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Caro compagno, nella difficile giornata di questo 8 marzo ti scrivo

8 Marzo 2018
corteo_femminista


Caro compagno,

nella difficile giornata di questo 8 marzo voglio scrivere a te per una volta. A te che spesso militi a fianco a me nelle piazze, nelle iniziative, nelle lotte. A te che sei per l’uguaglianza dei generi e che ti reputi un uomo duepuntozero, un uomo profondamente antisessista, un uomo illuminato, che non ha nulla a che fare con i bruti che sparano alle mogli.

È chiaro che mi rivolga a te. Mica posso mettermi a parlare con un cattolico o un fascista. Loro l’oppressione di genere ce l’hanno nel DNA, è parte integrante e attiva della loro ideologia. La mia sottomissione e sudditanza sono i pilastri in cui si fonda la loro società in cui, volenti o nolenti, ci troviamo a vivere anche io e te, carissimo compagno, e che purtroppo ci lascia le sue scorie addosso, come un fango da cui non è possibile proteggersi. Solo che io questo fango maschilista lo vedo costantemente, perché mi colpisce direttamente, me lo vedo addosso ogni giorno quando mi guardo allo specchio. Tu no, perché non sei donna (come magari non sei immigrato, o disabile, od omossessuale, o qualcuno che insomma viene perseguitato per un motivo preciso, magari sei solo un lavoratore sfruttato, e non è mica poco). Non te ne faccio mica una colpa.

Però, nella giornata di oggi, invece di mimose o ricordi vari delle lotte passate, vorrei che guardassi un pochino meglio dentro casa tua, dentro le tue stanze, dentro le tue giornate, per scoprire se veramente è tutto pulito.

Non me ne volere, non cerco polemica e lo dico senza cattiveria. Ma ho sentito con queste orecchie “compagni” argomentare a favore della prostituzione. Li ho sentiti arrampicarsi sugli specchi mentre da una parte volevano, a grandissime lettere ABBATTERE LO SFRUTTAMENTO DEL SISTEMA CAPITALISTA, ma conservare un isolotto di sfruttamento per quella nigeriana con cui si sfogano 2 volte a settimana. Magari vendendomi per buono il mito della “prostituta felice”: ma come, sei talmente bigotta da voler impedire a una donna di vendere il proprio corpo? Non si può toccare la libertà di una persona! Il fatto che il 90% delle prostitute sia vittima di tratta non lo tocca, ci concentriamo sempre su chi lo fa perché lo ha scelto. Come se scegliere liberamente, in una società capitalista, fosse davvero possibile. Come se dare a qualcuno il diritto di vendersi non significhi anche dare a qualcuno il diritto di comprare.

Ultimamente ho sentito poi compagni argomentare a favore dell’assistenza sessuale ai disabili, come se il sesso fosse un diritto, a cui deve provvedere lo stato, persino. Un diritto chiaramente maschile, dato che i corsi per “assistente sessuale” sono tutti popolati da donne.

Ti scrivo perché ho sentito compagni affermare di non essere “né maschilisti né femministi”. Come se il femminismo fosse il contrario del maschilismo. E quando io replico che allora non sono “né fascisti né antifascisti”, replicano stizziti “non è mica la stessa cosa…”. Già. Lenin se vuoi saperlo era femminista. Te lo dico così magari ti convince lui. La neutralità in uno scontro significa stare dalla parte dell’oppressore.

Ma forse tu non sei poi così convinto che le donne siano oppresse. Possono pur fare tutto quello che vogliono, no?

Fai attenzione a non avere di queste cose in casa. E se ce le hai, buttale subito via, nei rottami della stazione ecologica.

Stai attento anche a non zittirmi o a non passarmi sopra durante le discussioni politiche. Se sono in disaccordo con te non sono “matta” e neanche vengo dal “circolo del cucito”. Non mi esaltare quando ti do ragione o trattarmi da merda se ti do torto. Il mondo non dipende dal tuo valore. Resta sugli argomenti, ne beneficerà la discussione.

Fa’ anche attenzione alla questione stupri. No, non sono connaturati alla biologia dell’uomo. Lo stupro è un atto violento di rivendicazione del potere sull’altro. Gli uomini stuprano le donne perché hanno il potere di farlo. Perché sono loro che detengono il potere sociale ed economico. Nelle società matriarcali (le poche rimaste sulla terra) lo stupro non esiste. Se fosse insito nella biologia dell’uomo sarebbe presente in tutte le culture. Lo stupro (con tutto quello che lo precede, molestie, ecc.) è un prodotto di questa cultura e di questi rapporti economici.

