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Soldi ai capitalisti, pagati dai lavoratori

Respingiamo la Legge di stabilità! Occorre un vero sciopero generale!

13 Novembre 2017

Testo del volantino nazionale a cura del Partito Comunista dei Lavoratori

sssfasca


La “nuova” legge di stabilità varata dal governo Gentiloni-Renzi conferma la linea di anni e decenni: regali fiscali ai padroni pagati dai lavoratori.

Un governo che ha già stanziato 20 miliardi a favore delle banche destina altri miliardi a favore dei capitalisti sotto forma di decontribuzioni, superammortamenti, iperammortamenti...
“Sono incentivi ad assunzioni e investimenti”, dichiarano. Falso. I fatti dimostrano che la pioggia di miliardi già regalati ai padroni col Jobs Act non ha moltiplicato i posti di lavoro, ma il precariato e la ricattabilità dei nuovi assunti. L'unico risultato delle regalie ai capitalisti è stato il gonfiamento dei loro profitti. La nuova finanziaria Gentiloni prevede non a caso che dal 2019 scatti una imposta sul reddito d'impresa, calcolata separatamente, equiparata all'IRES (24%) e dunque ulteriormente ribassata. Nuovi miliardi ai padroni. Mentre ogni anno si continua a pagare 70 miliardi di soli interessi sul debito pubblico alle banche rapinatrici che lo comprano.

Chi paga il conto di tutto questo bengodi? I lavoratori, i precari, i disoccupati. Innanzitutto con l'aumento progressivo e scandaloso dell'età pensionabile. Poi con la polverizzazione dei contratti dei lavoratori pubblici. Poi col taglio dei trasferimenti pubblici ai comuni. Poi col definanziamento progressivo della sanità pubblica, che vede calare di un miliardo l'anno il fondo sanitario nazionale rispetto al suo fabbisogno, mentre undici milioni di persone non sono più in grado di curarsi. Per di più i capitalisti fanno del taglio al welfare pubblico un'ulteriore occasione di lucro grazie al business del nuovo “welfare aziendale”: meno salario in busta paga, meno tasse. Una partita di giro senza fine in cui vince solo il profitto a spese del lavoro.

Perché accade tutto questo? “Perché i lavoratori sono deboli”, dice l'opinione borghese progressista. Falso. I lavoratori salariati in Italia sono 17 milioni. Questa sarebbe “debolezza”? La verità è che la forza enorme di 17 milioni di proletari viene congelata, frammentata, dispersa da una burocrazia sindacale che non fa nulla, e che spesso negozia coi loro padroni il peggioramento della condizione dei lavoratori, moltiplicando di fatto rassegnazione e sfiducia, terreno di pascolo ideale per le campagne xenofobe di Lega e M5S, leva ulteriore di divisione tra gli sfruttati.

Questo scandalo deve finire. È necessario unire i lavoratori del settore pubblico e privato in un vero sciopero generale che getti sul piatto della bilancia la forza del lavoro. A partire dall'obiettivo unificante della cancellazione della legge Fornero, dell'abbassamento dell'età pensionabile, della riduzione generale dell'orario di lavoro a parità di paga. Il lavoro che c'è sia ripartito tra tutti in modo che nessuno sia privato del lavoro. Si esproprino le aziende che licenziano, ponendole sotto il controllo dei lavoratori. Si definisca un grande piano di nuovo lavoro, a partire dal riassetto del territorio, finanziandolo con l'abolizione del debito pubblico verso le banche e la nazionalizzazione delle banche. Paghi chi non ha mai pagato!

Il tempo della ritirata deve finire. Solo una lotta radicale e di massa può strappare risultati e aprire la via di un'alternativa politica vera. Quella di un governo dei lavoratori e delle lavoratrici, basato sulla loro forza e la loro organizzazione. Un governo che liberi la società dalla prigione del capitalismo, un sistema sociale fallito.

Partito Comunista dei Lavoratori

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