Dalle sezioni del PCL

A Vittoria (Ragusa) un padroncino del PD aggredisce dei lavoratori

24 Febbraio 2018

Il PCL esprime massima solidarietà ai lavoratori sfruttati e barbaramente aggrediti da un padroncino terriero, esponente del PD, a Vittoria

dezio


Dopo la barbara aggressione a Vittoria, ad opera del consigliere comunale nonché membro della segreteria cittadina del Partito Democratico Rosario Dezio, esprimiamo la nostra solidarietà attiva e la nostra vicinanza ai lavoratori oggetto del vile pestaggio, nonché a tutti coloro che si trovano in condizioni di sfruttamento.
Il noto rappresentante locale del PD dovrà rispondere delle accuse di violenza, lesioni gravi e sequestro di persona.
Al di là di come evolverà la vicenda giudiziaria, che quasi sicuramente sarà conclusa con una lieve condanna per l’imputato, a noi interessa mettere al centro il dato politico di questa vicenda: a Vittoria molti lavoratori sono tenuti in stato di schiavitù, i padroni (molto spesso anche politici di “sinistra”) sfruttano i lavoratori italiani e stranieri, mentre la classe politica è intenta a discutere d’altro e a permettere a questi padroni di agire indisturbati.

In questo contesto nasce l’aggressione del consigliere PD a tre lavoratori rumeni. Dezio (nipote di Angelo, assessore all'urbanistica nella precedente amministrazione guidata dal PD e una vita passata nella politica vittoriese), nonostante avesse già subito denunce per sfruttamento della manodopera, è subentrato in consiglio comunale a Fabio Nicosia, dimessosi a seguito dell’inchiesta “Exit poll” dopo essere stato sospeso dal prefetto. Si era candidato alle ultime elezioni comunali nella lista “Nuove idee”, contigua al PD (capeggiata proprio da Fabio Nicosia) ed è componente della segreteria cittadina del partito di Renzi, per il quale ha già ricoperto in passato la carica di consigliere comunale. Per evitare che il PD locale fosse sommerso ulteriormente da questa nuova inchiesta, Dezio ha subito provveduto a dimettersi sia da consigliere comunale che dalla segreteria cittadina del partito. La Procura della Repubblica di Ragusa ha convalidato il fermo, ravvisando gravi indizi di reato, ed ha ordinato la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Le indagini sono partite giorno 15 febbraio, quando un cittadino rumeno si è presentato presso il Commissariato di Vittoria per denunciare il suddetto Dezio, per averlo percosso. Ha riferito che due suoi connazionali, poco prima della denuncia, sono stati selvaggiamente picchiati e portati via con la forza, dopo essere stati già in precedenza feriti gravemente dal loro sfruttatore. I poliziotti della Squadra Mobile e del Commissariato si sono mossi così in cerca di riscontri e dei due uomini feriti. All'interno di un casolare fatiscente, ricavato presso l’azienda di Rosario Dezio, è stato trovato nascosto sotto le coperte e dolorante in ogni parte del corpo un giovane rumeno che non proferiva parola, perché traumatizzato. Lo stesso Dezio ha ammesso in maniera baldanzosa di aver picchiato gli uomini, perché sorpresi a rubare una bombola di gas, senza però aggiungere con quali modalità.

