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Monta l'ondata di protesta studentesca in Francia

Non au Plan étudiants!

22 Marzo 2018

#22M contro la Loi Vidal, la selezione all'entrata nell'università e la riforma dell'insegnamento superiore

scioperoFra


Anche in Francia il governo Macron, nel procedere all'offensiva liberista in linea con il resto d'Europa (liberalizzazione del mercato del lavoro, distruzione dei servizi pubblici), si presta a sferrare l'ennesimo attacco: colpire l'università e la scuola pubblica.
Come in Italia da tempo gli studenti devono sottostare alle logiche selettive dovute al taglio di fondi e a scelte di politica economica atte a soddisfare il fabbisogno padronale, tramite l'introduzione del numero chiuso e test su scala nazionale i cui criteri non vantano certo una trasparenza perfetta, anche in Francia lo specchietto delle allodole del merito si impone prepotentemente nel sistema educativo, accentuandone la struttura già saldamente classista.
In questa fase dell'economia capitalista, non importa tanto la versatilità della forza-lavoro intellettuale e qualificata nel passare da un settore economico all'altro, quanto l'aumento della fetta di forza-lavoro precaria e marginale, da tenere sotto ricatto. L'intento del padronato nel gestire il sistema educativo non è più tanto il permettere alla classe operaia di qualificarsi in ragione dell'inserimento sul mercato di nuovi settori, quanto di escluderla in quanto l'esigenza del mercato attuale è appunto mutata.

È questo che anima anche la riforma dell'istruzione francese.
In precedenza gli studenti, una volta ottenuto il diploma di scuola superiore, dovevano passare per un programma nazionale on-line (APB, Admission post-bac Ammissione post-diploma) per fare domanda in una qualsiasi università.
A partire dal gennaio 2018 è stato presentata una proposta di legge ''per l'Orientamento e la Riuscita degli Studenti'', la Loi ORE (Loi Vidal, dal nome della Ministra del governo Macron). Per quanto riguarda i licei, il quadro per l'ammissione all'università cambia. Una nuova piattaforma on line nazionale sostituisce l'APB, ovvero il ParcourSup: infatti le facoltà finora non selettive, secondo questa legge potranno classificare i candidati in funzione dell'adeguamento tra il loro profilo e le competenze da queste fissate, alle quali gli studenti dovranno rispondere per esservi ammessi. Ovvero ciascuna università, ciascuna facoltà, fissa i prerequisiti necessari per gli studenti, già diplomati, per potersi iscrivere. Chiaramente queste ultime saranno libere di decidere a monte il numero di posti disponibili a seconda del ''tasso di riuscita e di inserimento professionale''. Di conseguenza, come in Italia la Buona Scuola ha inserito la novità del curriculum dello studente, in Francia introducono questa schedatura per metterla subito in pratica: impedire il libero accesso all'istruzione alle fasce deboli e asservire totalmente l'istruzione alle logiche del mercato.
Infatti l'esame dei dossier dei candidati servirà in primo luogo ad operare una selezione preferenziale nel caso in cui il numero delle candidature sia superiore a quello dei posti disponibili. Nella migliore delle ipotesi spostando arbitrariamente in altre università da lui non scelte il candidato, tramite metodo del sorteggio 'tirage au sort', oppure inserendo lo studente richiedente in graduatoria di attesa potenziata, ovvero inserendolo in un limbo con la promessa di essere, prima o poi, riorientato in qualche università. Fino ad ora, solo con il meccanismo del sorteggio e il reinserimento, le facoltà erano obbligate ad accogliere un numero fisso di studenti idonei e successivamente ricollocati, oltre che i neodiplomati, e già in questo modo si pone, all'inizio di ogni anno, il problema dei "sans facs", ovvero una quantità di studenti rimasti fuori dalle università, in attesa, e quindi vittime di una burocrazia ostacolante (nel luglio 2017 erano circa 90.000 senza risposta). Per questo normalmente le compagne e i compagni forniscono aiuto sindacale e organizzano vertenze per obbligare le singole università a iscrivere tutti coloro che lo richiedono.

