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Il movimento LGBTI e l'esempio di cento anni fa

L'attualità della Rivoluzione russa

27 Novembre 2017
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Nella Russia zarista la "sodomia" era formalmente illegale dal 1835: gli individui che non si adeguavano alle "norme" predominanti sul genere e la sessualità venivano imprigionati per il solo fatto di esistere. Ma la situazione cambiò da un giorno all'altro quando i bolscevichi e la classe operaia conquistarono il potere. La discriminazione fu abolita completamente dalla legge, a partire da un decreto del Consiglio dei Commissari del popolo del 5 dicembre [22 novembre] 1917: "con la rivoluzione bolscevica del 1917, Lenin esentò dall'applicazione del codice penale imperiale e ordinò ai giudici di agire sulla base della propria 'coscienza rivoluzionaria'. Non ci fu una nuova codificazione del crimine fino al 1922" (1). In quell'anno fu varato un nuovo codice penale nel quale venne implicitamente eliminata la criminalizzazione dell'omosessualità e si abolirono tutte le misure legislative contro di essa. Fu così che con un governo della classe lavoratrice, generato dalla Rivoluzione russa, si prospettò un futuro di libertà per le identità sessuali che fino a quel momento erano state oppresse ed emarginate.

Dalla Rivoluzione di ottobre, diretta da Lenin e Trotsky, fino al 1926, si promulgarono leggi a favore della diversità sessuale e sull'identità di genere che anticiparono e superarono perfino quelle oggi in vigore in alcuni paesi, in termini di diritti umani e democratici: si legalizzò il matrimonio fra persone dello stesso sesso, le persone transessuali poterono accedere a tutti i lavori (incluso le forze armate), venne promosso dallo Stato lo studio sui temi dell'intersessualità, si permisero su richiesta del paziente interventi chirurgici relativi al cambio di sesso (limitatamente alle possibilità permesse dalla scienza e dalla medicina dell'epoca) e fu consentito il cambio di genere nei documenti ufficiali senza necessità di sottostare ad interventi chirurgici né a consulti psichiatrici. Un segno dei tempi nuovi fu che il nuovo Commissario agli affari esteri, successore di Trotsky quando quest'ultimo dovette farsi carico di dirigere l'Armata rossa, fu Cicerin, omosessuale dichiarato, che fu rappresentante dello Stato sovietico sulla scena mondiale dal 1918 al 1930.

Era chiaro a tutti che i bolscevichi avevano una posizione di ferma opposizione al pregiudizio e alla discriminazione. La nuova legislazione sovietica, approvata dalle autorità dell'Istituto di Igiene Sociale di Mosca nel 1923, dichiarava che lo Stato e la società non sarebbero intervenuti in alcun modo in nessun aspetto concernente le relazioni sessuali degli individui, purché non danneggiassero nessuno né violassero gli interessi di tutti. L'omosessualità e tutte le altre forme di identità sessuali, definite dalle legislazioni europee come offese contro la morale pubblica - in Gran Bretagna l'omosessualità fu illegale fino al 1967; e solo nel 1993 venne eliminata dalla lista delle infermità mentali - vennero invece trattate nella legislazione sovietica rivoluzionaria come relazioni sessuali 'naturali'.


IL TERMIDORO DELLA RIVOLUZIONE

La dittatura della burocrazia, diretta da Stalin, dopo la sconfitta della Opposizione di sinistra - capeggiata da Trotsky - liquidò tutte le conquiste sociali e politiche che la rivoluzione aveva ottenuto in questo campo. Questa controrivoluzione resuscitò vecchi "valori morali" borghesi, adornandoli con terminologia "marxista-leninista" ('corrotti', 'borghesi', 'fascisti'), finché nel 1933 la diversità sessuale e di genere finì per essere proibita e punita quando al Codice Penale venne aggiunto l'articolo 121, che condannava le relazioni omosessuali con il carcere fino a otto anni: enormi purghe, lavoro forzato e sanguinosi genocidi nei Gulag (campi di lavoro correttivi) furono i risultati.

Con lo stalinismo, lo Stato reintrodusse e appoggiò l'omofobia, la lesbofobia e la transfobia. L'omosessualità fu patologizzata e anche i diritti conquistati dalle donne (come il divorzio e l'aborto legale) furono criminalizzati con l'obiettivo di rafforzare il nucleo familiare come base di un ordine sociale conservatore. Gli stalinisti russi riuscirono a trasmettere la loro omofobia ai partiti comunisti di tutto il mondo, che su questi temi soffrirono una tremenda regressione reazionaria.


LA PROSPETTIVA MARXISTA

Mettere fine a tutte le oppressioni e creare un mondo in cui l'umanità possa essere libera dalle restrizioni della società di classe: fu così che i bolscevichi affrontarono cento anni fa le tematiche LGBTI del presente. La lotta della società sfruttata e oppressa è una lotta comune per porre fine alla divisione, al disciplinamento e alla omo-lesbo-transfobia che i pregiudizi del capitalismo impongono. Qualsiasi forma di oppressione che il sistema sociale capitalista esercita sulle persone è ciò che un partito marxista rivoluzionario deve sovvertire.

È una falsità accusare i marxisti di occuparsi "unicamente" delle condizioni economiche della società, di concentrarsi esclusivamente sulle questioni di classe, senza tener conto dell'etnia, dell'insieme della popolazione, del genere e della sessualità. Nulla di più distante dalla realtà. Ciò che tentiamo di spiegare è che queste categorie non esistono in maniera isolata, che le distinte forme di oppressione non si incrociano semplicemente in termini di individui, ma che esprimono relazioni causali a livello sociale, e che lo sfruttamento e la oppressione di classe è la base di queste relazioni.

Questo non significa che non dobbiamo lottare contro le diverse manifestazioni dell'oppressione, della discriminazione e del pregiudizio, ma che la lotta contro di esse emerge necessariamente dalla lotta contro lo sfruttamento di classe. Ciò non significa nemmeno dire che il sessismo, il razzismo e la omo-lesbo-transfobia spariranno in modo automatico da un giorno all'altro perché è stato raggiunto il socialismo. Queste forme di pregiudizio e discriminazione scompariranno in maniera progressiva man mano che il socialismo avrà eliminato la base materiale e le divisioni di classe sopra le quali esse sono fondate.

A questo scopo, la lotta del movimento LGBTI conto l'oppressione deve essere indipendente dallo Stato capitalista - che cerca di irregimentarla, fingendo di adottare le sue bandiere - e deve essere legata alla lotta per un governo della classe lavoratrice; una lotta che capovolga l'ordine dello sfruttamento da parte del potere stabilito dalla borghesia.



(1) Healey, Daniel: “Homosexual Desire in Revolutionary Russia. The Regulation of Sexual and Gender Dissent”. University of Chicago Press, 2001.

Germán Cabanillas (Gruppo LGBTI Santa Fe, Argentina)

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