Dalle indagini è stato possibile appurare che i due lavoratori, a causa del freddo e della mancanza dei mezzi per riscaldarsi, decisero a tal fine di rubare una bombola di gas durante una notte. Nel bel mezzo del furto in uno dei magazzini presenti in azienda, peraltro a pochi passi dalle loro “abitazioni”, Dezio li colse in flagrante. Uno di questi riuscì a nascondersi, mentre l’altro venne brutalmente picchiato con il calcio di un fucile, pugni e colpi di bastone. Per punirlo, il picchiatore esplose alcuni colpi d’arma da fuoco allo scopo di terrorizzarlo, mentre l’amico rumeno osservava il tutto dal suo nascondiglio. La vittima, mentre Dezio ricaricava il fucile, riuscì a scappare insieme all'altro uomo, dileguandosi per le serre. Dopo aver vagato per diverse ore, i due rumeni si rifugiarono in un casolare abbandonato abitato da un loro connazionale. La mattina seguente una delle vittime chiese ad uno degli altri due di portargli del cibo perché stava morendo di fame. A quel punto irruppero proprio Dezio e un suo collaboratore (anch’esso denunciato) nel casolare, probabilmente dopo aver seguito l'uomo. Non appena all’interno del casolare, Dezio si mise a picchiare con un bastone tutti e tre i rumeni, ferendoli in più parti del corpo. Si accanì in particolare su uno di loro, che ha subito lesioni gravi in tutto il corpo. Ma le violenze non finirono qui. Non contento di quanto fatto, Dezio trascinò di forza in azienda due di loro. Colui che era riuscito a nascondersi venne nuovamente malmenato e poi allontanato, mentre quello colto a rubare la bombola venne rinchiuso all’interno di un garage, legato mani e piedi e appeso ad una trave, per essere picchiato selvaggiamente con un bastone di legno, procurandogli lesioni guaribili in non meno di 45 giorni, stanti le fratture in varie parti del corpo. Il poveretto venne letteralmente sequestrato per almeno due ore, tanto che Dezio dovrà rispondere di sequestro di persona oltre che di lesioni gravi. La vittima riacquistò la libertà solo grazie all'aiuto da parte del congiunto dell'aggressore, pur avendo anch’egli preso parte al pestaggio, in concorso morale.

Stante la gravità delle lesioni, sono stati disposti gli accertamenti sanitari e la Polizia ha ritirato le armi detenute da Dezio, effettuando sopralluoghi presso il garage dell’azienda dove era avvenuto il sequestro di persona e il pestaggio, e presso il casolare abbandonato dove si erano rifugiati i tre rumeni, rinvenendo le corde utilizzate per legare una delle vittime. Il referto ha confermato la gravità delle lesioni, e considerato che l'inquisito per paura delle conseguenze penali potesse allontanarsi dal territorio, gli agenti della Polizia si sono messi sulle sue tracce, individuandolo a bordo di un'auto. Dopo l'identificazione, il pomeriggio del 15 febbraio, Dezio è stato sottoposto a fermo. Per aver contribuito a vario titolo ai reati descritti sono stati denunciati anche due congiunti del fermato ed un altro dipendente della ditta. La Polizia ha ringraziato l'uomo che ha sporto denuncia per il coraggio dimostrato, che ha potuto assicurare alla giustizia un soggetto pericoloso.

Il PD, anziché prendere le distanze, difende il suo adepto locale. Il segretario del PD cittadino, Lorenzo Scuderi, ha scritto che "Rosario Dezio con la sua decisione ha dimostrato rispetto per le istituzioni e per il partito. Fiduciosi che la magistratura scopra al più presto la verità, il PD di Vittoria si dissocia da chi ha già messo in moto la macchina del fango. Il rispetto va dato a tutti, sia alle presunte vittime che al presunto aggressore fino a quando non ci sia la pronuncia di un giudice". Un comunicato vergognoso. Ma non ci si poteva aspettare altrimenti da un partito come quello democratico che è sempre stato dalla parte dei potenti e contro i deboli, e che localmente è stato già al centro di varie inchieste che hanno riguardato persino il precedente sindaco di Vittoria (espressione delle stesso partito) Giuseppe Nicosia e suo fratello Fabio.
L’inchiesta denominata "Exit poll" portò agli arresti domiciliari con l'accusa di voto di scambio politico-mafioso i fratelli Nicosia lo scorso fine settembre. Grazie al contributo notevole fornito dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia alla Procura di Catania, emerse con chiarezza l’intreccio affaristico-politico-mafioso che nella città di Vittoria ha condizionato le scelte elettorali e politiche, in un quadro ben delineato, che evidenziò come i fratelli Nicosia avessero ricevuto il sostegno elettorale della cosca Stidda sia nelle elezioni amministrative del 2006 e 2011, sia in quelle politiche e regionali del 2008 e 2012.