Di conseguenza vediamo come si crea un vero e proprio mercato degli studenti che, se prima potevano scegliere con riserva, ora vedono il loro diritto di scelta cancellato dalla Loi Vidal, approvata una prima volta a febbraio 2018 e destinata ad essere finalmente varata presto dal Senato.
Un diritto di scelta cancellato sia a livello di libertà personale al momento dell'iscrizione sia successivamente, in quanto l'entrata all'università può anche essere sottoposta a specifiche correzioni e controllo del percorso di studi, come il cosiddetto ''recupero di livello'' (parcours de rémise à niveau).
Nella pratica, inoltre, tale legge sopprime una conquista importantissima per il mondo studentesco francese: il regime di assicurazione sociale studentesca (régime de sécurité sociale étudiante), un servizio gratuito fino ai 20 anni (per borsisti e non) e obbligatorio, quindi più conveniente rispetto ad un'assicurazione privata, con un costo irrisorio, comprensivo di rimborsi farmaci e prestazioni mediche di base (in caso di malattie, gravidanze etc.) e di una parte facoltativa relativa a spese ottiche, odontoiatriche, non rimborsabili. Si tratta dell'eliminazione di un servizio sociale fondamentale, strumentale rispetto alla possibilità di ciascuno di svolgere i propri studi con un peso economico in meno; accompagnata dall'inserimento di una soglia di contribuzione obbligatoria a partire da 90 euro, per gli studenti non borsisti.

Una doppia selezione, quindi, di cui la tappa successiva consiste nel diminuire o azzerare i finanziamenti alle facoltà che non presentano grandi sbocchi sul mercato attuale, ad esempio la 'Staps', ovvero la facoltà di Scienze e tecniche delle attività fisiche e sportive, notoriamente scelta da studenti provenienti dai licei delle periferie, le ZEP, già al centro di un attacco finalizzato a privarli di mezzi, economici e didattici, al fine di incentivare l'isolamento degli allievi e dei lavoratori (insegnanti e personale). Inoltre, sempre nella stessa ottica, fa parte del Plan Etudiants anche l'introduzione del numero chiuso e aumento delle tasse per quanto riguarda i master: una volta ottenuta la laurea triennale, per proseguire nella magistrale gli studenti dovranno sottoporsi a test, soddisfare altri prerequisiti al fine di entrare nella specialistica di scelta. Lo stesso meccanismo si riproduce all'uscita dalla scuola media superiore per iscriversi alla facoltà. Si istituzionalizza il mercato degli studenti (quelli privi di mezzi propri e quelli più benestanti), in balia delle scelte del padronato, attraverso l'istituzione di prerequisiti proibitivi a livello di rendimento (ribadendo la differenza tra scuola di serie A e scuole di serie B, ovvero i licei tecnici, professionali, di periferia...), oltre ad incrinare la forza dell'università pubblica come servizio pubblico essenziale, già a monte considerata diversamente rispetto al sistema delle 'écoles normales superieures' sedi di riproduzione della classe dirigente francese.


''J'AI MON BAC, JE CHOISIS MA FAC!''

''Ho il mio diploma, scelgo io la mia facoltà!'': questo è uno degli slogan al centro della mobilitazione che ha visto scendere in piazza migliaia fra studenti universitari, liceali, genitori e lavoratori della scuola, dal 1 febbraio 2018. Una grande prima giornata di lotta in tutto il paese, che è stata seguita da altre giornate di mobilitazione, il 6 febbraio e il 15 marzo, insieme ai pensionati e a settori della sanità pubblica minacciati da privatizzazioni. Si tratta di un percorso di lotta che unisce differenti settori del mondo della scuola e delle università: ricercatori, docenti a contratto, personale tecnico, insegnanti, liceali, universitari. Uniti contro il peggioramento delle condizioni di studio e lavoro.
In Francia si costruisce la mobilitazione di settore a partire da coordinamenti interfacoltà, lavoratori-studenti, universitari-liceali. A partire per esempio da una serie di azioni a livello locale: da Nantes a Rennes, Toulouse, Bordeaux, Parigi, Grenoble, Montpellier si sono viste assemblee generali, di cui alcune con la partecipazione di più di 1000 persone per volta, 2000 addirittura.
Alle assemblee seguono barricate, occupazioni delle rispettive facoltà, presìdi e blocchi dei Consigli delle Università per impedire l'elaborazione e l'approvazione dei requisiti di accesso e l'adesione al progetto di riforma del governo.
Importantissima, inoltre, la presa di posizione e l'autorganizzazione degli studenti medi, che hanno aderito alle giornate di mobilitazione lanciate, partecipando ai cortei e picchettando le rispettive scuole.