La biologia non opprime nessuno.

Stai poi bene attento alla questione femminicidi. Lo so che adesso se ne parla molto. E so anche che questo in fondo ti dà fastidio. Ti dà fastidio soprattutto quando ti spiego che sono atti lucidi, deliberati e pianificati. E ti inalberi dicendo che non è possibile, che nessun uomo ucciderebbe i propri figli se non fosse andato via di testa. Ascoltami, mentre pazientemente ti spiego che non occorre essere matti per uccidere, che i femminicidi non sono raptus, non sono temporanee incapacità mentali. Lo so che ti senti chiamato in causa in quanto uomo: se quelli sono uomini normali, allora tu cosa sei? No, impossibile, questi assassini non sono come te, devono avere qualcosa che non va, qualcosa di diverso, essere “matti” o mostri insomma.

Invece no, sono proprio come te. Hanno amici, casa, famiglia, bollette, e magari anche problemi e difficoltà. Magari ci giochi insieme a calcetto, magari sorridi tirato quando danno della tr*a a qualcuna o fanno battute schifose.

Quello che li contraddistingue da te, caro compagno, è che loro amano quel brodo capitalista e patriarcale in cui vivono. Lo amano e lo temono, come temono il giudizio della società e la perdita dell’onore. Tu invece hai analizzato in modo dialettico questa società e hai capito il patriarcato e il capitalismo per quello che sono. O dovresti averlo fatto. Quindi per cortesia non parlarmi di raptus o di follia o tragedie, ci pensa già la stampa borghese ad etichettarli così. Sono lucidi atti di guerra di un genere sull’altro, di un oppressore sulla propria vittima. Come atti oppressivi e guerreschi sono i morti sul lavoro che tutti i giorni i padroni “fanno capitare” tra gli operai.

Ma bada bene. Donne uccise e operai uccisi sono vittime di questo sporco sistema patriarcale e capitalistico… ma ciò non significa che i mandanti e gli esecutori di questi assassinii possano trincerarsi dietro questa scusa. Gli oppressori sono l’incarnazione di un sistema, ma le responsabilità personali non si rimuovono.

Quindi non usare l’argomento “Ma non tutti gli uomini…”. Lo sappiamo.

Ognuno sceglie coscientemente da che parte stare. E chi sta dalla parte del capitale e del patriarcato è mio nemico, come deve essere il tuo, anche se appartiene al tuo genere.

Quindi, quando ti parlo di femminicidi, non stare a sottolineare per favore che ci sono anche casi di donne che uccidono gli uomini. E allora? Siamo in proporzione di 100 a 1? Davvero ti fa star meglio ribadire un’ovvietà per distrarre l’attenzione dal tema principale?

Io non condanno la violenza in quanto tale. Condanno la violenza dell’oppressore. Quella dell’oppresso, seppur non condivisibile, va capita e analizzata. E magari l’oppresso va messo in condizione di non ricorrervi.

La violenza non è un linguaggio. Non comunica nulla. Anzi, la violenza è il contrario stesso del linguaggio. Tronca ogni possibilità di risposta o dialettica. Non possiamo spendere il tempo limitato delle nostre discussioni a disquisire su quanto si sentisse disperato l’assassino, a trovare scuse di tipo socioculturale. No. Non si tratta di essere giustizialisti. Si tratta di ridare la voce alle donne uccise (o private dei figli). Perché invece i loro assassini hanno come avvocati difensori gran parte della società e della stampa. Perché i loro assassini hanno chiuso loro la bocca per sempre.

Non ti illudere che, una volta fatta la rivoluzione, questa melma culturale svanisca da sé. È difficile persino immaginarla una società nuova, in cui le donne non servano come vacche da riproduzione, come oggetto sessuale mercificato, come colf e badanti, come animali da fatica.

Oggi guarda in casa tua, nelle tue stanze, vedi se qua e là non è rimasto qualche residuo di patriarcato. Perché può succedere.

Poi, e solo dopo, scendi in piazza insieme a me.

MG

Collettivo Femminista Rivoluzionario

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