazioni, violenze, spesso condotte dai rampolli dorati dei loro padroni, alla ricerca di svago a costo zero.
Lo Stato sa tutto ma tace e copre. Mentre il nuovo ministro degli interni Matteo Salvini ha annunciato che «per i clandestini è finita la pacchia». Vuol dire che è aperta la caccia alla selvaggina umana? Questo è il clima e il contesto che hanno armato l'assassino di Soumayla.
I braccianti in sciopero l'hanno detto in coro “Salvini razzista, sei tu il responsabile”.
Ci associamo al loro grido, al loro sdegno, alla loro ribellione.

Partito Comunista dei Lavoratori

CONDIVIDI

FONTE