L'intento di lanciare e gestire la protesta in maniera coordinata e collettiva, nonostante il livello di complessità naturale che ciò comporta, è necessario per favorire la presa di coscienza di tutti i settori coinvolti e che più difficilmente riescono a mobilitarsi. Non a caso nel mese di febbraio la vertenza è stata appoggiata anche dai sindacati confederali dell'insegnamento.
Il coordinamento è inoltre necessario per attivare anche meccanismi di difesa collettiva contro la repressione governativa, che non ha tardato ad abbattersi sugli studenti, come si è verificato all'università di Bordeaux, dove l'occupazione temporanea degli studenti è stata sgomberata dalla polizia, e da quel momento l'entrata al campus viene effettuata previo controllo di vigilantes e polizia, con introduzione di divieti relativi ad assemblee e abbigliamento (ad esempio il divieto di indossare cuffiette).
Infatti in generale, soprattutto in occasione di riunioni dei Consigli di facoltà e di amministrazione delle università, si registra una presenza all'interno degli spazi universitari sempre più spesso della polizia, anche celere, che viene chiamata appositamente per impedire picchetti e presìdi contigui, in funzione dissuasiva e repressiva di attacco agli studenti.

Per molte ragioni questa mobilitazione studentesca in Francia è importante, prima fra tutte poiché essa è in grado di creare un contesto di presa di coscienza accelerata fra la popolazione studentesca e non solo, ovvero anche fra tutti i settori in lotta (in primis i ferrovieri sotto minaccia di privatizzazione e liberalizzazione totale della SNCF). In secondo luogo poiché la memoria del movimento contro la Loi Travail è recente, e in qualche modo la situazione attuale a livello di avanguardia di lotta e di mobilitazioni che avanzano (ad esempio con l'esperienza del Front Social) ne è in parte diretta conseguenza.
Gli studenti sono stati e possono quindi essere ancora il motore di impulso di una mobilitazione generale, di uno sciopero generale che viene reclamato e che costituisce l'obiettivo di molti militanti e lavoratori in lotta, visto l'attacco del governo Macron che coinvolge l'insieme del mondo del lavoro.
Finora sono stati gli studenti e il mondo della scuola a sollevarsi nazionalmente, e infatti le conferme di quanto appena affermato non hanno tardato ad arrivare: il 15 marzo c'è stata una mobilitazione nazionale contro l'aumento dell'età pensionistica e l'abbassamento delle pensioni, oltre che del personale delle case di riposo - che in Francia sono pubbliche, ma ora a rischio privatizzazione, contemporaneamente e insieme alla giornata di agitazione degli studenti contro la selezione.
È un segnale positivo, attraverso il quale i rivoluzionari non possono che giocare un ruolo di impulso, da coltivare con la solidarietà pratica e politica (come ad esempio rispetto alla mobilitazione contro la chiusura dello stabilimento Ford nei pressi di Bordeaux - stabilimento in cui lavora Philippe Poutou - e contro la repressione poliziesca e politica dei militanti sindacali e dei movimenti sociali...). Il lancio di una giornata di mobilitazione nazionale dei settori pubblico-privato prevista per oggi, 22 marzo 2018, è direttamente finalizzata allo sciopero generale, proprio quando in molti settori si è già votato lo sciopero ad oltranza. Tutto ciò al fianco dei ferrovieri che da mesi proclamano lo stato di agitazione contro una riforma di privatizzazione e liberalizzazione dei contratti di lavoro e contro i licenziamenti... in breve, sempre nell'ottica governativa di distruzione dei servizi pubblici.

Marta Positò

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