A Vittoria la politica è stata sempre appannaggio della sinistra riformista prima, e borghese poi. Dal dopoguerra, la destra non è mai riuscita a governare né a gestire il potere, fino alla primavera del 2016 (con l'arrivo a palazzo Iacono di Moscato, ex MSI ed AN, favorito dalla malaamministrazione Nicosia). Con lo sviluppo della serricoltura (negli anni '60 e '70 gestita in maniera cooperativistica) si salda il rapporto di potere tra classe politica ed imprenditoriale. Dalla fine degli anni '80 inizia a delinearsi una classe imprenditoriale sempre più parcellizzata. Le grandi cooperative entrano in crisi, parallelamente alle grandi organizzazioni politiche e sindacali. Oggi rimangono solo migliaia di padroni, con grandi o piccoli appezzamenti. Dagli anni '80, inoltre, migliaia di magrebini si sono stabiliti nelle nostre zone, dando manforte e sostituendo in parte i lavoratori locali ormai stanchi del lavoro nei campi, che hanno permesso di accrescere enormemente la produzione di ortaggi. Fino agli inizi degli anni 2000 questi lavoratori erano riusciti a raggiungere un discreto livello di sindacalizzazione, grazie anche alla presenza della CGIL nel territorio. Dopo la caduta del muro di Berlino, i lavoratori magrebini sono stati sostituiti in larga parte dai lavoratori rumeni, non sindacalizzati e disposti ad accettare una paga media giornaliera di 20-25 euro per 10 ore di lavoro, e a vivere in condizioni disumane.

Oggi Vittoria è una città sempre più preda di povertà e disperazione, con una disoccupazione dilagante, un altissimo tasso di lavoro nero, e con molti giovani costretti a fuggire in cerca di miglior sorte, sia per motivi di studio che di lavoro. Una città dove mancano persino i trasporti pubblici locali, e con strutture ed infrastrutture obsolete e fatiscenti, ove presenti. La situazione è rapidamente precipitata proprio dal 2006 (anno in cui si è insediata la giunta Nicosia) e di riflesso allo scoppio della grande crisi capitalista nel 2008, e non sembra poter migliorare minimamente. Troppi i casi di malaffare, troppi i fondi del bilancio comunale sprecati a favorire gli amici anziché essere usati per risolvere le gravi emergenze sociali. L'annoso fenomeno del lavoro nero, che coinvolge non solo le campagne ma quasi tutte le attività commerciali ed imprenditoriali (dove le vittime sono soprattutto lavoratori extracomunitari e rumeni) ha subìto anch'esso un'impennata, senza che nessuno nelle istituzioni facesse niente.

La vicenda dei lavoratori rumeni barbaramente picchiati scoperchia un sistema largamente diffuso nel vittoriese. È inutile illudersi ancora di poter essere tutelati da chi si pone al servizio degli sfruttatori e del crimine economico, o lascia correre, nel migliore dei casi. Serve invece un fronte unitario che aggreghi le forze sociali della città, dai lavoratori locali e stranieri alle realtà di lotta, agli studenti, ai veri attivisti contro la criminalità organizzata, che controlli in prima persona e dia impulso alle dinamiche sociali e politiche, le ponga di volta in volta all'attenzione di una città troppo spesso menefreghista, e lotti contro le distorsioni e le ingiustizie del capitalismo. Il protagonismo popolare è l'arma fondamentale per combattere mafia, malaffare e capitalismo.

Partito Comunista dei Lavoratori - sezione di Ragusa

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