Prima pagina

A settanta anni dalla Nakba. Per la distruzione rivoluzionaria dello stato sionista di Israele

Per una Palestina libera, unita, laica e socialista in una federazione socialista del Medio Oriente

10 Maggio 2018

Il PCL aderisce al corteo nazionale di solidarietà con la lotta del popolo palestinese

xccc


Settanta anni fa si compiva la tragedia del popolo palestinese. Le forze colonialiste del sionismo cacciavano con una feroce azione terrorista la popolazione araba di Palestina dalla maggioranza della sua terra. Lo facevano con il pieno appoggio determinante dell’imperialismo USA, ma anche del regime stalinista dell’URSS (che fu il primo paese insieme agli USA a riconoscere lo Stato sionista e armò le sue forze attraverso il regime cecoslovacco). Lo facevano di fronte alle feudoborghesie arabe che tradivano il popolo arabo di Palestina e la sua lotta antimperialista, in subordinazione all’imperialismo inglese e alle sue manovre nei confronti degli USA.

Come Partito Comunista dei Lavoratori siamo orgogliosi di derivare dalla tradizione della Quarta Internazionale delle origini. Essa fu infatti l’unica organizzazione del movimento operaio internazionale che si pronunciò, controcorrente, di fronte allo sfacciato appoggio al sionismo sia dei partiti socialdemocratici filoimperialisti sia di quelli “comunisti” stalinisti, contro la nascita dello Stato sionista e per una Palestina unita. E ciò sia come organizzazione internazionale, che con sua piccola sezione in Palestina, composta sia di militanti arabi che ebrei, uniti nella difficile battaglia antisionista (a differenza del sionista Partito Comunista stalinista locale).

Così affermava la Quarta Internazionale nel 1947:
«La posizione della Quarta Internazionale di fronte al problema palestinese resta chiara e netta come in passato. Essa sarà all’avanguardia della lotta contro la spartizione, per una Palestina unita e indipendente, nella quale le masse determineranno sovranamente la loro sorte attraverso l’elezione di un’assemblea costituente. Contro gli effendi e gli agenti imperialisti, contro le manovre della borghesia egiziana e siriana che si sforza di deviare la lotta emancipatrice delle masse in una lotta contro gli ebrei, essa lancerà l’appello alla rivoluzione agraria, alla lotta anti­capitalista e antimperialista, motori essenziali della rivoluzione araba. Ma essa non potrà condurre questa lotta con delle possibilità di successo che a condizione di prendere posizione senza equivoco contro la spartizione del Paese e contro la costituzione dello Stato ebraico

E nel 1948 il gruppo trotskista di Palestina concludeva le sue tesi affermando:
grazie alla direzione borghese e feudale dei paesi arabi – agente dell’impe­ria­lismo – siamo stati battuti in una tappa della lotta contro l’imperialismo; e dobbiamo prepararci per la vittoria in una prossima fase, cioè per l’unificazione della Palestina e dell’Oriente arabo in generale - creando la sola forza che possa raggiungere questi obiettivi: il partito proletario rivoluzionario unificato dell’Oriente arabo.»

A settanta anni di distanza queste parole restano pienamente valide.
Le illusioni su piani di pace sponsorizzati dall’imperialismo si sono rivelate per quelle che erano. Gli accordi di Oslo non hanno aperto la strada verso la libertà del popolo palestinese, ma solo verso il perdurare della sua oppressione. Milioni di palestinesi continuano a vivere in miseria nel duro esilio dei campi profughi. Ogni giorno nuova terra viene sottratta al popolo arabo. E la criminale repressione delle manifestazioni a Gaza dimostra chi sono i veri eredi dei massacri coloniali e reazionari. La prospettiva dei “due popoli, due Stati” (che di per sé esclude il diritto al ritorno per milioni di profughi palestinesi) appare sempre più utopistica e si configura al meglio come quella di un “bantustan” o addirittura di riserve indiane o nuovi ghetti. Bisogna dire basta ad ogni illusione. La liberazione della Palestina non potrà che essere il prodotto della sconfitta, grazie alla lotta rivoluzionaria, del sionismo e dell’imperialismo.

Ma per far ciò è necessaria la rottura con le vecchie direzioni fallimentari.
Il nazionalismo piccolo-borghese di Al Fatah ha portato alla situazione odierna, e la vecchia direzione arafattista si è tramutata nell’espressione di una nuova borghesia miserevole e corrotta, capitolarda e agente dell’imperialismo rappresentata dalla ANP. È l’espressione locale del fallimento sul piano generale del socialismo arabo piccolo-borghese, dei variegati regimi bonapartisti che aveva promesso la libertà, non solo nazionale ma anche sociale alle masse arabe, e che non hanno alla fine portato che a nuova oppressione e sfruttamento. La risposta al fallimento del nazionalismo borghese e piccolo-borghese non può però essere l’islamismo in nessuna delle sue forme. Si tratta di forze reazionarie, antiproletarie e antifemminili, originariamente agenti della reazione imperialista.

Come Partito Comunista dei Lavoratori sosteniamo incondizionatamente la lotta delle masse contro sionismo e imperialismo, qualunque sia la sua direzione attuale. Al contempo, però, affermiamo con nettezza la nostra posizione: solo un partito rivoluzionario marxista, basato sul proletariato e le masse oppresse, e quindi del tutto indipendente da ogni settore della borghesia, può portare alla vittoria contro il sionismo e l’imperialismo.

Ma tale vittoria non può essere raggiunta nell’ambito della sola Palestina. Solo l’unione di lotta del proletariato e delle masse arabe può sconfiggere definitivamente la forza dell’imperialismo. Solo una prospettiva socialista può liberare il popolo arabo dall’oppressione, dalle guerre e dai massacri che lo colpiscono, in primo luogo in Siria. E solo tale prospettiva può coinvolgere una parte della classe operaia e della gioventù ebraica, portandole a comprendere che esse stesse devono liberarsi dalla guerra e dallo sfruttamento sociale della borghesia sionista, indebolendo così il nemico della liberazione del popolo arabo. Per questo, per quanto difficile, come la storia ha dimostrato, solo la prospettiva di una Palestina unita e socialista in un Medio Oriente socialista è la via per la vittoria futura

Ed è quella che devono costruire i militanti della sinistra e del proletariato arabo, unendosi in partiti e in una internazionale marxista rivoluzionaria.


  • PIENA SOLIDARIETÀ ALLA LOTTA DEL POPOLO PALESTINESE E DELL’INSIEME DEL POPOLO ARABO!

  • NESSUNA PACE COL SIONISMO E L’IMPERIALISMO!

  • ABBASSO LA BORGHESIA, I MONARCHI E GLI SCEICCHI ARABI, AGENTI DELL’IMPERIALISMO!

  • PER IL DIRITTO AL RITORNO IN PATRIA PER TUTTI I RIFUGIATI PALESTINESI

  • PER LA DISTRUZIONE RIVOLUZIONARIA DELLO STATO SIONISTA

  • PER UNA PALESTINA LIBERA, UNITA, LAICA E SOCIALISTA CON PIENI DIRITTI DEMOCRATICI DI MINORANZA NAZIONALE AL POPOLO EBRAICO

  • PER L’UNITÀ RIVOLUZIONARIA DEL POPOLO ARABO

  • PER UNA FEDERAZIONE SOCIALISTA DEL MEDIO ORIENTE

Partito Comunista dei Lavoratori

CONDIVIDI

FONTE